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Atto a cui si riferisce:
S.4/00641 FABBRI, ASTORRE, BENCINI, CIRINNA', GRANAIOLA, PAGLIARI, PEZZOPANE, PUGLISI, SOLLO, VILLARI, FATTORINI - Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo - Premesso che: i...



Atto Senato

Risposta scritta pubblicata nel fascicolo n. 059
all'Interrogazione 4-00641

Risposta. - In riferimento all'atto di sindacato ispettivo con il quale, nel riportare l'annoso dibattito tra il Comune di Pergola (Pesaro e Urbino) ed il Comune e la Provincia di Ancona circa la collocazione territoriale del gruppo statuario equestre dei "bronzi di Cartoceto", si chiede quali iniziative intenda adottare il Ministero per salvaguardare questa importante scoperta archeologica e garantire la sua permanenza nella sede del museo di Pergola, si rappresenta quanto segue.

La vicenda ha origine nel giugno 1946, quando, a seguito di un ritrovamento casuale in località Santa Lucia di Calamello, presso Cartoceto, nel comune di Pergola, veniva rinvenuto un gruppo scultoreo, d'età romano-imperiale.

Il complesso, restaurato dal fonditore artistico fiorentino Bruno Bearzi, veniva esposto al museo archeologico nazionale delle Marche di Ancona dal 1959 al 1972, anno in cui, a causa del terremoto, il museo doveva essere chiuso al pubblico.

Nel 1975 il bene veniva sottoposto ad un nuovo intervento conservativo presso il centro del restauro della Soprintendenza di Firenze.

Nel luglio 1988 i bronzi, restaurati, venivano riportati ad Ancona; per un'esposizione temporanea, in base ad appositi accordi presi tra le parti, venivano portati a Pergola il giorno 30 dello stesso mese. A ottobre dello stesso anno, alla scadenza del prestito, i detentori delle statue impedirono con la forza alla soprintendente, professoressa Delia Giuliana Lollini, e al personale tecnico specializzato, recatosi sul posto, di provvedere al trasferimento nella sede del museo nazionale delle Marche. A tale scopo veniva murata la porta d'ingresso della stanza contenente i bronzi e la stessa soprintendente veniva fatta oggetto di contestazioni e gravi offese in pubblico.

Il 30 giugno 1993, il Ministro pro tempore per i beni e delle attività culturali, Alberto Ronchey, assegnava i bronzi a Pergola; aveva inizio, quindi, una lunga vicenda giudiziaria, superata con la stipula di convenzioni tra le amministrazioni interessate nel 1999 e nel 2001, che hanno previsto un pendolarismo di almeno 2 anni per ogni sede. Nel gennaio 2002, il sottosegretario di Stato Vittorio Sgarbi ordinava il deposito dei bronzi a Pergola.

Il Tar Marche, con sentenza n. 1015/2003, annullava sia l'ordine del Sottosegretario di Stato che la disposizione della Soprintendenza, in quanto illegittimi, per vizio di carenza di istruttoria e di assenza di motivazione della scelta effettuata. In particolare, si rilevava l'assenza di argomentazioni circa le ragioni di tutela che avrebbero indotto a preferire la sede di Pergola e circa le ragioni preminenti che avrebbero dovuto giustificare la cancellazione dell'accordo firmato. In particolare il TAR evidenziava che 2 elementi costituiscono i criteri per ritenere palesemente infondata l'assegnazione dei bronzi a Pergola: l'esistenza ad Ancona, presso la Soprintendenza, di un laboratorio di restauro (non presente, invece, a Pergola) e la miglior raggiungibilità del capoluogo di regione, rispetto alla cittadina dell'entroterra. Elementi questi, oggettivamente apprezzabili sotto il profilo degli interessi pubblici alla conservazione e fruizione del bene curati dal Ministero.

Con sentenza n. 3066/2008, il Consiglio di Stato ha annullato la sentenza del TAR Marche, sul presupposto che l'accordo non fosse stato firmato dal Ministero.

Con la recente sentenza n. 6162 del novembre 2011, lo stesso Consiglio di Stato ha rescisso, con il rimedio straordinario della revocazione, la ricordata precedente sentenza n. 3066/2008, confermando quindi la validità della sentenza TAR Marche, in quanto la pronuncia del 2008 era stata l'effetto di un errore di fatto risultante dagli atti o documenti della causa (la sottoscrizione c'era e risultava dagli atti). Il Consiglio di Stato conclude dicendo che: "I provvedimenti statali impugnati in primo grado risultano viziati da eccesso di potere, poiché non hanno precisato perché lo spostamento dell'opera d'arte potrebbe nuocere in concreto alla sua conservazione e non ha motivato il perché sia stata individuata una sede museale, piuttosto dell'altra, resasi più volte disponibile". Il collegio ha ritenuto, quindi, che in sede di rivalutazione della questione (e fermo restando che ogni determinazione sul punto dovrà avere prioritariamente riguardo all'esigenza di preservare l'integrità del bene), nell'emanare gli ulteriori provvedimenti o in sede di ulteriori accordi, le amministrazioni coinvolte dovranno lealmente collaborare, al fine di individuare una soluzione allocativa (entro il termine di 4 mesi, decorrente dal deposito della sentenza), in coerenza con quanto previsto nell'accordo del 27 luglio 2001.

Le 2 sentenze (Consiglio di Stato n. 6162/2011 e TAR Marche n. 1015/2003) sono, pertanto, quelle che fanno definitivamente stato fra le parti (Ministero, Regione Marche, Province di Ancona e Pesaro e Urbino, Comuni di Ancona e Pergola).

In coerenza con quanto disposto dalla magistratura, la Direzione e la Soprintendenza competenti hanno convocato apposita riunione in data 9 maggio 2012, a cui hanno partecipato tutte le autorità citate, per discutere una soluzione condivisa. Tra le proposte esaminate, vi era anche quella di un pendolarismo "lungo", in modo da decidere, in coerenza con l'accordo del 2001, da un lato, e, dall'altro, di evitare spostamenti troppo frequenti. Si dava inoltre atto del parere, intervenuto nel frattempo, il 5 aprile 2012, del comitato di settore, che parla di preferenza per la "collezione archeologica più importante del territorio".

Sull'espressione "territorio" sono sorte diverse interpretazioni. In data 9 maggio 2012, la lettura del parere ha provocato una forte reazione dei rappresentanti del Comune di Pergola e Pesaro, che hanno immediatamente interpretato la frase come riferita ad Ancona, e dunque a loro "ostile". Successivamente, si è sostenuta anche un'altra interpretazione, a mente della quale si dovrebbe guardare al "museo territorialmente più vicino a Pergola". Si può notare che tale concetto di vicinanza non si riscontra, pero, nel parere del Comitato.

Onde evitare dibattiti fuorvianti, pare indispensabile che lo Stato, in nome del superiore interesse di cui è portatore, debba scrupolosamente muoversi nel sentiero tracciato dal giudice amministrativo, al di sopra delle eventuali rivendicazioni particolaristiche. In proposito occorre notare che gli enti interessati, come risulta da verbale, hanno chiesto un rinvio per esaminare il parere del comitato e valutare la proposta di mediazione. Occorre, pertanto, proseguire nell'attività di discussione e mediazione, come prescritto dall'autorità giudiziaria, per raggiungere un accordo "in coerenza con quello del 2001". Del resto, lo stesso parere del comitato del 5 aprile 2012 evidenziava l'opportunità di pervenire ad una soluzione di mediazione tra gli enti interessati, promossa dalla Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici delle Marche.

Dopo aver compiutamente ottemperato tale onere procedimentale, dandone atto in appositi verbali, ove non dovesse trovarsi conciliazione delle posizioni, il Ministero procederà ad una scelta che doverosamente terrà in conto prioritariamente le esigenze di conservazione e fruizione del bene.

Occorre in aggiunta segnalare che, in data 19 dicembre 2013, è stata inaugurata la sezione romana del museo archeologico nazionale delle Marche, nella sala intitolata a Giuliano de Marinis. In tale occasione, il soprintendente per i beni archeologici delle Marche, dottor Mario Pagano, ha tenuto un intervento in merito al tema "I bronzi dorati di Pergola: un enigma risolto. Le statue equestri di Licinius Murena, padre e figlio, e Terentia sorella di Varrone", offrendo spunti rilevanti e argomentati circa l'attribuzione e la provenienza del gruppo equestre.

Nello stesso museo archeologico nazionale, da tempo, è stata allestita una grande sala al piano terra dedicata ad accogliere il gruppo equestre, con apposita teca di cristallo, attualmente contenente i calchi in bronzo dell'opera.

BARRACCIU FRANCESCA Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali e per il turismo

14/10/2014