• Testo RISOLUZIONE IN COMMISSIONE

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Atto a cui si riferisce:
C.7/00534 premesso che: in un mondo globalizzato e aperto ai flussi migratori si impone l'internazionalizzazione degli schemi di protezione sociale; la Commissione europea con la sua...



Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00534presentato daPALAZZOTTO Erasmotesto diMercoledì 19 novembre 2014, seduta n. 334

Le Commissioni III e XI,
premesso che:
in un mondo globalizzato e aperto ai flussi migratori si impone l'internazionalizzazione degli schemi di protezione sociale;
la Commissione europea con la sua comunicazione del 30 marzo 2012 dedicata a «La dimensione esterna del coordinamento in materia di sicurezza sociale nell'Unione europea» ha richiamato l'attenzione degli Stati membri sull'importanza di una strategia comune dell'Unione europea in materia di coordinamento dei regimi di protezione sociale, anche con riguardo ai lavoratori provenienti da Paesi terzi;
la cooperazione tra gli Stati in materia di protezione sociale si manifesta tradizionalmente mediante la stipula di apposite convenzioni bilaterali che consentono l'esportabilità delle prestazioni, la totalizzazione dei contributi e il godimento della pensione, anche da parte del lavoratore straniero rimpatriato prima di aver raggiunto l'età pensionabile;
la stipula degli accordi bilaterali in tema di diritti pensionistici mira a raggiungere una parità sostanziale tra lavoratori italiani e stranieri, rimuovendo gli ostacoli che si frappongono ai danni degli stranieri nel godimento delle prestazioni previdenziali per le quali essi hanno nondimeno pagato regolarmente i contributi previsti dalla legge;
si riscontra tuttavia una chiusura negli ultimi anni da parte dell'Italia alla stipula di ulteriori convenzioni bilaterali con i Paesi da cui maggiormente provengono i lavoratori extracomunitari. L'ultima di tali convenzioni, stipulata con la Tunisia, risale al 1987. Con il Senegal invece si è giunti alla redazione di testi condivisi, senza tuttavia arrivare alla stipula definitiva;
benché i lavoratori senegalesi abbiano alle spalle una storia di insediamento tra le più lunghe nel nostro Paese, essi sono dunque privi ancora oggi di strumenti di tutela dei diritti previdenziali acquisiti;
nei giorni dell'11 e 12 dicembre 2013 si è tenuta a Dakar una tavola rotonda dal titolo «Costruire un ponte tra Italia e Senegal per la tutela del lavoratore migrante» a cui hanno partecipato rappresentati del Ministero del lavoro e degli esteri senegalesi, del Ministero dell'interno italiano, dell'ente di previdenza senegalese IPRES, dell'università «Roma Tre», dell'università di Dakar «Cheikh Anta Diop», delle associazioni italiane «Progetto Diritti onlus» e «Roma-Dakar», dell'associazione senegalese «Doxandem» e dell'INCA-CGIL; all'esito della conferenza è stata fortemente e unanimemente ribadita da tutti i partecipanti l'importanza degli accordi bilaterali per la creazione di un contesto migratorio consapevole e sicuro;
l'assenza di convenzioni bilaterali con i Paesi di nuova immigrazione equivale a condannare tante persone, che hanno lavorato regolarmente a pagato giustamente i contributi, a non poter riscuotere le prestazioni maturate. Si tratta di una politica cinica e inaccettabile, soprattutto per un Paese come l'Italia che è riuscito invece ad ottenere simili accordi con tutti gli Stati in cui i nostri connazionali sono emigrati;
la situazione descritta appare ancora più paradossale se si osserva il regime molto più avanzato istituito dai regolamenti comunitari, secondo i quali i lavoratori di Paesi terzi che hanno circolato sul territorio dell'Unione europea possono beneficiare della totalizzazione dei contributi, anche se l'Italia non ha stipulato una convenzione in tal senso con i Paesi di origine;
in questa situazione il diritto alla pensione rischia di rimanere un miraggio per i lavoratori stranieri (e senegalesi in particolare), per lo meno per coloro che sono orientati al rientro e che sono animati da un progetto migratorio di natura circolare; l'impossibilità di godere la pensione finisce per incentivare il lavoro nero e lascia inoltre il lavoratore migrante privo di qualsiasi supporto materiale nel momento in cui decide di intraprendere quel difficile cammino di ritorno nel Paese di origine, che spesso consiste in una vera e propria «migrazione all'incontrario»;
in data 27 maggio 2014 diversi parlamentari della Camera hanno presentato al Ministro del lavoro e delle politiche sociali e al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale l'interpellanza n. 2-00555, con la quale è stata sollecitata l'adozione rapida di un accordo bilaterale con il Senegal. Con la detta interpellanza si chiedeva ai Ministri indicati di riferire in merito allo stato «dei rapporti tra la delegazione italiana e quella senegalese nella stipula di una convenzione in tema di sicurezza sociale e se sia intenzione del Governo e, in caso di risposta affermativa, con quali tempi, modalità e contenuti, riprendere i contatti con il Senegal per l'adozione di un accordo bilaterale»;
nella seduta del 5 giugno 2014 il Sottosegretario al lavoro e alle politiche sociali Massimo Cassano rispondeva in Aula all'interpellanza, confermando la validità dello strumento delle convenzioni bilaterali in quanto teso a «rimuovere gli ostacoli che potrebbero precludere ai lavoratori migranti il pieno godimento dei diritti previdenziali»;
il Governo dunque, pur manifestando l'esigenza di tenere conto degli effetti finanziari derivanti dall'adozione di tale tipologia di accordi, manifestava il proprio interesse alla tematica in questione anzi ricordava l'impegno profuso dal Ministero degli affari esteri nel favorire il rientro in Patria dei migranti senegalesi con programmi specifici di accesso al credito e di sviluppo del settore privato;
rimane comunque ineludibile il dato di fatto secondo cui i lavoratori senegalesi (e stranieri in generale) contribuiscono alle entrate dell'Inps versando i contributi, ma quasi mai riescono a raggiungere la pensione perché solitamente rientrano nel Paese di origine prima di aver raggiunto l'età prescritta o l'ammontare minimo dei versamenti previsti dalla legge. Questa situazione, secondo i dati elaborati dall’European Migration Network – Italia nella pubblicazione dell'aprile 2014 (a cura del Ministero dell'interno) dal titolo «Immigrati e sicurezza sociale», determina il fatto che gli immigrati pagano ogni anno 7 miliardi di euro di contributi ma non ricevono quasi nulla in termini di pensione. Benché gli stranieri nel nostro Paese rappresentino circa il 13 per cento della forza lavoro, percepiscono solo lo 0,2 per cento delle pensioni complessivamente pagate dall'Inps;
per correggere questo disequilibrio, almeno per quel che riguardo la comunità senegalese in Italia, appare necessaria la riattivazione di quello strumento che sin dai primi anni del Novecento ha sempre accompagnato i processi migratori: quello della stipula di accordi bilaterali tra Paesi di emigrazione e Paesi di destinazione,

impegnano il Governo:

a riprendere i rapporti con il Senegal per la stipula di una convenzione bilaterale in tema di sicurezza sociale;
a fare in modo che nella detta convenzione venga garantita nello specifico l'esportabilità delle prestazioni, la totalizzazione dei contributi e il godimento della pensione, anche da parte del lavoratore straniero rimpatriato prima di aver raggiunto l'età pensionabile;
a fissare, nel corpo della detta convenzione, l'età in cui sia consentito, in caso di rientro in Senegal, il godimento dei diritti previdenziali acquisiti, tenuto conto che l'aspettativa di vita media in Senegal ad oggi raggiunge a stento l'età di 63 anni (fonte United Nations Development Programme);
ad assumere iniziative per l'avvio di un'interlocuzione anche tra l'INPS e l'ente omologo senegalese IPRES al fine di affrontare, coordinare e risolvere le problematiche scaturenti dalle diverse tradizioni giuridiche dei due Paesi, ad esempio in tema di poligamia o di differente periodicità nell'erogazione delle prestazioni;
ad avviare i colloqui con la delegazione senegalese, anche al fine di valorizzare i programmi esistenti di supporto all'imprenditoria dei lavoratori senegalesi migranti con progetti di rientro in Senegal;
a valorizzare, nel contesto dell'auspicata stipula della detta convenzione, il ruolo e il contributo della diaspora senegalese in Italia nella cooperazione internazionale tra Italia e Senegal;
a predisporre un piano integrato di sostegno al rientro volontario e consapevole dei migranti senegalesi che faccia leva, oltre che sul migliore godimento dei diritti previdenziali, sulla valorizzazione delle competenze dei migranti e sul ruolo di supporto delle associazioni senegalesi operanti in Italia e in Senegal;
a convocare, nel contesto del rinnovato impegno a favore della stipula della convenzione bilaterale, un'assise internazionale di studio e di promozione del ruolo della diaspora senegalese nel rafforzamento del rapporto di cooperazione e di amicizia tra Italia e Senegal.
(7-00534) «Palazzotto, Airaudo, Placido».