• Testo INTERPELLANZA

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Atto a cui si riferisce:
S.2/00020 DIRINDIN, MARTINI, LEPRI, MATURANI, DE BIASI, BIANCO, GRANAIOLA, MATTESINI, PADUA, SILVESTRO, ALBANO, AMATI, ANGIONI, BERTUZZI, BORIOLI, CARDINALI, CASSON, CHITI, CIRINNA', CORSINI, CUCCA,...



Atto Senato

Interpellanza 2-00020 presentata da NERINA DIRINDIN
giovedì 23 maggio 2013, seduta n.028

DIRINDIN, MARTINI, LEPRI, MATURANI, DE BIASI, BIANCO, GRANAIOLA, MATTESINI, PADUA, SILVESTRO, ALBANO, AMATI, ANGIONI, BERTUZZI, BORIOLI, CARDINALI, CASSON, CHITI, CIRINNA', CORSINI, CUCCA, D'ADDA, DI GIORGI, ESPOSITO Stefano, FABBRI, FATTORINI, FAVERO, FEDELI, FILIPPI, FILIPPIN, FORNARO, GATTI, GHEDINI Rita, GOTOR, GUERRIERI PALEOTTI, LAI, LO GIUDICE, LO MORO, MANASSERO, MARINO Mauro Maria, MINEO, MORGONI, MUCCHETTI, ORRU', PAGLIARI, PARENTE, PEGORER, PEZZOPANE, PUGLISI, PUPPATO, ROSSI Gianluca, RUSSO, SANGALLI, SANTINI, SCALIA, SOLLO, SPILABOTTE, SPOSETTI, TOMASELLI, TONINI, VERDUCCI, ZANONI - Al Ministro della salute - Premesso che:

l'aumento della compartecipazione al costo delle prestazioni sanitarie (il ticket di 10 euro sulle ricette per l'assistenza specialistica ambulatoriale e i ticket introdotti nelle regioni sottoposte a piano di rientro) stanno peggiorando significativamente le condizioni di accesso economico alle cure, soprattutto fra le fasce più deboli della popolazione, più pesantemente colpite dalla crisi e dalle incertezze ad essa collegate (disoccupazione, insicurezza e flessibilità del lavoro, fallimenti di imprese, nuova povertà, disagio mentale, stress sociale), in una situazione già fortemente compromessa dalle continue restrizioni imposte negli ultimi anni alla spesa sanitaria e sociale e dal contenimento dell'offerta di servizi;

le continue modifiche al sistema di compartecipazione al costo delle prestazioni sanitarie e al regime delle esenzioni rischiano non solo di ridurre i livelli di tutela finora assicurati, ma anche di non produrre il gettito per il quale le manovre economiche sono state previste;

la crescente complessità del sistema, basato su una pluralità di criteri non sempre coerenti, produce inevitabilmente disparità di trattamento, soprattutto fra le diverse regioni italiane, tanto più odiose quanto più a carico dei meno abbienti; si segnala, a titolo di esempio, il diverso trattamento riservato ai disoccupati (ai quali è riconosciuta l'esenzione dai ticket se appartenenti a nucleo familiare con un reddito complessivo lordo inferiore a 8.263,31 euro, incrementato fino a 11.362,05 euro in presenza del coniuge e in ragione di ulteriori 516,46 euro per ogni figlio a carico) rispetto alla crescente platea di inoccupati (ai quali solo alcune normative regionali riconoscono l'esenzione);

l'articolo 17, comma 1, lettera d), del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 211, prevede, a decorrere dall'anno 2014, l'aumento della compartecipazione alla spesa sanitaria per un importo pari a 2.000 milioni di euro; la Corte costituzionale, con sentenza n. 187 del 16 luglio 2012, ha dichiarato illegittimo l'esercizio da parte dello Stato della potestà regolamentare in materie in cui esso non possiede competenza esclusiva, rendendo così non applicabile l'aumento dei ticket; il Documento di economia e finanza 2013, sezione II, nel prendere atto dell'illegittimità della disposizione, non indica tuttavia chiaramente quale diversa modalità di finanziamento possa essere adottata, in particolare non risultando la variazione del finanziamento cui concorre il bilancio dello Stato;

la previsione di un rilevante aumento, stimabile nell'ordine del 50 per cento nell'arco di pochi anni, degli oneri a carico degli assistiti al momento del consumo delle prestazioni sanitarie solleva rilevanti preoccupazioni; le note debolezze del sistema, in termini di efficienza e di equità, rischiano infatti di diventare difficilmente tollerabili in un contesto in cui i cittadini, sempre più poveri, pagano ticket sempre più elevati. L'impatto più grave si realizza peraltro quando all'aumento dei ticket si affianca la messa in discussione del sistema di tutela: continue riduzioni dei servizi potrebbero suscitare reazioni allarmate da parte dei cittadini, oltre che delle Regioni, anche per il ruolo di collante dell'unità nazionale svolto in passato dal SSN, e alimentare una crescente insoddisfazione sociale;

considerato che:

dal mese di aprile 2011 è entrato in vigore il decreto del Ministro dell'economia e delle finanze 11 dicembre 2009 che modifica, per l'assistenza specialistica ambulatoriale, le modalità di riconoscimento delle esenzioni per reddito. In particolare il decreto prevede il superamento del precedente sistema, basato sulla semplice autocertificazione del cittadino, prevedendo l'utilizzo delle banche dati disponibili presso l'amministrazione pubblica e l'avvio dell'informatizzazione delle procedure per il riconoscimento delle esenzioni per reddito;

il nuovo sistema costituisce un importante passo in avanti nel contrasto al mancato pagamento del ticket, ma la transizione dall'autocertificazione all'elenco nominativo dell'Agenzia delle entrate è stata realizzata con tempi e modalità molto differenti fra le regioni e ha imposto agli assistiti e ai medici adempimenti burocratici non trascurabili; la crescente presenza di casi particolari (persone la cui condizione economica peggiora nel corso dell'anno o modificano la composizione della propria famiglia) ha reso inoltre necessario il mantenimento dell'autocertificazione, rendendo evidente la fragilità della procedura;

considerato inoltre che:

l'articolo 17, comma 6, del citato decreto-legge ha reintrodotto il ticket di 10 euro sull'assistenza specialistica (già previsto da una disposizione della legge finanziaria per il 2007, poi abrogata dal decreto-legge n. 112 del 2008 per le distorsioni che avrebbe potuto creare l'introduzione del ticket), una compartecipazione che produce rilevanti effetti distorsivi rendendo, di fatto, meno costoso il ricorso al mercato privato delle prestazioni (anziché al servizio pubblico) per un gran numero di prestazioni con basso valore tariffario (stimabile intorno ai 50 euro per prescrizione). Di conseguenza, gran parte delle prestazioni di specialistica ambulatoriale (analisi di laboratorio, visite specialistiche, diagnostica per immagini) escono implicitamente dai livelli di assistenza garantiti agli assistiti non esenti, a prescindere da ogni valutazione di appropriatezza rispetto alle specifiche esigenze di salute delle persone. Non solo. Gli elevati livelli di compartecipazione imposti ai più abbienti riducono i benefici su cui gli stessi possono contare in caso di malattia e li inducono ad interrogarsi sull'opportunità di continuare a partecipare a un sistema pubblico universale e solidale;

l'applicazione del ticket di 10 euro sull'assistenza specialistica risulta estremamente differenziata a livello regionale. Motivi di efficienza allocativa e di equità distributiva hanno infatti indotto le Regioni ad adottare una diversa modulazione del ticket, previa certificazione da parte del Ministero dell'economia del criterio di equivalenza del gettito. In generale, le Regioni dotate di maggiore autonomia (quelle a statuto speciale) hanno spesso disatteso l'applicazione del ticket; le Regioni tradizionalmente più attente all'equità hanno introdotto ticket progressivi in base al reddito; le Regioni più attente al funzionamento dei mercati hanno modulato il ticket in base al costo della prestazione; altre Regioni, infine, si sono limitate ad applicare la normativa nazionale. Il risultato è il verificarsi di effetti variegati, e spesso a giudizio degli interpellanti perversi, come dimostrano i risultati preliminari della recente ricognizione dell'Agenas;

l'obiettivo di "fare cassa", cui l'introduzione del ticket mirava, non è stato realizzato in quanto la rinuncia dei cittadini ai servizi (presso le strutture sia pubbliche sia private accreditate), la riduzione degli accessi all'assistenza specialistica pubblica (stimata mediamente pari, fra i non esenti, a circa il 17 per cento) e l'aumento degli esenti per patologia, stanno producendo un gettito effettivo notevolmente inferiore a quello previsto dal provvedimento. Le recenti stime dell'Agenas indicano un maggior gettito di circa 500 milioni di euro a fronte di un obiettivo previsto di 834 milioni di euro; si noti che i risparmi di spesa connessi alla diminuzione delle prestazioni erogate all'interno del servizio pubblico sono comunque modesti in quanto limitati alla sola componente marginale dei costi di produzione; ancora più modesti sono i risparmi se considerati al netto dei costi amministrativi di gestione dei ticket (di entità ignota, ma crescenti al crescere della complessità del sistema) e della perdita di gettito Irpef (tax expenditure) derivante dalle agevolazioni riconosciute ai ticket in sede di dichiarazione dei redditi,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo non ritenga necessario e non più differibile adottare ogni iniziativa utile a prevedere l'abrogazione delle norme citate relative all'aumento della compartecipazione dei cittadini alla spesa sanitaria per un importo pari a 2.000 milioni di euro a decorrere dal 1° gennaio 2014 e alla reintroduzione della quota di compartecipazione di 10 euro sulle ricette per l'assistenza specialistica ambulatoriale al fine di porre rimedio ad una situazione insostenibile che pesa sui cittadini costretti, sempre più spesso, a rinunciare alle prestazioni sanitarie a causa del costo del ticket, nonché ad evitare il progressivo, implicito ridimensionamento dei livelli essenziali di assistenza, prevedendo interventi volti a ricondurre l'assistenza specialistica, in analogia con quanto previsto per altri comparti della sanità, entro più rigorosi criteri di appropriatezza, efficacia ed efficienza e a salvaguardare il sistema sanitario pubblico, universalistico e solidale;

se non ritenga opportuno prevedere, quale copertura finanziaria, oltre ai risparmi derivanti da una seria riorganizzazione del settore dell'assistenza specialistica ambulatoriale, la fissazione di un prelievo sulle vincite derivanti dalle lotterie e la riduzione delle consulenze esterne nel settore sanitario che, nell'opinione della Corte dei conti, è un fenomeno da perseguire e condannare in quanto foriero di sprechi di risorse.

(2-00020 p. a.)