• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
S.4/00148 ANITORI, AIROLA, BATTISTA, BENCINI, BERTOROTTA, BIGNAMI, BLUNDO, BOCCHINO, BOTTICI, BUCCARELLA, BULGARELLI, CAMPANELLA, CAPPELLETTI, CASALETTO, CASTALDI, CATALFO, CIAMPOLILLO, CIOFFI, COTTI,...



Atto Senato

Interrogazione a risposta scritta 4-00148 presentata da FABIOLA ANITORI
mercoledì 8 maggio 2013, seduta n.020

ANITORI, AIROLA, BATTISTA, BENCINI, BERTOROTTA, BIGNAMI, BLUNDO, BOCCHINO, BOTTICI, BUCCARELLA, BULGARELLI, CAMPANELLA, CAPPELLETTI, CASALETTO, CASTALDI, CATALFO, CIAMPOLILLO, CIOFFI, COTTI, CRIMI, DE PIETRO, DE PIN, DONNO, ENDRIZZI, FATTORI, FUCKSIA, GAETTI, GAMBARO, GIARRUSSO, GIROTTO, LEZZI, LUCIDI, MANGILI, MARTELLI, MARTON, MOLINARI, MONTEVECCHI, MORONESE, MORRA, MUSSINI, NUGNES, ORELLANA, PAGLINI, PEPE, PETROCELLI, PUGLIA, ROMANI Maurizio, SANTANGELO, SCIBONA, SERRA, SIMEONI, TAVERNA, VACCIANO - Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri per la pubblica amministrazione e la semplificazione e dell'economia e delle finanze - Premesso che:

dalla relazione sulla gestione finanziaria dell'Istat per il biennio 2010-2011, diffusa il 15 febbraio 2013 dalla Sezione controllo enti della Corte dei conti, i magistrati contabili muovono severe critiche all'operato dell'Istituto nazionale di statistica (Istat), ente pubblico di ricerca finanziato dallo Stato in via ordinaria;

in particolare, i giudici contabili evidenziano, tra l'altro, che l'Istat, avendo riportato un disavanzo finanziario di competenza negli esercizi 2009, 2010 e 2011 per oltre 55 milioni di euro, dovrebbe essere commissariato, ai sensi e per gli effetti dell'art. 15, comma 1-bis, del decreto-legge n. 98 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 111 del 2011;

tale disposizione detta infatti che nei casi in cui il bilancio di un ente sottoposto alla vigilanza dello Stato presenti una situazione di disavanzo di competenza per 2 esercizi consecutivi (nel caso dell'Istat i conti sono in rosso almeno dal 2008), i relativi organi, ad eccezione del collegio dei revisori o sindacale, decadono ed è nominato un commissario;

nonostante la situazione di bilancio deficitario, la spesa per l'acquisizione di beni di consumo e servizi, come riportato nel settimanale on line "Il Foglietto della Ricerca" il 26 giugno 2012, è aumentata di circa il 25 per cento, passando dai 26 milioni di euro del 2010 agli oltre 31 milioni del 2011;

ad essere lievitati sono stati anche i costi per l'effettuazione di indagini statistiche affidate a società esterne con contratti gestiti in maniera a giudizio degli interroganti quantomeno disinvolta;

considerato che, per quanto risulta agli interroganti:

dal rendiconto consuntivo dell'Istat si ricava che le spese per la raccolta e prima elaborazione dei dati a cura di enti pubblici e privati, relativamente alle indagini demo-sociali nel 2011 sono risultate pari a 14,9 milioni di euro, il doppio di quelle iscritte per la medesima voce nel rendiconto 2008, quando ammontavano a 7,4 milioni di euro;

significativa, al riguardo, è la vicenda di due appalti, risalenti al 2011, per la conduzione di indagini statistiche, in parte con il metodo Capi (computer assisted personal interview) e, in parte, con il metodo Cati (computer assisted telephon interview), per un totale di quasi 18 milioni di euro (Iva compresa);

l'Istat avrebbe giustificato il passaggio al metodo Capi e a tecniche miste per le indagini sulle famiglie con l'opportunità di contenere i tempi delle fasi di raccolta dei dati;

il ricorso all'appalto con il metodo Capi è avvenuto nonostante il clima di austerity del Paese e le ristrettezze economiche anche dell'Istat, che forse avrebbero dovuto consigliare scelte meno onerose, atteso che si è avuto un aumento esponenziale dei costi ed un peggioramento, per le indagini periodiche, in termini di tempestività a causa del prolungamento della fase di raccolta dei dati;

oggetto del primo appalto, per un importo contrattuale di circa 4 milioni di euro (Iva inclusa), erano: "Indagine sulle professioni", "Indagine sulla condizione e integrazione sociale dei cittadini stranieri", "Indagine pilota sui consumi delle famiglie" e "Indagine sulle discriminazioni per genere, orientamento sessuale, origini etniche", tutte con carattere di occasionalità;

in particolare per il primo appalto, stipulato il 3 marzo 2011, si stabiliva che il pagamento delle prestazioni effettivamente svolte sarebbe avvenuto per l'indagine sulle professioni: 1) in via posticipata, su base trimestrale, su fattura di importo pari al 90 per cento dell'importo relativo alle interviste utili effettuate nel trimestre di riferimento; 2) al termine delle prestazioni contrattuali, su fattura di importo pari al 10 per cento dell'importo di tutte le interviste utili effettuate e non ancora fatturate. Per le altre tre indagini (stranieri-pilota consumi-discriminazioni), in via posticipata al termine dell'attività contrattuale, in base alle interviste utili effettuate;

totalmente disattesi sono risultati i tempi di ultimazione delle indagini per le rilevazioni affidate col primo dei due appalti. L'indagine sugli stranieri si è conclusa solo nei primi mesi del 2013 rispetto al previsto maggio 2011; l'indagine sulle professioni, da effettuarsi per contratto tra giugno 2011 e agosto 2012, sembra essere stata ultimata solo da qualche settimana; l'indagine pilota sui consumi delle famiglie, che doveva servire a testare il nuovo questionario, la nuova tecnica di somministrazione e la nuova rete di rilevazione e doveva essere effettuata in un solo mese su 1.000 famiglie residenti in un numero limitato di comuni, ha raccolto informazioni soltanto dal 50 per cento del campione nonostante si sia prolungata per circa 6 mesi;

è ancor più grave che il 19 aprile 2011, quando era da poco iniziata e ben lontana dalla conclusione la rilevazione per l'indagine pilota sui consumi delle famiglie, l'Istat sottoscriveva il contratto quadriennale per lo svolgimento della relativa indagine definitiva, così rendendo del tutto inutile la sperimentazione, che si è di fatto risolta in quello che appare come uno spreco di risorse;

infatti il secondo appalto, per un importo contrattuale di circa 14 milioni di euro (Iva inclusa), stipulato appunto il 19 aprile 2011, riguardava le indagini periodiche su "reddito e condizioni di vita" e sui "consumi delle famiglie", e aveva un orizzonte temporale di 4 anni;

per il secondo appalto, si stabiliva che il pagamento delle prestazioni effettivamente svolte sarebbe avvenuto per l'indagine sui consumi delle famiglie: 1) in via posticipata, su base bimestrale, su fattura di importo pari al 90 per cento dell'importo relativo alle interviste utili effettuate nel trimestre di riferimento; 2) al termine delle prestazioni contrattuali, su fattura di importo pari al 10 per cento dell'importo di tutte le interviste utili effettuate e non ancora fatturate. Per l'indagine su reddito e condizioni di vita, in via posticipata, per ciascun anno, in base alle interviste utili effettuate;

in particolare, l'indagine su reddito e condizioni di vita 2011, avviata senza sperimentazione alcuna, doveva concludersi entro il mese di settembre dello stesso anno (prima del censimento generale della popolazione), ma ha visto la luce, e solo per chiusura lavori, il 31 marzo 2012; analogo discorso per l'indagine su reddito e condizioni di vita 2012, la cui chiusura è avvenuta il 1° marzo 2013; con la conseguenza, tutt'altro che positiva, che tali ritardi costringono a rilevare informazioni sui redditi in un arco temporale a cavallo tra due anni, con conseguenze negative sulla qualità dei risultati;

ad aggravare la situazione, ci sono poi le disposizioni contrattuali, metodicamente disattese, le quali prevedevano differenti condizioni di pagamento;

la società aggiudicataria dei due appalti, la Unicab Italia SpA in raggruppamento temporaneo di imprese con Doxa SpA, dopo alcuni mesi dalla sottoscrizione dei due contratti, ha chiesto all'Istat di rivedere i termini di pagamento, anticipandone la scadenza, senza peraltro motivare alcunché;

con due atti aggiuntivi, sottoscritti nello stesso giorno (10 maggio 2012) i contratti principali sono stati emendati in parte qua, con la conseguenza che i pagamenti posticipati per ciascun anno sono stati anticipati; quelli con scadenza trimestrale sono diventati bimestrali e quelli bimestrali mensili, e ciò a valere per tutti gli anni di validità dei contratti stessi;

sembra che tali singolari dinamiche contrattuali non fossero state rese note preventivamente a tutti i potenziali partecipanti alle gare milionarie, per cui non è dato sapere se la platea di costoro sarebbe stata la stessa o più ampia di quella che in effetti è stata, con ricadute tutt'altro che irrilevanti sulle offerte presentate;

sta di fatto che l'Istat, aderendo supinamente alla richiesta della società Unicab, ha deliberato una riprogrammazione dei pagamenti in melius per la medesima società;

ad oggi, resta da capire quale vantaggio abbia tratto l'Istat dalla riprogrammazione dei pagamenti e, viste le situazioni relative ai tempi di esecuzione lavori, se anche le altre condizioni contrattuali, qualità della fornitura in primis, siano state o meno rispettate,

si chiede di sapere:

se al Governo risulti che quanto rappresentato corrisponde al vero;

quali risultino essere le ragioni per le quali l'Istat, pur avendo riportato un disavanzo finanziario di competenza negli esercizi 2009, 2010 e 2011, per oltre 55 milioni di euro, non sia stato commissariato, ai sensi e per gli effetti dell'art. 15, comma 1-bis, del decreto-legge n. 98 del 2011, come segnalato anche dalla Corte dei conti;

se risulti che la condotta dell'Istat in ordine all'affidamento e, soprattutto, alla gestione degli appalti alla società Unicab sia stata conforme alle norme in materia;

se non ritengano che la variazione in melius dei tempi di pagamento delle prestazioni effettuate non abbia potuto costituire un ingiusto vantaggio per la società che ne ha beneficiato;

quali provvedimenti si intendano sollecitare e adottare nei confronti dei dirigenti che eventualmente saranno ritenuti responsabili.

(4-00148)