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Atto a cui si riferisce:
S.1/00360 premesso che: a seguito del progresso tecnologico ed infrastrutturale e di una crescente urbanizzazione del territorio nazionale, si è assistito ad un graduale ma inarrestabile abbandono...



Atto Senato

Mozione 1-00360 presentata da DANIELA DONNO
mercoledì 3 dicembre 2014, seduta n.364

DONNO, CAPPELLETTI, NUGNES, CATALFO, PAGLINI, MONTEVECCHI, SERRA, PETROCELLI, CASTALDI, BOTTICI, VACCIANO, SANTANGELO, PUGLIA, SCIBONA, BERTOROTTA, LUCIDI, BUCCARELLA, GIROTTO, MARTON, MORONESE - Il Senato,

premesso che:

a seguito del progresso tecnologico ed infrastrutturale e di una crescente urbanizzazione del territorio nazionale, si è assistito ad un graduale ma inarrestabile abbandono di gran parte della rete ferroviaria nazionale nonché di tronchi stradali dismessi, di strade secondarie e campestri, interpoderali o vicinali, delle strade prima appartenute al demanio militare, degli argini e delle alzaie dei fiumi e dei canali, dei sentieri, delle mulattiere e dei tratturi;

il recupero delle infrastrutture e dei collegamenti territoriali in disuso oltre a rappresentare un'iniziativa volta alla valorizzazione e alla conservazione del patrimonio naturale e culturale favorisce altresì una mobilità e un turismo ecosostenibile;

in un'ottica di riqualificazione dell'ambiente urbano ed extraurbano, la conversione di vecchie ferrovie in disuso e di antiche strade in piste ciclabili e "greenway" potrebbe rappresentare una soluzione per contrastare l'abbandono e il degrado ambientale, valorizzando la portata storica, architettonica e paesaggistica delle aree interessate;

all'uopo, l'art. 8 della legge 19 ottobre 1998, n. 366, recante "Norme per il finanziamento della mobilità ciclistica", prevede che "L'area di sedime delle ferrovie dismesse o in disuso è utilizzata prioritariamente per la realizzazione di piste ciclabili. Alle regioni è demandato il compito di individuare i tracciati ferroviari utilizzabili a tal fine e di programmare la realizzazione di itinerari ciclabili ad uso turistico seguendo i tracciati medesimi". Al comma 2 viene inoltre previsto: "Gli argini dei fiumi e dei torrenti possono essere utilizzati, fatto salvo il rispetto della normativa vigente, per la realizzazione di piste ciclabili";

la rete di ciclovie nazionali include, ad oggi, circa 18.000 chilometri di strade ciclabili, 18 itinerari e 50 "ciclovie di qualità", che consentono la fruizione turistica dei paesaggi e delle città in bicicletta;

considerato che:

la qualità e la diversità dei paesaggi locali, regionali e nazionali, nonché europei, rappresentano un inestimabile patrimonio comune della collettività per la cui salvaguardia, gestione e pianificazione occorre cooperare in maniera continuativa;

ai sensi dell'art. 5 della "Convenzione europea sul paesaggio", resa esecutiva nel nostro ordinamento con legge 9 gennaio 2006, n. 14, ogni parte aderente "si impegna a: a) riconoscere giuridicamente il paesaggio in quanto componente essenziale del contesto di vita delle popolazioni, espressione della diversità del loro comune patrimonio culturale e naturale e fondamento della loro identità; b) stabilire e attuare politiche paesaggistiche volte alla protezione, alla gestione, alla pianificazione dei paesaggi tramite l'adozione delle misure specifiche (...); c) avviare procedure di partecipazione del pubblico, delle autorità locali e regionali e degli altri soggetti coinvolti nella definizione e nella realizzazione delle politiche paesaggistiche (...); d) integrare il paesaggio nelle politiche di pianificazione del territorio, urbanistiche e in quelle a carattere culturale, ambientale, agricolo, sociale ed economico, nonché nelle altre politiche che possono avere un'incidenza diretta o indiretta sul paesaggio";

secondo quanto riportato nella comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni sul piano d'azione sulla mobilità urbana del 30 settembre 2009, "oggi le aree urbane devono affrontare, da un lato, la sfida di garantire la sostenibilità dei trasporti in termini di tutela dell'ambiente (emissioni di CO2, inquinamento atmosferico e acustico) e di concorrenza (congestione) e, dall'altro, le questioni sociali, che comprendono la necessità di rispondere a problemi sanitari e tendenze demografiche, favorire la coesione economica e sociale e prendere in considerazione le esigenze delle persone a mobilità ridotta, delle famiglie e dei bambini";

è evidente, dunque, che prevedere la realizzazione di progetti di mobilità dolce, con particolare riferimento ai percorsi cicloturistici di dimensione sovraregionale, che assicurino il maggior livello di riduzione di emissioni di anidride carbonica, dovrebbe essere una delle priorità del piano straordinario della mobilità turistica, di cui all'articolo 11, comma 1, del decreto-legge 31 maggio 2014, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 luglio 2014, n. 106;

ritenuto che:

a livello europeo sono presenti diverse esperienze interessanti nell'ambito della mobilità sostenibile e, in particolare, del riutilizzo di linee ferroviarie abbandonate. Il progetto spagnolo "Vías verdes", avviato nei primi anni '90, è stato predisposto con la finalità di sviluppare e valorizzare reti viabili dismesse per destinarle ad un traffico non motorizzato. Attraverso una sinergia collaborativa instauratasi tra i comparti dell'amministrazione pubblica competente, le compagnie ferroviarie, le associazioni coinvolte e la cittadinanza, è stato promosso e realizzato un riutilizzo ecoturistico di gran parte dei tracciati inutilizzati della rete ferroviaria spagnola;

in Belgio, a partire dal 1997, è stato intrapreso e portato avanti un programma, chiamato successivamente RAVeL (Réseau autonome de voies lentes), volto a realizzare una rete indipendente di percorsi dedicati al traffico "lento", mediante l'utilizzo delle ferrovie dismesse e delle alzaie dei canali;

la National cycle network, una rete di piste ciclabili che si estende in gran parte del Regno Unito, creata dall'organizzazione Sustainable transport e sovvenzionata dai proventi della lotteria nazionale per circa 60 milioni di euro, mediante la riqualificazione di vecchi percorsi pedonali, ferrovie in disuso, strade minori, argini di corsi d'acqua o strade con poco traffico, ha permesso la realizzazione di un tipo di mobilità alternativa a quella a motore;

in Francia, nella regione della Bretagna, è stata recuperata una vecchia ferrovia in disuso, così creando 26 chilometri di piste ciclopedonali, il cui numero di fruitori è cresciuto da zero nel 2003 a 23.000 nel 2008;

a Berlino, dall'intersezione di 3 linee ferroviarie ormai in disuso, tra i due distretti, fortemente edificati, di Kreuzberg e Schöneberg, è stato creato un parco di 26 ettari di verde e di aree attrezzate nel quale, a rafforzamento della riconoscibilità e della memoria storica cittadina, sono presenti reliquie ferroviarie ancora visibili;

esiste, inoltre, a livello europeo, una rete ciclabile chiamata EuroVelo, la quale si inserisce in un progetto gestito dalla Federazione europea dei ciclisti (ECF), in collaborazione con partner nazionali e regionali, che incorpora in un'unica rete europea percorsi nazionali e regionali e che vanta oltre 45.000 chilometri di piste ciclabili;

considerato, inoltre, che:

in Italia, il recupero delle ferrovie in disuso è parzialmente avvenuto su iniziativa di Istituzioni per lo più provinciali e, in alcune realtà comunali, con il supporto di alcune associazioni locali, le cui attività più significative sono di seguito elencate: il recupero come pista ciclabile dell'ex ferrovia Modena-Vignola nel tratto San Lorenzo di Castelnuovo-Spilamberto (7 chilometri), realizzato dalla Provincia di Modena; il recupero come percorso sterrato dell'ex ferrovia Rocchette-Asiago, realizzato dalla Associazione artigiani di Asiago (Vicenza); il recupero come percorso sterrato, in estate, e pista per lo sci di fondo, in inverno, della linea ferroviaria dismessa Dobbiaco-Cortina, nel tratto Dobbiaco-lago di Dobbiaco (5 chilometri), in provincia di Belluno; il recupero come percorso ciclo-pedonale dell'ex ferrovia Caltagirone-S. Michele di Ganzaria (Catania) per un tratto di circa 8 chilometri; il recupero di un tratto della vecchia linea ferroviaria dismessa tra Ponte e Benevento di circa 7 chilometri;

attualmente, i progetti in fase di realizzazione nel territorio nazionale risultano essere: il progetto di recupero delle ex ferrovie Modena-Vignola (per la parte non ancora realizzata) e Modena-Mirandola-Finale Emilia (40 chilometri), portato avanti dalla Provincia di Modena; il progetto di conversione in pista ciclabile del tratto Prato Isarco-Ponte Val Gardena (16 chilometri) della linea ferroviaria Verona-Brennero abbandonato negli ultimi anni in seguito alla realizzazione di una variante di tracciato, promosso dalla Provincia di Bolzano; i progetti di recupero come piste verdi delle vecchie linee a scartamento ridotto della Sicilia occidentale (Palermo-S. Carlo, Burgio-Castelvetrano e Salemi-S. Ninfa), promossi dall'Azienda autonoma provinciale del turismo di Palermo; il progetto di recupero come pista ciclabile dell'ex ferrovia Fiuggi-Paliano (22,5 chilometri), promosso dalla Regione Lazio; il progetto di recupero della linea ferroviaria Treviso-Ostiglia, lunga ben 116 chilometri, che la Regione Veneto vuole convertire in una pista ciclabile a valenza interprovinciale;

secondo quanto diffuso da Ferrovie dello Stato, al momento "sono circa 1.700 le stazioni impresenziate della Rete Ferroviaria Italiana che il Gruppo FS sta concedendo tramite contratti di comodato d'uso gratuito alle associazioni e ai comuni affinché siano avviati progetti sociali che abbiano ricadute positive sul territorio e per la qualità dei servizi offerti nelle stesse stazioni";

l'articolo 11, comma 3, del decreto-legge n. 83 del 2014 già prevede che, per favorire la realizzazione di percorsi pedonali, ciclabili, equestri, mototuristici, fluviali e ferroviari, le case cantoniere, i caselli e le stazioni ferroviarie o marittime, le fortificazioni e i fari, nonché ulteriori immobili di appartenenza pubblica non utilizzati o non utilizzabili a scopi istituzionali, possono essere concessi in uso gratuito, con acquisizione delle eventuali migliorie, senza corresponsione di alcun corrispettivo, al momento della restituzione del bene, mediante procedura ad evidenza pubblica nella quale sia riconosciuta adeguata rilevanza agli elementi di sostenibilità ambientale, efficienza energetica e valutazione dell'opportunità turistica, a imprese, cooperative e associazioni, costituite in prevalenza da soggetti fino a 40 anni, con oneri di manutenzione straordinaria a carico del concessionario,

impegna il Governo:

1) a promuovere, conformemente alla disciplina nazionale ed internazionale vigente in materia, il recupero funzionale delle infrastrutture ferroviarie in disuso da almeno 5 anni, sostenendo la realizzazione di sistemi di mobilità a basso o nullo impatto ambientale, quali la mobilità ciclistica e ciclo-pedonale, tali da favorire il benessere individuale e sociale, nonché l'attività motoria e ricreativa, in particolare per bambini, disabili ed anziani e da cui non derivi in alcun modo l'interruzione di collegamenti ferroviari fra i territori attualmente serviti dalla Rete ferroviaria italiana;

2) a prevedere, nell'ambito della redazione del piano straordinario della mobilità turistica, di cui all'articolo 11 del decreto-legge n. 83 del 2014, la realizzazione di corridoi e di reti di mobilità dolce;

3) a garantire, nell'ambito del piano strategico nazionale per lo sviluppo del turismo in Italia, la previsione di forme di turismo sostenibile, mediante un'adeguata offerta di infrastrutture, di collegamenti e di percorsi turistico-culturali, sottraendo al degrado e all'incuria molte aree del Paese, e il potenziamento di servizi di accoglienza e di informazione turistica volti a valorizzare le risorse naturalistiche e storiche, nazionali e locali;

4) a prevedere misure, anche di carattere normativo, che promuovano ed incentivino l'importante funzione svolta dall'associazionismo operante in ambito turistico-culturale, al fine di migliorare la fruizione pubblica del patrimonio paesaggistico e culturale che caratterizza ampie aree del Paese.

(1-00360)