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Atto a cui si riferisce:
S.1/00324 premesso che: il 9 ottobre 2014, la città di Genova è stata colpita da un evento alluvionale devastante che ha causato una vittima, oltre che un disastro ambientale di dimensioni...



Atto Senato

Mozione 1-00324 presentata da PAOLO ARRIGONI
martedì 21 ottobre 2014, seduta n.334

ARRIGONI, CENTINAIO, BELLOT, BISINELLA, CALDEROLI, CANDIANI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, DIVINA, MUNERATO, STEFANI, STUCCHI, TOSATO, VOLPI - Il Senato,

premesso che:

il 9 ottobre 2014, la città di Genova è stata colpita da un evento alluvionale devastante che ha causato una vittima, oltre che un disastro ambientale di dimensioni apocalittiche: 3 torrenti, il Bisagno, il rio Fereggiano e lo Sturla sono esondati, causando danni ingentissimi a cose, persone, abitazioni ed infrastrutture;

un evento del medesimo tenore era accaduto appena 3 anni fa, nel novembre 2011, quando la furia delle acque degli stessi 3 torrenti, anche allora esondati, provocò morte e devastazione e 6 persone persero la vita, tra cui alcuni bambini;

la estrema pericolosità dell'assetto idrogeologico della città di Genova è nota da tempo: basti ricordare che altri eventi alluvionali pesantissimi si verificarono nel 1970 (44 morti), nel 1992 (7 morti) e nel 1993 (4 morti);

gli ultimi interventi idraulici realizzati sul Bisagno risalgono agli anni '30, ma oggi la parte terminale, canalizzata e coperta a quel tempo, risulta altamente insufficiente ad accogliere la copiosa e possente massa d'acqua che si riversa in essa, proveniente dal complesso sistema di torrenti, tutte le volte che si verificano eventi meteorologici di notevole entità;

la città è cresciuta su corsi d'acqua intubati, è stata preda di una cementificazione esponenziale e irresponsabile, ciò ha reso l'esposizione al rischio particolarmente elevata, e a questo punto è improcrastinabile una concreta inversione di tendenza nella pianificazione urbanistica e nell'uso del suolo, ma le stesse patologie sono ascrivibili a tutto il Paese e le soluzioni devono essere trovate per tutto il territorio nazionale, cominciando dalle aree a più alto rischio;

altri eventi alluvionali pesantissimi hanno devastato le zone intorno a Parma, ma anche parte della Maremma (dove hanno perso la vita 2 sorelle intrappolate nel fango con la loro auto) e ancora la zona di Muggia, vicino Trieste, dove un'anziana donna è deceduta nel sonno sepolta dalle macerie causate dal crollo del muro della sua camera da letto. Ad Alessandria si sono avuti danni alle strade provinciali e agli acquedotti, a cui si devono aggiungere milioni di danni in agricoltura, stimati dalla Coldiretti in più di 150 ettari di vigneti per la coltivazione del Gavi;

il territorio lombardo dal mese di giugno 2014 è sottoposto continuamente ad eventi meteorologici avversi, temporali e bombe d'acqua di estrema violenza che provocano lo straripamento di fiumi e torrenti, registrando danni ingenti sul territorio e mettendo in ginocchio l'economia di una delle zone più produttive del Paese; la Regione Lombardia ha stimato danni per 80 milioni di euro e ha chiesto lo stato di emergenza;

secondo il rapporto mondiale dei rischi (WorldRiskReport 2012), prodotto da Alliance for development works, un gruppo di agenzie tedesche attive nel sostegno dopo grandi disastri ed emergenze, il nostro Paese occupa il posto n. 116 su 173 nella classifica degli Stati più vulnerabili alle catastrofi. Però le cose stanno peggiorando. I mutamenti climatici ci espongono a fenomeni imprevedibili. La mappa mondiale dei rischi naturali, pubblicata ogni anno da Münich Re (una delle maggiori compagnie di riassicurazione del mondo), segnala come in Italia i pericoli maggiori siano connessi all'aumento dei cicloni nel Mediterraneo e delle piogge sulle Alpi, che accrescono il rischio idrogeologico. Nella penisola italiana, secondo i dati del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il 48 per cento dei comuni è a rischio alluvione;

considerato che l'amministrazione di Genova è stata oggetto di numerose critiche, in quanto non avrebbe provveduto a realizzare opere per evitare catastrofi del genere. Infatti, dall'ultimo evento catastrofico del 2011, i 35 milioni di euro stanziati per la riduzione del rischio idrogeologico sono bloccati. Ora è iniziata la corsa all'individuazione delle responsabilità: il Tar attribuisce la colpa alle regole previste da chi formula i bandi e, dal momento in cui i provvedimenti non erano stati sospesi né dal Tar né dal Consiglio di Stato, gli amministratori, se avessero voluto, avrebbero potuto iniziare i lavori. Gli amministratori, da parte loro, denunciano che i lavori sono stati bloccati da una serie di ricorsi alla giustizia amministrativa, avviati da imprese restate fuori dalle aggiudicazione degli appalti nei confronti delle vincitrici, denunciando la lentezza della macchina della giustizia amministrativa, che in questi 3 anni non ha risolto i contenziosi;

atteso che:

il Parlamento e nello specifico il Senato, nel settembre 2013, aveva sottolineato l'importanza della tematica della difesa del suolo e della messa in sicurezza del territorio;

attraverso l'approvazione di una mozione condivisa anche dalle opposizioni, con cui si impegnava il Governo a considerare la manutenzione del territorio e la difesa idrogeologica una priorità per il Paese e, perciò, a finanziare un piano organico di interventi per la sicurezza e la manutenzione del territorio,

impegna il Governo:

1) ad assumere iniziative affinché l'utilizzo delle risorse per interventi di prevenzione e manutenzione del territorio venga escluso dal saldo finanziario rilevante ai fini della verifica del rispetto del patto di stabilità interno;

2) a dare esecuzione immediata al piano straordinario per la difesa del suolo che prevedeva sino a 2,5 miliardi di euro fra fondi statali e cofinanziamenti regionali e a studiare ipotesi di incremento di tali risorse attraverso i fondi europei;

3) a rendere più rapidi i tempi di trasferimento delle risorse già stanziate a favore dei territori colpiti da calamità naturali, allo scopo di garantire risorse certe per gli interventi di risarcimento dei danni ai privati e agli enti territoriali;

4) a prevedere nella legge di stabilità per il 2015 risorse aggiuntive da destinare ad interventi di prevenzione del rischio idrogeologico, manutenzione ordinaria del territorio e pulizia dei fiumi e dei torrenti, sulla base dei piani di gestione di distretto idrografico e delle decisioni della Conferenza unificata Stato-Regioni-enti locali, individuando un meccanismo finanziario pluriennale in grado di garantirne la continuità ogni anno;

5) ad istituire, in tempi rapidi, un fondo per il finanziamento degli interventi per la riduzione del rischio idrogeologico da attuare di concerto con gli enti territoriali preposti, con priorità per gli interventi nei territori esposti al dissesto idrogeologico, specie per quelli a più alto rischio, e diretto a consentire la delocalizzazione degli edifici situati in aree a rischio;

6) ad adottare specifiche iniziative, anche di natura normativa, volte a garantire l'attuazione da parte degli enti locali degli interventi di messa in sicurezza del proprio territorio per le aree a rischio prioritario e di interventi di rimboscamento, di pulizia delle aree boschive e di riutilizzo dei terreni agricoli abbandonati, anche attraverso progetti sperimentali che prevedano l'impiego dei giovani per la manutenzione e la tutela del territorio. A tal proposito un plauso va alla meritoria e indispensabile attività che proprio i giovani hanno svolto e continuano a svolgere per riportare alla normalità la città di Genova e per offrire conforto e aiuto ai suoi cittadini;

7) ad adottare iniziative per incentivare finanziariamente progetti di manutenzione degli alvei fluviali da parte degli enti locali e delle Regioni, diretti a migliorare lo stato dei corsi d'acqua per prevenire il rischio alluvioni, promuovendo contemporaneamente l'utilizzo delle risorse legnose per scopi energetici.

(1-00324)