• Testo ODG - ORDINE DEL GIORNO IN ASSEMBLEA

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Atto a cui si riferisce:
S.9/01698/017 considerato che: il disegno di legge in titolo, all'articolo 1, comma 124, rifinanzia il fondo previsto dal comma 1240, dell'articolo unico della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (Finanziaria...



Atto Senato

Ordine del Giorno 9/1698/17 presentato da VINCENZO SANTANGELO
venerdì 19 dicembre 2014, seduta n. 368

Il Senato,
considerato che:
il disegno di legge in titolo, all'articolo 1, comma 124, rifinanzia il fondo previsto dal comma 1240, dell'articolo unico della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (Finanziaria 2007), relativo alle missioni internazionali, per 850 milioni di euro per ciascuno degli anni 2015 e 2016. La mole di questo finanziamento induce a pensare che il Governo abbia già deciso di non disimpegnarsi militarmente dal teatro afgano;
la legge 1º ottobre 2014, n. 141, all'articolo 2, comma 3-bis recita: "Concluse le missioni in corso di cui ai commi 1, 2 e 3 del presente articolo alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, e comunque non oltre il 31 dicembre 2014, la partecipazione dell'Italia ad ulteriori missioni militari in Afghanistan sarà valutata dal Governo italiano in presenza di una eventuale formale richiesta del Governo afgano e di concerto con le organizzazioni internazionali coinvolte; di essa deve essere data preventiva comunicazione alle Camere, che adottano le conseguenti deliberazioni";
il 31 ottobre 2014 era ritenuto il termine ultimo per ritirare i 3000 metri lineari di materiali ancora presenti a Herat, in considerazione del fatto che al 31 dicembre 2014 avrà fine la missione ISAF (International Security Assistance Force) alla quale l'Italia partecipa dal dicembre 2001;
secondo informazioni di stampa sarebbero stati firmati il 1º ottobre a Kabul dal consigliere per la Sicurezza nazionale dell'Afghanistan, Hanif Atmar, e dall'ambasciatore Usa, James B. Cunningham gli accordi sulla "sicurezza" tra l'Afghanistan e gli Usa (Bsa) e l'Afghanistan e la Nato (Sofa - Status of force agreement);
la nuova missione, denominata Resolute Support, appare di fatto la continuazione dell'occupazione straniera dell'Afghanistan e i suoi contorni giuridici incerti - un accordo tra governo afghano e Usa e Nato - non sembrano sufficienti a garantire la copertura del diritto internazionale visto che tale missione non è stata autorizzata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite;
in assenza di alcuna comunicazione istituzionale del Governo al Parlamento italiano, discordanti e contradittorie appaiano le indiscrezioni di stampa che vedrebbero, a fronte di un impegno complessivo di 12.000 uomini della Nato nella nuova missione, un numero variabile tra i 500 e gli 800 militari italiani;
dall'inizio dell'invasione Usa a oggi sono 53 gli italiani morti in Afghanistan; la contabilità dei morti afghani dall'invasione militare straniera, in larghissima parte civili, è indefinita. Si parla di migliaia di morti, di generazioni di orfani e di invalidi, di un numero considerevole di vedove. La guerra ha esteso le sacche di povertà, tantissimi sono i campi minati e la popolazione continua a vivere nel terrore;
il processo di transizione democratica appare confuso, pasticciato, intriso dallo scontro tra clan. In particolare le Nazioni Unite si sono rifiutate di validare i risultati dell'elezioni presidenziali a causa degli innumerevoli brogli riscontrati. Anche per questo appare di dubbia legittimità lo stesso governo di unità nazionale formatosi tra i due principali contendenti alla presidenza della Repubblica,
impegna il Governo:
ad accelerare il ritiro del nostro contingente militare dall'Afghanistan comunicando agli altri partner della Nato l'indisponibilità italiana a partecipare alla nuova missione militare denominata Resolute Support.
(numerazione resoconto Senato G1.17)
(9/1698/17)
SANTANGELO, COTTI, MARTON, BULGARELLI, LEZZI, MANGILI