Testo MOZIONE
Atto a cui si riferisce:
S.1/00086 premesso che:
la crisi finanziaria italiana negli ultimi 3 anni si è acuita a tal punto che occorre dare una risposta innovativa e concreta alla questione della povertà, affrontando...
Atto Senato
Mozione 1-00086 presentata da GIUSEPPE ESPOSITO
martedì 25 giugno 2013, seduta n.049
ESPOSITO Giuseppe, D'ALI', SACCONI, ALBERTI CASELLATI, BONFRISCO, CHIAVAROLI, MANDELLI, RAZZI, SERAFINI, CARDIELLO, RIZZOTTI, DE SIANO, FASANO, VICECONTE, SIBILIA, PERRONE, PICCOLI, LANGELLA, ZIZZA, DALLA TOR, MALAN, PAGANO, MANCUSO - Il Senato,
premesso che:
la crisi finanziaria italiana negli ultimi 3 anni si è acuita a tal punto che occorre dare una risposta innovativa e concreta alla questione della povertà, affrontando tutte le componenti ad essa legate, in maniera complessiva e non parziale; non solo, quindi, per fornire una risposta in termini finanziari, ma anche di carattere culturale, sociale e politico;
la crisi delle famiglie italiane è cresciuta determinando il crollo dei consumi da un lato e l'aumento della disoccupazione dall'altro;
un'analisi della povertà, e soprattutto delle nuove povertà, implica oggi la necessità di considerare con rinnovata attenzione l'emersione sia di nuovi fattori di rischio sociale sia di una nuova vulnerabilità sociale;
la persona, se lasciata sola soprattutto in contesti urbani o caratterizzati da relazioni deboli, non autosufficienza, cattiva alimentazione, limitate offerte educative, risulta più fragile;
la nuova povertà non è più caratterizzata solo da un deficit di risorse, come accadeva in passato, ma da una più costante ed estesa esposizione a processi di disarticolazione sociale, capaci di destrutturare e rendere fragile l'organizzazione della vita quotidiana delle persone;
i corpi intermedi non profittevoli svolgono il ruolo sociale a sostegno della persona, che è impossibile allo Stato, dando un valore aggiunto relazionale nei servizi sociali che erogano;
dai dati Istat del maggio 2013, riferiti al 2011 e al 2012, dalla Relazione annuale al Parlamento dell'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza del giugno 2013 e dai dati dell'Unione europea dello stesso mese emerge che la deprivazione materiale interessa non solo i cittadini con i redditi più bassi ma anche coloro che dispongono di redditi mediamente più elevati. Cresce in modo consistente il numero di persone che dichiarano di non potersi permettere un pasto adeguato almeno ogni 2 giorni (16,6 per cento), quota triplicata in 2 anni; questo dato è confermato dalla riduzione in termini di quantità e/o qualità del consumo di carne o pesce da parte delle famiglie (rispettivamente dal 48,3 per cento del 2011 al 57 per cento del 2012 per la carne e dal 50,1 al 58,2 per cento per il pesce). Le persone, inoltre, che affermano di non poter riscaldare adeguatamente l'abitazione (21,1 per cento) sono raddoppiate in 2 anni e coloro che dichiarano di non potersi permettere una settimana di ferie in 1 anno rappresentano ormai la metà del totale (50,4 per cento rispetto al 46,7 per cento del 2011). Le persone che vivono in famiglie che non possono sostenere spese impreviste di un importo relativamente contenuto raggiungono il 41,7 per cento (erano il 38,6 per cento nell'anno precedente);
nel 2012, in Italia, 1.822 minorenni, pari al 17,6 per cento di tutti i bambini e gli adolescenti, hanno vissuto in condizione di povertà relativa, mentre il 7 per cento, pari a 723.000 minori, ha vissuto in condizioni di povertà assoluta. La quota è stata del 10,9 per cento nel Mezzogiorno, rispetto al 4,7 per cento nel Centro e nel Nord del Paese;
in base ai dati Eurostat, circa 120 milioni di europei sono a rischio di povertà o di esclusione sociale, dei quali 25 milioni sono bambini; 50 milioni di persone vivono in nuclei familiari nei quali nessun componente svolge un'attività lavorativa; 40 milioni di persone patiscono gravi forme di deprivazione materiale; sono oltre 4 milioni i senzatetto. Sempre secondo gli stessi dati, gli italiani a rischio povertà nel 2011 erano 17.112.000, il 17 per cento dei quali over 65. Il 12 giugno 2013 il Parlamento europeo ha votato una risoluzione nella quale si chiede il finanziamento del Fondo di aiuti europei agli indigenti, ovvero 3,5 miliardi di euro per il periodo 2014-2020;
le politiche di lotta alla povertà più efficienti si registrano in quelle regioni e in quei comuni laddove l'organizzazione del welfare è articolato con una forte integrazione socio-sanitaria-assistenziale;
i dati forniti da Confcommercio confermano che il continuo calo del reddito e dell'occupazione sta portando nel 2013 ad una contrazione della domanda ancora più negativa rispetto al 2012, mentre la contrazione dei consumi nel biennio 2012- 2013 risulta pari al 7,3 per cento, percentuale che equivale ad una diminuzione della spesa delle famiglie di circa 52 miliardi di euro. Senza considerare, inoltre, il forte indebitamento delle famiglie per sostenere consumi che altrimenti non si sarebbero potute permettere;
nel primo trimestre del 2013, il tasso di disoccupazione ufficiale ha raggiunto il 12,8 per cento e la disoccupazione giovanile ha toccato la soglia del 53 per cento in qualche regione del Sud, dato definito dalll'Istat come il massimo storico da 36 anni. L'Eurostat, inoltre, ha confermato con il proprio rapporto 2013 che l'Italia è al quarto posto tra i Paesi europei, dopo la Spagna, la Grecia e il Portogallo per numero di disoccupati "giovani";
la contrazione dei lavoratori "adulti", secondo fonti sindacali, nel 2012 è stata di oltre un milione di unità e contemporaneamente si è contratto anche il numero dei nuovi assunti, creando un divario negativo complessivo dell'occupazione mai visto in Italia negli ultimi 30 anni;
la Caritas, nel suo rapporto annuale, ha evidenziato che sempre di più i nuovi poveri sono categorie considerate fino a qualche anno fa come classe media che riusciva ad arrivare a "fine mese" dignitosamente. Oggi ricorrono sempre più alle mense dei poveri per sopravvivere;
si è giunti ad un aumento di tariffe e di servizi a pagamento insostenibile da parte di molte famiglie e le casse degli enti locali-territoriali sono spesso in difficoltà;
considerato che è necessario, urgente ed improcrastinabile un intervento complessivo per riorganizzare il programma del welfare teso a migliorare la vita dei cittadini italiani in situazione di difficoltà e di povertà come quella attuale,
impegna il Governo:
1) a riferire, annualmente, al Parlamento sulle misure e sulle iniziative che intende attuare contro la povertà, sia come sostegno al reddito sia come servizi alla famiglia, valorizzando sussidiariamente gli enti locali e le organizzazioni non profittevoli;
2) ad invertire la tendenza dei tagli lineari nell'assistenza e nei servizi di base ai cittadini, aggredendo la spesa pubblica improduttiva e legando la spesa alla responsabilizzazione dei centri erogatori;
3) a promuovere l'integrazione tra le politiche socio-assistenziali e sanitarie, trasformando il Fondo sanitario nazionale in Fondo socio-sanitario-assistenziale nazionale;
4) a rilanciare il "Piano nazionale contro la povertà e l'esclusione sociale - Aiuta l'Italia che aiuta" promosso dal Governo Berlusconi IV, e gli strumenti da esso contemplati, innanzitutto la social card , in chiave sussidiaria delegando le associazioni non profit alla sua gestione.
(1-00086)