Testo MOZIONE
Atto a cui si riferisce:
S.1/00363 premesso che:
con la sigla OGM si identificano gli organismi geneticamente modificati, siano essi animali o vegetali, il cui materiale genetico è stato alterato attraverso l'utilizzo di...
Atto Senato
Mozione 1-00363 presentata da JOHANN KARL BERGER
martedì 16 dicembre 2014, seduta n.366
BERGER, ZELLER, PANIZZA, FRAVEZZI, LANIECE, CASALETTO, CONTE, CIRINNA', DE PIN, GAMBARO, GINETTI, Giovanni MAURO, MASTRANGELI, NACCARATO, ORELLANA, PAGLIARI, PEZZOPANE, PUPPATO, RIZZOTTI, SCAVONE, VACCARI - Il Senato,
premesso che:
con la sigla OGM si identificano gli organismi geneticamente modificati, siano essi animali o vegetali, il cui materiale genetico è stato alterato attraverso l'utilizzo di tecniche ingegneristiche;
la comunità scientifica non ha ancora espresso una posizione univoca riguardo agli effetti sulla salute umana degli OGM;
la mancanza di una certezza scientifica che permetta di escludere ragionevolmente la presenza dei rischi identificati e quella di una valutazione scientifica, realizzata in modo rigoroso e completo sulla base di tutti i dati esistenti presenta opposte posizioni tra chi ritiene che non si abbiano rischi e quanti affermano che i pericoli che scaturiscono da manipolazioni genetiche siano di gran lunga superiori agli eventi benefici;
l'interesse e le preoccupazioni del settore agricolo per gli OGM sono connessi alla produzione e alla commercializzazione alimentare e mangimistica ed alla stretta connessione tra questa e la tutela e sicurezza dei consumatori e dell'ambiente;
lo sviluppo dell'agricoltura transgenica rispetto all'incertezza delle valutazioni scientifiche sulla potenziale tossicità degli OGM appare in contrasto con il principio di precauzione che l'Unione europea pone a tutela della salute umana e con una strategia di gestione del rischio nei casi in cui si evidenzino indicazioni di effetti negativi sull'ambiente o sulla salute degli esseri umani, degli animali e delle piante;
il quadro legislativo di riferimento in materia di OGM è attualmente costituito da una ricca rete di provvedimenti comunitari, che hanno affrontato il tema in ragione della necessità di assicurare la tutela e la sicurezza dei consumatori, nonché la tutela dell'ambiente preservandone la biodiversità;
i provvedimenti di maggior rilievo per il settore agricolo, perché regolano la possibilità di coltivare OGM, sono la direttiva 2001/18/CE (sull'emissione deliberata nell'ambiente e sull'immissione in commercio di OGM), e il regolamento (CE) n. 1829/2003 (sugli alimenti e sui mangimi OGM). Le disposizioni sono completate dai decreti legislativi di attuazione di ogni Stato membro dell'UE;
ai decreti legislativi va aggiunto il provvedimento più rilevante adottato dall'Italia in materia di OGM in agricoltura, il decreto-legge n. 279 del 2004, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 5 del 2005, che ha introdotto una organica disciplina sulla coesistenza tra l'agricoltura transgenica, convenzionale e biologica;
il decreto-legge ha introdotto una sostanziale moratoria sull'utilizzo di OGM in agricoltura nel nostro Paese, destinata ad essere rimossa solo quando tutte le Regioni avessero adottato i piani regionali di coesistenza tra colture tradizionali, biologiche e transgeniche (ossia le regole tecniche volte ad evitare ogni forma di commistione e ad assicurare la separazione delle filiere produttive);
all'avvio della XVII Legislatura sono state presentate numerose mozioni presso entrambi i rami del Parlamento allo scopo di impedire semine OGM. La Camera ha discusso le mozioni nella seduta dell'11 luglio 2013 pervenendo all'approvazione di un testo unitario che chiedeva fondamentalmente l'intervento del Governo per l'attivazione della clausola di salvaguardia prevista dall'articolo 23 della direttiva 2001/18/CE, per scongiurare l'eventuale semina del mais Mon 810 (mozione 1-00015). Analogo intervento del Governo è stato chiesto da numerose mozioni del Senato, poi confluite nell'ordine del giorno unitario 9/1-00019/1 (G1-testo 3), approvato a seguito del dibattito svoltosi nella seduta del 21 maggio 2013;
l'Italia, a fine marzo 2013, ha infatti presentato la richiesta alla Commissione europea della sospensione d'urgenza dell'autorizzazione alla messa in coltura di sementi di mais Mon 810 (ex art. 34 del regolamento (CE) n. 1829/2003). Il Ministro della salute ha chiesto, inoltre, alla Commissione europea una nuova valutazione completa del Mon 810 alla luce delle ultime linee guida;
il decreto del 12 luglio 2013 adottato dal Ministro della salute di concerto con il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali e con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha poi provveduto a vietare in via provvisoria la coltivazione di varietà di mais Mon 810, proveniente da sementi geneticamente modificate, fino all'adozione di misure comunitarie di cui all'art. 54, comma 3, del regolamento (CE) n. 178/2002;
l'11 novembre 2014 la commissione Ambiente del Parlamento europeo ha votato la proposta di direttiva sulla regolamentazione degli Ogm che conferisce agli Stati membri il diritto di vietarne la coltivazione. Una delle novità più importanti è quella del criterio "ambientale" aggiunto dal Parlamento tra quelli che possono essere invocati per applicare uno stop nazionale agli Ogm. Un criterio che si aggiunge a quelli socioeconomici, di uso dei terreni e pianificazione urbana già contemplati dalla disposizione;
mentre, a soddisfazione dei firmatari del presente atto di indirizzo, il Parlamento europeo sta dando un segnale forte volendo conferire a ciascun Paese il diritto di vietare le coltivazioni transgeniche sul proprio territorio, anche quando sono state autorizzate a livello comunitario, dall'altro lato, contemporaneamente desta preoccupazione il TTIP (Transatlantic trade and investment partnership), un accordo in fase di negoziazione tra gli USA ed Europa che riguarda anche lo scambio di prodotti alimentari;
il partenariato transatlantico su commercio e investimenti (TTIP) è un accordo commerciale attualmente in fase di negoziazione tra l'Unione europea e gli Stati Uniti. I negoziati sono volti ad eliminare gli ostacoli commerciali (tariffe, normative inutili, restrizioni agli investimenti, eccetera) in una vasta gamma di settori economici, e dovrebbero portare ad una semplificazione dell'acquisto e della vendita di beni e servizi tra l'UE e gli USA;
molti agricoltori e consumatori sono preoccupati proprio per il settore dei prodotti farmaceutici, chimici e cosmetici e soprattutto per quello alimentare che rappresenta gran parte dei negoziati e in tutti quei settori in cui la regolamentazione mira sempre a garantire la sicurezza dei prodotti;
infatti in questi settori l'Unione europea si affida al cosiddetto principio di precauzione e al controllo amministrativo ex ante nello stabilire l'accesso al mercato dei prodotti innovativi come gli OGM, mentre gli Stati Uniti prediligono un approccio basato sui costi e i benefici e sul controllo ex post;
considerato che:
desta altresì preoccupazione il rischio di un allentamento degli standard ambientali e quelli del trattamento degli animali, che regolano le condizioni di vita negli allevamenti in batteria e in altre strutture per la produzione industriale di carne. Infatti, in Europa gli agricoltori vengono incoraggiati ad allevare gli animali in condizioni accettabili e a produrre per il mercato locale. Con il trattato transatlantico su commercio e investimenti potrebbe essere favorito il mercato globale a scapito di quello locale;
la diffusione di coltivazioni OGM potrebbe determinare profondi cambiamenti nella nostra agricoltura con pericoli non solo dal punto di vista della sicurezza ambientale e alimentare, ma anche sotto l'aspetto dell'omologazione con la possibilità di perdita delle nostre originalità e peculiarità;
il sistema agroalimentare italiano, incluso quello dell'agricoltura biologica, è una delle più importanti risorse da salvaguardare e potenziare perché rappresenta un punto di eccellenza dei nostri territori, essendo non solamente un settore destinato alla produzione di alimenti, ma anche un patrimonio unico di valori tradizionali che definiscono una parte della cultura e tradizione locale;
l'elevato standard di qualità dei prodotti tipici nazionali e dei sistemi agricoli locali (l'Italia è il primo produttore di prodotti biologici in Europa) rappresenta un valore aggiunto unico sul quale puntare, in grado di creare sinergie con il settore turistico nell'attuale momento di crisi. L'agricoltura italiana svolge, inoltre, un ruolo fondamentale per la difesa integrata del territorio e per la tutela del paesaggio;
a livello nazionale ed internazionale emerge il dato che proprio il prodotto genuino sia quello maggiormente richiesto e le cifre dicono che il comparto agroalimentare vale più del 15 per cento di prodotto interno lordo e anche sul mercato dell'esportazione i prodotti maggiormente presenti sul mercato sono proprio quelli tipici di qualità certificata,
impegna il Governo:
1) in questa fase di trattati sul partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti, a garantire che siano mantenuti il principio di precauzione e gli standard qualitativi e di sicurezza sui prodotti immessi nei mercati europei e ad adoperarsi affinché i negoziatori rappresentanti l'interesse dell'Italia difendano la specificità dei prodotti alimentari tipici italiani;
2) ad adoperarsi in tutte le sedi competenti affinché il negoziato con gli Stati Uniti difenda e salvaguardi, prima di ogni cosa, salute, sicurezza, livello di qualità dei prodotti agroalimentari, come anche specificità e valore socio- economico del settore agroalimentare italiano, anche attraverso la previsione della possibilità di poter vietare i prodotti OGM in Italia;
3) ad intervenire presso le competenti sedi europee affinché venga garantita per ciascun Stato membro la possibilità di vietare l'immissione nel proprio territorio di organismi geneticamente modificati;
4) ad incentivare la realizzazione di un modello agricolo ambientalmente sostenibile, valorizzando le produzioni dell'agricoltura biologica e garantendo la sicurezza e la qualità del modello agricolo ambientalmente sostenibile, anche attraverso l'intensificazione di un sistema di controllo e un sistema sanzionatorio efficiente e adeguato;
5) a tutelare e a rafforzare in ogni modo il valore culturale ed economico del settore agroalimentare dei prodotti italiani.
(1-00363)