• Testo MOZIONE

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Atto a cui si riferisce:
C.1/00646 premesso che: il 20 ottobre 2014, il Consiglio degli affari esteri a Lussemburgo ha affrontato il tema dell'adozione di misure coordinate per contrastare la diffusione del virus...



Atto Camera

Mozione 1-00646presentato daRAMPELLI Fabiotesto diMartedì 28 ottobre 2014, seduta n. 319

La Camera,
premesso che:
il 20 ottobre 2014, il Consiglio degli affari esteri a Lussemburgo ha affrontato il tema dell'adozione di misure coordinate per contrastare la diffusione del virus Ebola, che, secondo le ultime stime dell'Organizzazione mondiale della sanità, ha già causato oltre 4.500 vittime nei Paesi dell'Africa occidentale colpiti;
l'idea sarebbe quella di articolare gli aiuti internazionali attorno a tre Paesi leader: gli Stati Uniti per la Liberia, la Gran Bretagna per la Sierra Leone e la Francia per la Guinea, mentre Francia e Germania insistono per la messa a punto di un dispositivo coordinato di evacuazione sanitaria, giudicato indispensabile per assicurare il flusso dei rinforzi europei;
il virus Ebola ha un tasso di mortalità del cinquanta per cento e si sta diffondendo in modo epidemiologico principalmente in Guinea, Sierra Leone e Liberia, ai quali si sono aggiunti casi isolati in altri Paesi, l'ultimo dei quali in Spagna;
dai dati in merito ai precedenti casi di diffusione del virus, nel 1995 e nel 2007, in cui i morti complessivamente sono stati meno di trecento, si evince la particolare gravità della situazione in atto;
già nei mesi scorsi sia gli Stati Uniti, sia diversi Paesi europei hanno deciso di alzare il livello di allerta, adottando misure precauzionali in materia sanitaria e di trasporto, soprattutto aereo;
secondo l'Organizzazione mondiale della sanità la priorità deve proprio essere quella dei controlli aeroportuali in partenza dai Paesi africani colpiti;
secondo il sito del Ministero della salute «In Italia sono state attivate tutte le possibili misure di preparazione e risposta a livello nazionale, regionale e locale, nell'evenienza che si debba gestire un sospetto caso di EVD», e «anche nel caso di particolari minacce per la salute, il sistema di sanità pubblica è in grado di rispondere, in base alle indicazioni centrali, al loro contenimento, essendo presenti, sul territorio, due strutture dotate di laboratori di massima sicurezza e di stanze ad alto isolamento, nonché il protocollo per il trasporto in alto biocontenimento di pazienti affetti da febbri emorragiche virali»;
appena un paio di giorni fa, tuttavia, il segretario nazionale del sindacato delle professioni infermieristiche ha denunciato come gli infermieri italiani non siano adeguatamente preparati «a fare fronte ad eventuali casi di Ebola: non hanno ricevuto una formazione specifica né rispetto alla malattia né circa l'utilizzo dei dispositivi di protezione», dispositivi che peraltro, in molti ospedali mancano ancora;
il nostro Paese è particolarmente esposto ad un rischio contagio se si tiene conto del costante flusso di immigrati che arrivano proprio da Paesi africani attraverso gli sbarchi di clandestini sulle nostre coste;
in occasione di uno sbarco di migranti irregolari avvenuto a Trapani nel mese di maggio 2014 si era già ipotizzata la presenza di una persona affetta dal virus Ebola, come anche di alcuni casi di tubercolosi;
a parte il personale delle navi che effettuano i salvataggi in mare, ad ogni sbarco di clandestini sulle banchine dei porti si trovano ad attenderli carabinieri, agenti di polizia, militari della guardia costiera e della guardia di finanza, nonché associazioni di volontariato e protezione civile, tutti esposti al rischio di contagio per qualunque tipo di infezione che abbia colpito i migranti, ma solitamente dotati solamente di guanti in lattice e mascherine;
è un fatto che l'alto numero di migranti che arrivano quasi quotidianamente sulle coste italiane e la mancanza di controlli preventivi operati a bordo delle navi militari, fanno si che questi migranti costituiscano un evidente rischio epidemiologico, e non è da escludere che qualche migrante possa sfuggire al calcolo probabilistico legato ai tempi d'incubazione dell'Ebola;
oltre al possibile contagio da Ebola, a preoccupare gli operatori dell'emergenza immigrazione c’è anche la tubercolosi, la cui diffusione negli ultimi anni è aumentata di quasi il 50 per cento, passando da quattro a seimila casi all'anno, dopo che negli anni Ottanta era stata quasi debellata;
la causa di tale aumento è la crescente immigrazione da Paesi ad alta endemia, unita al fatto che la terapia seguita sin qui nel contrasto alla malattia, basata su massicce dosi di antibiotici, sta selezionando ceppi batterici che diventano sempre più resistenti alle cure;
nel nostro Paese l'incidenza di tubercolosi tra gli immigrati si ipotizza che sia di cinquanta casi su centomila persone, circa cinque volte superiore all'incidenza nella popolazione italiana;
secondo gli studi condotti sullo stato di salute degli immigrati che arrivano in Italia, su di essi si può osservare il cosiddetto «effetto migrante sano», che dipende dal fatto che solo i soggetti più forti e sani tendono a optare per il difficile percorso migratorio, auto-selezionandosi quindi già nei Paesi di origine, ma ciononostante, «lo stato di benessere di questi migranti “pionieri” può esaurirsi nel tempo a causa di condizioni di vita e di lavoro precarie e dello scarso accesso ai servizi sanitari nel Paese ospite»;
sempre secondo gli studi effettuati in merito dal Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute è tuttavia «verosimile che nel tempo la rilevanza dell’“effetto migrante sano” in Italia tenda a diminuire. Infatti con la stabilizzazione del fenomeno migratorio, i nuovi immigrati giungeranno seguendo percorsi già attuati da parenti o amici che si trovano in Italia. Questo tragitto, più semplice e meno rischioso, richiede una minore autoselezione iniziale ed è motivato oltre che dalla ricerca di lavoro anche dall'opportunità di ricongiungimento familiare. I nuovi arrivi presenteranno quindi caratteristiche più eterogenee dal punto di vista demografico e dello stato di salute»;
alcune patologie ad alta endemia in Paesi a forte spinta migratoria, come l'epatite B e la tubercolosi, possono essere asintomatiche al momento dell'arrivo in un Paese di immigrazione, ma manifestarsi in seguito a causa delle cattive condizioni di vita dell'individuo, abitative, igieniche o alimentari, che esercitano un ruolo rilevante nel favorirne la progressione;
nonostante l'introduzione da numerosi anni di un vaccino sicuro ed efficace, l'epatite B rimane ancora oggi una patologia associata ad elevate morbilità e mortalità, con una diffusione globale di circa 400 milioni di persone infettate cronicamente, con un'incidenza in alcune aree geografiche pari o oltre l'otto per cento;
tra le regioni a più alta endemia per l'infezione da epatite B figura la Cina, posto che, secondo gli ultimi dati epidemiologici, la prevalenza di tale infezione nella popolazione cinese e del Sud-est asiatico va dall'otto al venti per cento ed è una delle principali cause di morte;
tra le popolazioni immigrate nel nostro Paese quella cinese è sicuramente ben rappresentata e, anzi, in alcune aree si è assistito ad una crescita esponenziale della popolazione cinese, giunta nel dicembre 2013 a contare oltre trecentoventimila persone, e mancano informazioni riguardo agli individui non regolarizzati;
recentemente il sindacato di polizia Consap ha lanciato l'allarme per il contagio da tubercolosi occorso a numerosi poliziotti impiegati nell'ambito della gestione dell'immigrazione clandestina;
al momento degli sbarchi gli immigrati sono sottoposti ad una visita medica, a dir poco approssimativa, di pochi minuti, nel corso della quale è possibile accertare solo patologie già conclamate e visibili ad occhio nudo;
dopo lo sbarco i clandestini, una volta assegnati ai diversi centri di accoglienza dislocati nel territorio nazionale, vengono trasportati, prevalentemente in pullman, verso tali centri, sempre accompagnati da alcuni agenti di polizia;
nel corso di tutte le operazioni che svolgono sia nell'ambito del servizio immigrazione, sia all'interno dei centri di identificazione ed espulsione e dei centri di accoglienza per i richiedenti asilo, i poliziotti, come anche tutti gli altri operatori impiegati e coinvolti, non sono dotati di un equipaggiamento idoneo, ai fini della protezione sanitaria;
il citato sindacato di polizia, insieme ad Assotutela, ha anche promosso una class action contro il Ministero dell'interno per chiedere l'interruzione dell'operazione Mare Nostrum perché «il nostro sistema sanitario e i mezzi di cui disponiamo non ci permettono di affrontare tali rischi»;
sarebbero, infatti, già circa quaranta i poliziotti che hanno contratto la tubercolosi nello svolgimento del proprio servizio nell'ambito dell'operazione Mare Nostrum;
il segretario nazionale della Consap ha stigmatizzato come la profilassi per la salvaguardia e la tutela dei poliziotti non solo sia insufficiente ma sia anche «ben al di sotto degli standard di altri Paesi», mentre Assotutela ha sottolineato come vi sia stata, da parte degli organi preposti, una «reiterata violazione della normativa in materia di protezione del personale impegnato nelle attività di Mare Nostrum o comunque per ragioni di servizio costantemente a contatto con fonti epidemiologiche, con un danno alla salute, morale e biologico del soggetto colpito e della propria famiglia, ma anche erariale ed economico in un Paese dove la Sanità ha già ritardi cronici irreversibili,

impegna il Governo:

a disporre, in concomitanza dell'avvio dell'operazione Triton promossa in ambito europeo, la definitiva cessazione delle attività dell'operazione Mare Nostrum;
a fornire tempestivamente ogni elemento circa gli esiti del Consiglio degli affari esteri del 20 ottobre 2014 con riferimento al contrasto della diffusione del virus Ebola;
ad adottare con urgenza tutte le misure precauzionali necessarie a contrastare la diffusione del virus Ebola e di ogni altra patologia infettiva sul territorio nazionale, con particolare riferimento alla gestione dei flussi di immigrati irregolari;
ad elaborare, nell'ambito di tale quadro, un sistema di sorveglianza e di allerta precoce, che preveda una valutazione dello stato di salute dei migranti all'ingresso e un suo monitoraggio nei centri di immigrazione, nonché ad individuare procedure che favoriscano l'accesso ai servizi sanitari per le popolazioni migranti che consentano la diagnosi precoce di eventuali patologie ed una efficace strategia vaccinale;
a disporre l'adozione di ogni misura utile a prevenire il rischio di contagio da patologie per tutti i soggetti impiegati nelle attività di accoglienza e gestione degli immigrati, soprattutto nella primissima fase del loro arrivo sul territorio nazionale, provvedendo altresì alla redazione delle norme di prevenzione e profilassi a ciò necessarie e prevedendo la dotazione di un adeguato equipaggiamento.
(1-00646) «Rampelli, Cirielli, Giorgia Meloni, Corsaro, La Russa, Maietta, Nastri, Taglialatela, Totaro».