• Testo RISOLUZIONE IN COMMISSIONE

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Atto a cui si riferisce:
S.7/00146 considerate le audizioni di approfondimento, svolte in sede informale in connessione con l'indagine conoscitiva deliberata in data 18 settembre 2013, degli Ambasciatori accreditati presso la...



Atto Senato

Risoluzione in Commissione 7-00146 presentata da CLAUDIO MARTINI
mercoledì 26 novembre 2014, seduta n.092

La 14a Commissione permanente,
considerate le audizioni di approfondimento, svolte in sede informale in connessione con l'indagine conoscitiva deliberata in data 18 settembre 2013, degli Ambasciatori accreditati presso la Repubblica italiana dei seguenti Paesi: Marocco, Egitto, Giordania, Montenegro, Tunisia, Turchia e Malta, nonché degli enti di ricerca IAI, ISPI, CESI e CESPI, del Presidente della Camera di commercio italo-araba e dei Direttori per l'integrazione europea e per i Paesi del Mediterraneo e del Medio Oriente del Ministero degli affari esteri;
richiamato l'articolo 8 del Trattato sull'Unione europea, che è alla base della Politica europea di vicinato, secondo cui "l'Unione sviluppa con i Paesi limitrofi relazioni privilegiate al fine di creare uno spazio di prosperità e buon vicinato fondato sui valori dell'Unione e caratterizzato da relazioni strette e pacifiche basate sulla cooperazione";
ricordato come il Processo di Barcellona, avviato nel 1995 e fondato sui tre assi del partenariato politico e di sicurezza, del partenariato economico e finanziario e del partenariato sociale, culturale e umano, non ha avuto un seguito significativo, tanto che nel 2008 è stata costituita l'Unione per il Mediterraneo, su iniziativa della Presidenza francese dell'UE, incentrata sui sei macro-obiettivi del disinquinamento marino, della creazione di autostrade del mare, del piano mediterraneo per l'energia solare, del programma di protezione civile contro le catastrofi naturali, della costituzione dell'Università Euro-Mediterranea (operante a Portorose, Slovenia, sin dal giugno 2008), e dell'iniziativa Mediterranea di Sviluppo Imprenditoriale per le PMI;
rilevato che l'Unione per il Mediterraneo, che ha istituito un Segretariato permanente (insediatosi a Barcellona nel marzo 2010) e una Presidenza a rotazione fra i partner del Nord e del Sud, ha assunto una caratterizzazione maggiormente intergovernativa che, se da un lato ne ha elevato il livello politico, per altro verso ha irrigidito la sua capacità di azione,
ritiene che, dopo la giusta e necessaria enfasi posta sull'ultimo allargamento dell'Unione a Nord e a Est, e dopo il sostanziale esaurimento dell'iniziale spinta propulsiva del Processo di Barcellona, sia ora essenziale restituire priorità strategica alla frontiera Sud dell'Unione, considerata la rilevanza assoluta che riveste il Mediterraneo per l'Europa e per il mondo intero in termini di sicurezza, di flussi migratori e di rapporti economici e commerciali, e considerata l'opportunità che una efficace politica euro-mediterranea può rappresentare per l'Unione europea quale attore globale sulla scena mondiale;
ritiene, a tal fine, necessario un profondo cambiamento nell'approccio dell'Unione europea nei confronti del Mediterraneo nel suo complesso che, come evidenziato dal Parlamento europeo nella sua risoluzione del 3 luglio 2012, costituisce una macroregione che va considerata come un insieme coerente, un bacino unitario di riferimento, in cui sono condivise molte caratteristiche e priorità comuni, e che l'Unione europea debba elaborare nuovi paradigmi, nuovi approcci politici e nuovi strumenti d'azione, che pongano il tema del rilancio del Mediterraneo in termini diversi, più moderni ed inclusivi, privilegiando un approccio compiutamente comunitario che superi i limiti del bilateralismo, tenendo presente le seguenti linee direttrici:
- sviluppare modelli incentrati sulla cooperazione decentralizzata e multilivello, con il coinvolgimento della società civile in partnership con i diversi livelli di governo, in modo da valorizzare le istanze sub-nazionali e le realtà associative, con la flessibilità necessaria a garantire la fattibilità dei programmi, oggi irrigiditi, nei modelli del Processo di Barcellona e dell'Unione per il Mediterraneo, dal livello statale e dai vincoli politici ad esso connessi, ponendo particolare attenzione ai progetti di cooperazione nel settore culturale e nei confronti delle nuove generazioni;
- fondare il partenariato tra l'Unione europea e i Paesi della sponda meridionale e orientale del Mediterraneo sul principio di parità e di reciprocità, per consentire agli Stati membri della parte Nord del Mediterraneo di cooperare "paritariamente" con quelli della sponda Sud, i quali devono essere i veri protagonisti dei propri cambiamenti necessari ad avanzare nella direzione della democratizzazione e dello sviluppo, e - a tal fine - rafforzare la dimensione parlamentare dell'Unione per il Mediterraneo valorizzando i lavori dell'Assemblea parlamentare euromediterranea (APEM);
- valorizzare la dimensione sociale e culturale del Mediterraneo, che deve essere una opportunità concreta per la crescita e il lavoro delle giovani generazioni, dove la cultura svolge un insostituibile ruolo di rafforzamento del processo di sviluppo e di valorizzazione degli aspetti di comunanza e vicinanza tra i diversi popoli, attraverso azioni di intensificazione degli scambi culturali ad ogni livello della società civile e delle istituzioni, per esempio rafforzando il lavoro svolto dalla Fondazione euromediterranea Anna Lindh per il dialogo tra le culture, rafforzando i programmi di scambio tra studenti universitari (Erasmus Mundus), creando occasioni di collaborazione nell'ambito della cultura (produzioni teatrali, audiovisive, ecc.) e del patrimonio artistico e storico, e istituendo programmi di collaborazione tra amministrazioni locali e regionali;
ritiene opportuno promuovere le possibili sinergie economico-produttive tra le due sponde del Mediterraneo, derivanti dalla complementarietà delle risorse materiali e immateriali di cui ciascuna è portatrice;
considera, inoltre, opportuno che sia ripresa l'ipotesi della istituzione di una banca mediterranea, esplorando le diverse soluzioni adottabili, per promuovere investimenti diretti esteri nei Paesi del Maghreb e del Mashrek, sia al fine di sfruttarne le potenzialità di rendimento, sia al fine di ridurre il substrato di povertà e malessere che contribuisce alla situazione di instabilità e al fenomeno dei flussi migratori;
ritiene che i recenti sviluppi istituzionali verificatisi in Tunisia, in cui la "rivoluzione dei gelsomini" - inizio della "primavera araba" dei Paesi del Maghreb e Mashrek - ha dato luogo a un processo di democratizzazione costituzionale, politico e sociale, possano costituire un modello di riferimento anche per gli altri Paesi dell'area meridionale e orientale del Mediterraneo, e una dimostrazione della concreta possibilità di coesistenza tra le regole della democrazia occidentale e la religione islamica;
esprime, peraltro, la più profonda preoccupazione per i gravi fattori di instabilità nell'area, con particolare riferimento ai rischi per l'integrità territoriale e l'unità nazionale in Libia, alle gravi minacce alla sicurezza poste dall'autodichiarato Stato islamico in Iraq e nel Levante (ISIL), alla recente escalation del conflitto in Medio Oriente, allo stallo dei negoziati per una soluzione politica del conflitto in Siria, e auspica che l'Unione europea sappia elaborare risposte comuni, politicamente forti ed efficaci, e che sia a tal fine rafforzato l'impegno per l'elaborazione di una nuova e aggiornata strategia di sicurezza a livello regionale, in partnership con gli stessi Paesi arabi;
ritiene, in particolare, essenziale che l'Unione europea adotti un ruolo incisivo di protagonista in relazione al conflitto israelo-palestinese, che costituisce uno dei principali ostacoli allo sviluppo di un processo di distensione e di democratizzazione dell'intera area mediorientale, incoraggiando le Parti a riprendere la via del dialogo e del negoziato in vista del raggiungimento di un accordo basato sulla soluzione a due Stati prospettata dalle Nazioni Unite;
ritiene, inoltre, che la profonda e prolungata instabilità nell'area del Mediterraneo renda ormai imprescindibile e urgente l'elaborazione di una reale politica comune in materia di flussi migratori che, in attuazione del principio di solidarietà e di equa ripartizione della responsabilità tra gli Stati membri, di cui all'articolo 80 del Trattato sul funzionamento dell'UE, consenta all'Unione europea di agire in modo organico e integrato nei confronti del fenomeno dell'immigrazione illegale, non limitandosi ad affrontare i risvolti più emergenziali, ma aggredendo i meccanismi e le cause del fenomeno, integrando nella sua azione gli strumenti dell'Unione per il Mediterraneo, della Politica di vicinato, del Servizio europeo per l'azione esterna, dell'aiuto allo sviluppo, degli aiuti umanitari e gli altri strumenti economici e finanziari come il Fondo asilo, migrazione e integrazione, la BEI (Banca europea per gli investimenti) e la BERS (Banca europea per la ricostruzione e sviluppo);
condivide, a tale riguardo, le conclusioni adottate lo scorso 10 ottobre dal Consiglio Giustizia e affari interni sul tema "Adoperarsi per una migliore gestione dei flussi migratori", che delineano un approccio fondato su tre pilastri: "la cooperazione con i Paesi terzi, con un'attenzione speciale alla lotta contro i passatori e i trafficanti di esseri umani, il rafforzamento della capacità di FRONTEX di reagire con flessibilità e tempestività ai rischi e alle pressioni emergenti, e infine azioni dell'UE atte a sostenere e dare piena attuazione al nostro sistema europeo comune di asilo, anche attraverso una maggiore cooperazione operativa";
auspica, in questo contesto, la necessità di sostenere con forza la nuova iniziativa europea "Operazione Tritone", che rappresenta il naturale sviluppo della positiva esperienza di "Mare Nostrum", attuata dal Governo italiano, e di garantire efficaci forme di sostegno per i Paesi (Turchia, Libano, Giordania in particolare) chiamati a sostenere in prima battuta l'impatto dei nuovi flussi di rifugiati e migranti provenienti dalla Siria;
inoltre, ai fini di un'efficace politica di gestione dei flussi migratori, ritiene necessario che sia l'Unione europea a farsi carico della negoziazione e stipula degli accordi con i Paesi della sponda Sud per il contrasto alle migrazioni irregolari e il rimpatrio dei clandestini, superando la logica dei trattati bilaterali;
considera estremamente utile il coordinamento informale tra i Paesi mediterranei dell'Unione europea (Gruppo Mediterraneo), di cui la prima riunione a livello dei Ministri degli esteri di Italia, Spagna, Portogallo, Cipro, Grecia, Malta e Francia si è svolta lo scorso 16 aprile 2014 ad Alicante sul tema delle migrazioni irregolari, anche al fine di rafforzare il coinvolgimento dell'intera Unione europea sul quadrante del Mediterraneo;
invita, infine, il Governo a riferire alle Camere, al termine del semestre di Presidenza italiana del Consiglio UE, sugli avanzamenti ottenuti nella direzione di una rafforzata e rinnovata politica mediterranea dell'Unione europea.
(7-00146)
MARTINI