• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
C.4/06971 il decreto ministeriale del 30 dicembre 1987 sanciva l'accordo di programma per la reindustrializzazione della Valbasento; a tal fine, nel marzo del 1990, nasceva ufficialmente...



Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-06971presentato daPLACIDO Antoniotesto diGiovedì 20 novembre 2014, seduta n. 335

PLACIDO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute . — Per sapere – premesso che:
il decreto ministeriale del 30 dicembre 1987 sanciva l'accordo di programma per la reindustrializzazione della Valbasento;
a tal fine, nel marzo del 1990, nasceva ufficialmente Tecnoparco (società partecipata dalla regione Basilicata per il tramite del Consorzio industriale di Matera proprietaria del 40 per cento dell'impianto), per i servizi industriali e tecnologici, soggetto deputato cioè alla vendita di servizi reali alle imprese;
a causa del fallimento del progetto, il consorzio industriale di Matera nel 1996 decideva che Tecnoparco doveva imboccare la strada dello smaltimento di rifiuti liquidi provenienti anche da altre regioni;
dopo alcune deroghe (rispetto alla prescritta certificazione ambientale), nel 2008 Tecnoparco otteneva la prima autorizzazione integrata ambientale (D.G.R. 1022 del 18 giugno 2008), aggiornata nel 2009 e nel 2010, per smaltire circa 1 milione di metri cubi di reflui annui, oltre a quelli conteggiati come interni;
in data 6 novembre 2014, veniva inviata una «relazione screening radiometrico c/o Tecnoparco» da pare dall'Agenzia regionale per protezione dell'ambiente della Basilicata (ARPAB) che veniva acquisita al protocollo del comune di Pisticci con numero 0026001;
nella citata, relazione l'ARPAB afferma che da rilievi effettuati su campioni prelevati da autobotti provenienti dal Centro Oli Val d'Agri di Viggiano (COVA) è stata riscontrata la presenza di radionuclidi 9 volte superiore alla quantità presente nell'acqua potabile e in misura minore tali sostanze sono state rilevate anche nei fanghi depositati negli impianti;
in particolare, la radioattività rilevata, a detta dell'ARPAB, era dovuta a radionuclidi di tipo alfa;
in data 14 novembre 2014, l'amministratore delegato di Tecnoparco, Michele Somma, a seguito della diffusione dei dati da parte del comune di Pisticci, dichiarava che «i dati resi noti dall'ARPAB chiariscono che non c’è nessun dato radiologico allarmante»;
in data 15 novembre 2014 in regione Basilicata si svolgeva un tavolo tecnico per affrontare le problematiche relative allo smaltimento delle acque di strato, presso gli impianti di Tecnoparco di Pisticci Scalo, provenienti dal centro oli di Viggiano;
all'incontro partecipavano il presidente Marcello Pittella, il comune di Pisticci, il comune di Ferrandina, l'ARPAB, l'assessore regionale all'ambiente Aldo Berlinguer, il dirigente del dipartimento ambiente, i rappresentanti dell'Eni e la Confindustria di Basilicata;
l'ARPAB, in questa occasione, sosteneva che le quantità e la natura di radionuclidi rilevate non costituiscono pericolo per la salute umana;
tuttavia, nel corso della riunione emergevano dubbi relativi alle quantità sversate nel tempo e agli effetti prodotti sull'ambiente tanto che la regione ha deciso di chiedere l'intervento dell'Istituto superiore per la ricerca e lo studio ambientale e dell'Istituto superiore della sanità per uno studio approfondito delle variabili che la complessità della situazione richiede. Quindi si aggiornava la riunione a martedì 25 novembre 2014. Nelle more si stabiliva di condurre altre indagini per meglio definire i termini della problematica relativa alle quantità di sostanze radioattive rilevate, con l'ausilio degli organismi citati;
lo smaltimento dei reflui con presenza di sostanze radioattive avviene in un impianto, quale quello della Tecnoparco, la cui autorizzazione integrata ambientale non è certo che contempli il trattamento di quelle sostanze;
tale circostanza ha spinto le istituzioni locali a sollevare il problema di quali codici CER escano dal COVA di Viggiano;
le quantità di acqua cosiddetta di vegetazione sono assolutamente trascurabili, infatti le quantità giornaliere risultanti dall'attività del COVA sono da 10 a 18 chilogrammi per ogni barile di petrolio lavorato e quindi dell'ordine di circa 1.500 tonnellate/giorno;
in tale acqua, vi sarebbe radioattività dovuta sia ai minerali presenti nella roccia fratturata proveniente dalla crosta terrestre, estratta insieme al petrolio, sia a materiali addizionati nel processo di trivellazione ed estrazione;
qualora grosse quantità di acqua, trattata in centri non idonei, risultassero contenenti radioisotopi, ciò rappresenterebbe un grave pericolo per l'uomo. Inoltre, concreto è il passaggio di questi radioisotopi nella catena alimentare –:
di quali elementi disponga il Governo in merito a quanto esposto in premessa, in particolare se il quantitativo di acqua trattata rappresenti un pericolo per le popolazioni del territorio, per la salute e per la catena alimentare;
quali iniziative, per quanto di competenza, intendano assumere, anche per il tramite dell'Istituto superiore di sanità e dell'Istituto superiore per la ricerca e lo studio ambientale, per fare chiarezza sulla situazione e su eventuali rischi per l'uomo e per l'ambiente. (4-06971)