• Testo ODG - ORDINE DEL GIORNO IN ASSEMBLEA

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Atto a cui si riferisce:
C.9/02679-bis- ... premesso che: le tasse, la burocrazia, il costo del lavoro, il deficit logistico-infrastrutturale, l'inefficienza della Pubblica amministrazione, la mancanza di credito e i costi...



Atto Camera

Ordine del Giorno 9/02679-bis-A/160presentato daRIZZETTO Waltertesto diDomenica 30 novembre 2014, seduta n. 342

La Camera,
premesso che:
le tasse, la burocrazia, il costo del lavoro, il deficit logistico-infrastrutturale, l'inefficienza della Pubblica amministrazione, la mancanza di credito e i costi dell'energia rappresentano degli ostacoli spesso insuperabili che hanno indotto molti imprenditori italiani a trasferirsi in Paesi esteri dove le condizioni delle aziende sono più favorevoli;
uno studio della CGIA di Mestre riporta che dai 2000 al 2011 ben 27.100 imprese italiane (48 per cento del commercio all'ingrosso e 29 per cento del manifatturiero) hanno trasferito all'estero almeno una parte dell'attività produttiva con la creazione di oltre 1,5 milioni di posti lavoro oltre confine. Nel periodo 2008-2011, la delocalizzazione è cresciuta del 4,5 per cento;
attualmente tale percentuale continua a lievitare, visto il particolare periodo di crisi; le Regioni più investite dalla «fuga» delle proprie aziende verso l'estero sono quelle del Nord: la Lombardia (9.647), il Veneto (3.679); l'Emilia Romagna (3.554); il Piemonte (2.806); complessivamente le aziende delocalizzate costituiscono oltre il 72 per cento del totale delle imprese che hanno lasciato il nostro Paese; la delocalizzazione ha una valenza economica, ma anche sociale e politica, poiché genera disoccupazione nell'area in cui ha origine,
considerato che:
la Francia ha introdotto la cosiddetta «legge Florange», con cui si impone alle imprese con più di mille dipendenti ad adoperarsi per trovare un compratore che rilevi l'azienda e che prosegua la produzione in territorio francese. In caso di inadempienza e conseguente chiusura e delocalizzazione dell'attività produttiva, l'azienda verrebbe condannata a pagare una multa fino al 2 per cento del fatturato, nonché «alla restituzione degli aiuti statali ricevuti nei due anni precedenti alla delocalizzazione»;
le aziende italiane usufruiscono di finanziamenti e incentivi per la promozione e lo sviluppo imprenditoriale,

impegna il Governo

ad assumere iniziative utili volte ad accertare gli eventuali contributi pubblici che l'azienda che intende delocalizzare la propria produzione all'estero ha ottenuto, sotto qualsiasi forma, negli ultimi quindici anni, disponendo la restituzione dei contributi pubblici incassati.
9/2679-bis-A/160. Rizzetto.