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Atto a cui si riferisce:
C.1/00109 premesso che: dal 1o luglio 2013 prossimo la Croazia diventerà il ventottesimo Paese dell'Unione europea proprio mentre la stessa Unione che la accoglie attraversa uno dei...



Atto Camera

Mozione 1-00109presentato daGIORGETTI Giancarlotesto diMercoledì 19 giugno 2013, seduta n. 36

La Camera,
premesso che:
dal 1o luglio 2013 prossimo la Croazia diventerà il ventottesimo Paese dell'Unione europea proprio mentre la stessa Unione che la accoglie attraversa uno dei momenti di crisi più profonda dalla sua nascita, emersa in conseguenza della crisi, economica mondiale ma originata da una crisi in realtà ben più profonda, identitaria, istituzionale, e di legittimazione democratica;
i precedenti allargamenti, in particolare quello del 2007 che ha riguardato Romania e Bulgaria, hanno evidenziato l'esistenza di numerosi profili problematici ai quali i negoziati di adesione non hanno saputo dare adeguata risposta, tanto che per questi alcuni di questi paesi permangono a distanza di molti anni problemi di corruzione, criminalità, e di gestione difficile di un flusso di cittadini di quei paesi che si dirigono verso gli altri territori europei pur non avendo possibilità di soggiornarvi in condizioni di vita e di lavoro dignitosi;
il negoziato con la Croazia, seppur positivo sotto molti profili, non ha superato le problematicità emerse in passato, ed ha portato ad una adesione all'unione europea che coincide con un momento di grave tensione per l'intero mercato del lavoro dell'Unione, ma soprattutto per alcuni Paesi, tra cui il nostro, vicino diretto del Paese balcanico;
in occasione degli ultimi due allargamenti a nuovi Stati membri erano state previste alcune disposizioni transitorie, peraltro non congruenti per le adesioni del 2004 e quelle del 2007; in particolare era stata prevista la possibilità di applicare bilateralmente, in base alla scelta di ciascuno Stato già membro, una moratoria pluriennale, anche rinnovabile fino ad un massimo di 7 anni, alla libera circolazione di lavoratori provenienti dai Paesi di nuova adesione, al fine di monitorare gli effetti sul mercato del lavoro nazionale e moderare l'impatto sul comparto occupazionale di ciascun territorio. A suo tempo le misure furono applicate da molti Paesi europei, compresa l'Italia, seppure la situazione economica generale fosse meno deteriorata che ad oggi;
simili misure potrebbero essere applicate anche nel caso della Croazia, per periodi di tempo limitati a partire dal momento dell'adesione, per dare la possibilità di valutare le conseguenze dell'ingresso di un numero potenzialmente illimitato di lavoratori croati nel mercato del lavoro del nostro Paese, anche limitatamente a particolari settori produttivi particolarmente a rischio in conseguenza dell'attuale congiuntura;
altri Paesi europei, anche di recente adesione, stanno adottando misure simili, come la stessa Slovenia, diretta confinante della Croazia;
la grave situazione di crisi economica e finanziaria mondiale, che ha investito ormai da almeno 6 anni molti Paesi europei, ed in modo particolare il nostro, ha causato la perdita di migliaia di posti di lavoro con un aumento vertiginoso della disoccupazione, soprattutto tra le fasce giovanili, la chiusura di numerose aziende e, conseguentemente, una situazione di estrema difficoltà anche dal punto di vista sociale, con riflessi pesantissimi anche in materia di fondi per la cassa integrazione, per forme di sostegno al reddito dei disoccupati, per varie forme di sostegno sociale messi in atto anche dagli enti locali e territoriali;
un grido d'allarme in questo senso è stato lanciato di recente anche da amministratori locali e territoriali, rappresentanti delle aree e dei lavoratori nazionali geograficamente più esposti al flusso di possibili lavoratori croati, che hanno chiesto forme di limitazione dell'accesso dei lavoratori croati, al fine di evitare il rischio di una «guerra tra disoccupati», una triste concorrenza ai lavoratori locali che già attraversano in un momento di forte crisi occupazionale,

impegna il Governo:

ad adottare ogni misura utile per impedire ulteriori fattori di aggravamento della già difficile situazione occupazionale del nostro Paese, riconoscendo che la gravità della situazione economica attuale è del tutto eccezionale e richiede l'adozione di decisioni immediate straordinarie ed incisive;
ad assumere iniziative per adottare una moratoria di almeno due anni, compatibile con il diritto comunitario, sulla libera circolazione dei lavoratori croati a partire dall'adesione della Croazia all'Unione europea, al fine di monitorare l'impatto di tali lavoratori sul mercato del lavoro nazionale ed evitare ogni possibile ricaduta negativa o ai danni dei nostri lavoratori;
a sostenere le richieste e le iniziative degli amministratori, dei territori e delle aziende dei territori maggiormente esposti alla circolazione di lavoratori provenienti dal nuovo Paese aderente dal 1o luglio 2013, in considerazione della loro particolare vulnerabilità da parte di un evento che non avrà un effetto uniforme sull'intero territorio nazionale.
(1-00109) «Giancarlo Giorgetti, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Matteo Bragantini, Buonanno, Busin, Caon, Caparini, Fedriga, Grimoldi, Guidesi, Invernizzi, Marcolin, Molteni, Gianluca Pini, Prataviera, Rondini».