• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE

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Atto a cui si riferisce:
C.3/00068 in data 7 ottobre 2012 una motovedetta libica, ricorrendo alla minaccia delle armi, ha fermato due motopescherecci di Mazara del Vallo (TP), il «Daniela L» e il «Giulia PG», impegnati in una...



Atto Camera

Interrogazione a risposta orale 3-00068presentato daBONAFEDE Alfonsotesto diVenerdì 17 maggio 2013, seduta n. 18

BONAFEDE. — Al Ministro degli affari esteri, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro per gli affari europei . — Per sapere – premesso che:
in data 7 ottobre 2012 una motovedetta libica, ricorrendo alla minaccia delle armi, ha fermato due motopescherecci di Mazara del Vallo (TP), il «Daniela L» e il «Giulia PG», impegnati in una battuta di pesca nelle acque internazionali del Canale di Sicilia a circa 40 miglia dalle coste libiche. Tali pescherecci, con a bordo un equipaggio di 14 marittimi, sono stati quindi scortati nel porto di Bengasi e posti sotto sequestro delle autorità libiche sulla base di un'arbitraria accusa di sconfinamento nelle acque nazionali di quel Paese;
in data 29 novembre 2012, in seguito alla sentenza di assoluzione emessa dalla Corte della città cirenaica per i marittimi a bordo dei due pescherecci ed al pagamento di ammende per oltre 30 mila euro, il «Giulia PG» ha potuto far rientro a Mazara del Vallo, recando con sé i sei marittimi del proprio equipaggio assieme a cinque dei sette componenti dell'equipaggio del «Daniela L», poi raggiunti in Sicilia anche dai due marittimi del «Daniela L» inizialmente rimasti a bordo, a guardia del natante, in una situazione di oggettivo rischio per la propria sicurezza ed incolumità;
ad oggi, dopo oltre sette mesi di sequestro, il «Daniela L» è ancora trattenuto in Libia in virtù del ricorso in appello presentato dal procuratore del tribunale di Bengasi alla sentenza di primo grado, mentre il progressivo deterioramento delle condizioni di sicurezza all'interno della città cirenaica avrebbe sancito il blocco delle attività dello stesso tribunale;
le aree di pertinenza per l'esercizio dei diritti di pesca sono internazionalmente riconosciute entro le 12 miglia dalla costa ma, al contrario, Paesi come la Libia o l'Egitto hanno autonomamente esteso la propria zona di pesca esclusiva fino a, rispettivamente, 74 e 200 miglia;
i fatti in premessa vanno ad aggiungersi a numerosi preoccupanti episodi accaduti nel recente passato a danno della marineria da pesca mazarese, la quale è sottoposta al continuo rischio di veder sequestrati natanti ed equipaggi sulla base accuse, sostanzialmente arbitrarie, da parte delle autorità libiche, egiziane e tunisine;
tali accadimenti stanno dando luogo, oltre ad una situazione di strisciante instabilità nelle relazioni intercorrenti tra i sopracitati Paesi e l'Italia – potenzialmente foriera di conseguenze diplomatiche per via di imprevedibili complicazioni, che non possono purtroppo mai escludersi, riguardanti l'incolumità degli equipaggi –, anche a rilevanti danni economici per l'intero comparto mazarese della pesca il quale, secondo le stime del distretto produttivo per la pesca «Cosvap» di Mazara del Vallo, ha sin qui subito perdite per oltre 30 milioni di euro negli ultimi 30 anni;
in data 9 gennaio 2013 il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha diramato una nota con la quale si informava di aver ufficiosamente appreso che le autorità libiche stessero intensificando i controlli all'interno dell'area di pesca esclusiva unilateralmente dichiarata;
pertanto, con tale nota, si richiedeva di sensibilizzare i pescatori perché si tenessero a debita distanza dai limiti dell'area sopracitata al fine di scongiurare qualsiasi contenzioso con la Libia;
in data 10 gennaio 2013, lo stesso Presidente della Repubblica di Libia, in visita a Roma presso il Ministero degli affari esteri per un incontro con l'imprenditoria italiana, ha dichiarato di voler trovare «al più presto una soluzione per restituire all'Italia il peschereccio tuttora trattenuto in Libia»;
nel corso del medesimo incontro presso la Farnesina, i vertici di Federpesca hanno apertamente avanzato una richiesta allo Stato libico affinché proceda ad una revisione delle proprie acque territoriali utile a migliorare le relazioni in materia di pesca con il nostro Paese –:
attraverso quali strumenti e procedure urgenti intendano adoperarsi presso le autorità libiche onde ottenere l'immediata restituzione del peschereccio «Daniela L»;
se non ritengano di dover procedere ad una ridefinizione e riaffermazione dei confini marittimi nazionali attraverso un'azione politico-diplomatica che investa l'Unione europea e le Nazioni Unite, per l'azione regolatoria che esse svolgono rispetto alla convenzione internazionale sul diritto del mare;
se non reputino necessario che la Commissione europea proceda senza ulteriore indugio al l'avvio di negoziati di pesca con tutti i Paesi della sponda sud del Mediterraneo, per assicurare alle flotte comunitarie, ed a quella italiana in particolare, l'accesso alle risorse ittiche site in acque internazionali;
se non ritengano altresì opportuno incrementare la vigilanza nel canale di Sicilia da parte delle autorità italiane a tutela dei diritti e dell'incolumità dei pescatori mazaresi;
se non reputino infine necessario stabilire una misura unica delle reti (maglia) da adottarsi per ogni Nazione che peschi nel Mediterraneo, onde evitare inutili discriminazioni tra operatori del mare europei ed extracomunitari. (3-00068)