• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
C.4/07395 l'attività conoscitiva e la funzione di controllo sull'operato del Governo rientrano tradizionalmente tra le principali prerogative attribuite al Parlamento dalla Carta costituzionale; ...



Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-07395presentato daDI VITA Giuliatesto diLunedì 22 dicembre 2014, seduta n. 356

DI VITA, GRILLO, MANTERO, SILVIA GIORDANO, LOREFICE, CECCONI, DALL'OSSO, NUTI, MANNINO, LUPO, DI BENEDETTO, TOFALO, LIUZZI, DE LORENZIS, BASILIO, TERZONI, GAGNARLI e CIPRINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento. — Per sapere – premesso che:
l'attività conoscitiva e la funzione di controllo sull'operato del Governo rientrano tradizionalmente tra le principali prerogative attribuite al Parlamento dalla Carta costituzionale;
il controllo parlamentare assume rilevante carattere politico, consistendo in un insieme di attività e di procedure attraverso le quali le Camere verificano l'azione del Governo e la sua rispondenza agli obiettivi stabiliti nelle leggi o in altri atti di indirizzo, e comporta il potere di far valere la responsabilità politica dell'Esecutivo mediante l'approvazione di una mozione di sfiducia;
ciò avviene, in special modo, attraverso le interrogazioni che deputati e senatori rivolgono ai Ministri;
molteplici e concorrenti sono le finalità degli atti di indirizzo e controllo, tra cui: formulare orientamenti al Governo; evidenziare problemi ed esigenze che non sono affrontate nell'attività legislativa, anche al fine di auspicare un intervento normativo; in particolare, se presentati dall'opposizione, esprimere valutazioni, critiche, denunce (nel caso della mozione di sfiducia, finalità sanzionatoria); richiamare l'attenzione del dibattito parlamentare e dell'opinione pubblica su questioni ritenute rilevanti; indurre il Governo ad assumere una posizione ufficiale sulla questione sollevata;
l'articolo 64, comma 4, della Costituzione, prevede il diritto dei Ministri, ma anche l'obbligo degli stessi su richiesta parlamentare, di assistere alle sedute e di essere sentiti su propria iniziativa;
ai sensi dell'articolo 128, comma 2, del Regolamento della Camera, l'interrogazione consiste nella semplice domanda, rivolta per iscritto, se un fatto sia vero, se alcuna informazione sia giunta al Governo, o sia esatta, se il Governo intenda comunicare alla Camera documenti o notizie o abbia preso o stia per prendere alcun provvedimento su un oggetto determinato;
il successivo articolo 129 del Regolamento stabilisce che le interrogazioni sono svolte dopo che siano trascorse due settimane dalla loro presentazione;
l'incaricato del Governo ha la facoltà di dichiarare di non poter rispondere indicandone il motivo. Se dichiara di dover differire la risposta, precisa in quale giorno, entro il termine di un mese, è disposto a rispondere (articolo 131);
nonostante la chiarezza e la perentorietà del dettato regolamentare, occorre segnalare che gran parte delle interrogazioni presentate spesso non ricevono risposta;
a confermare il dato è un articolo pubblicato il 1o settembre sul sito internet openpolis.it dal titolo «Interrogazioni, quei Ministri che non rispondono mai», di carattere prettamente statistico, in cui nello specifico si evidenzia come nel corso della XVII legislatura siano oltre diecimila le interrogazioni parlamentari in attesa di risposta su un totale di quindicimila presentate alla Camera e al Senato (http://blog.openpolis.it);
dopo un anno e mezzo di legislatura, dunque, oltre il 60 per cento delle interrogazioni restano in attesa di risposta e solo un terzo circa risulta andato buon fine;
di un certo rilievo, inoltre, sono i dati relativi al confronto fra i diversi Ministeri e membri del Governo chiamati a rispondere: ultima in classifica la Presidenza del Consiglio dei ministri, che su un totale di 633 interrogazioni, ha risposto solamente a 102 (16,11 per cento) lasciando oltre l'80 per cento di esse cadere nel vuoto; segue il Ministero della giustizia, con una percentuale di risposta del 17,53 per cento; terzo posto a quello dell'economia e delle finanze (24,93 per cento);
per l'espletamento della diversa funzione di indirizzo dell'azione del Governo le Camere utilizzano tre distinti strumenti: le mozioni, le risoluzioni e gli ordini del giorno di istruzione al Governo per l'attuazione delle leggi;
interpellato il 22 ottobre 2014 su alcune statistiche relative a quest'ultima tipologia di atti, segnatamente in relazione al numero degli atti di indirizzo segnalati ai Ministeri ai fini della loro attuazione, l'ufficio «Servizio per il controllo parlamentare» della Camera forniva alla prima firmataria i seguenti dati:
ordini del giorno: totale atti segnalati 2.450 totale atti attuati 92;
risoluzioni in Assemblea o in Commissione: totale atti segnalati 115, totale atti attuati 15;
mozioni: totale atti segnalati 186, totale atti attuati 18;
totale atti di indirizzo segnalati 2751, totale atti attuati 125;
l'ufficio «Servizio per il controllo parlamentare» forniva contestualmente le seguenti precisazioni in relazione ai dati trasmessi: 1) vengono segnalati ai Ministeri ritenuti competenti gli atti di indirizzi accolti dal Governo (nel caso degli ordini del giorno anche accolti come raccomandazione) e/o approvati dall'Assemblea o dalle Commissioni parlamentari; 2) i Ministeri cui è stato segnalato un atto di indirizzo possono dare attuazione all'impegno in esso contenuto senza che necessariamente tale attuazione venga comunicata alla Camera con nota indirizzata al servizio per il controllo parlamentare, non sussistendo alcun obbligo in tal senso;
a fronte di questi dati che, nonostante le anzidette precisazioni, ben si potrebbero definire sconfortanti nel loro complesso, preme ricordare in questa sede che gli atti di indirizzo e controllo rappresentano uno strumento principe del confronto democratico, rivolto in particolare all'opinione pubblica, potendo riuscire soprattutto a dare forte risonanza presso i mezzi di comunicazione a questioni rimaste in ombra o, viceversa, a portare nel dibattito parlamentare avvenimenti di attualità, su cui si concentra l'attenzione dei mezzi di comunicazione;
questo «malfunzionamento» contribuisce seriamente a depauperare e frustrare il lavoro di parlamentari che, in base alle proprie prerogative e attraverso gli strumenti forniti loro dalla legge, tentano di far emergere specifiche problematiche di rilievo nazionale attraverso appositi quesiti che però, purtroppo non di rado, restano inevasi, con conseguente alto senso di frustrazione e inutilità; ancor peggio qualora si tratti di atti di indirizzo, vincolanti per il Governo, che seppur approvati, ovvero accettati dalla maggioranza dei rappresentanti del popolo, non vengono successivamente attuati;
in tale ottica, la valutazione o la risposta del Governo rileva non tanto nel rapporto di indirizzo e controllo tra Parlamento e Governo quanto come posizione ufficiale che può essere fatta valere pubblicamente –:
se sia a conoscenza di quanto osservato in premessa;
se possa indicare precisamente quali siano attualmente le cause che contribuiscono a determinare tale elevato numero di atti di indirizzo e controllo inevasi;
quali attività governative anche di carattere normativo, siano state intraprese, o si intendano intraprendere, al fine di ottemperare alla citata normativa regolamentare e costituzionale;
se non ritenga che la problematica sollevata col presente atto, in sintesi identificabile nel restringimento delle prerogative parlamentari, possa determinare di riflesso un danno oggettivo ai cittadini italiani, conseguente alla limitazione di fatto della rappresentanza in Parlamento delle preoccupazioni e delle istanze dei medesimi, oltre a denotare in generale uno scarso senso di responsabilità degli organi istituzionali e di governo preposti a ottemperare agli obblighi scaturenti dalla disciplina relativa all'attività parlamentare di indirizzo e controllo. (4-07395)