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Atto a cui si riferisce:
C.4/01683 sarebbe morto per asfissia, in seguito a una procedura di arresto troppo violenta da parte dei carabinieri: Bohli Kayes, l'immigrato tunisino di 35 anni, che ha perso la vita, il 6 giugno 2013,...



Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 19 novembre 2014
nell'allegato B della seduta n. 334
4-01683
presentata da
GIORDANO Silvia

Risposta. — La sera del 5 giugno 2013, in Riva Ligure, personale in servizio presso la stazione carabinieri di Santo Stefano al Mare ha tratto in arresto un tunisino di 36 anni, trovato in possesso di un involucro contenente circa 100 grammi di sostanza stupefacente.
Durante le fasi del suo accompagnamento presso la sede della menzionata fazione, l'arrestato ha accusato un malore ed è, purtroppo, deceduto nonostante l'intervento di personale del «118».
Successivamente, è stato effettuato l'esame autoptico, il cui esito è stato reso noto dal procuratore della Repubblica di Sanremo nel corso di una conferenza stampa che ha avuto luogo il 6 agosto 2013.
Lo stesso procuratore ha dichiarato che il decesso del tunisino è attribuibile a un «arresto cardiocircolatorio neurogenico secondario ad asfissia violenta da inibizione dell'espansione della gabbia toracica».
L'autorità inquirente ha, pertanto, instaurato un procedimento penale per omicidio colposo a carico dei tre militari che hanno proceduto all'arresto.
Le indagini preliminari si sono concluse con la richiesta, da parte della procura della Repubblica presso il tribunale di Imperia, di rinvio a giudizio, accolta dal giudice per l'udienza preliminare del tribunale d'Imperia che ha fissato l'udienza preliminare il prossimo 28 novembre.
In attesa della definizione del procedimento penale, i militari sono stati trasferiti presso altri reparti.
Riguardo, poi, alle iniziative da porre in essere per salvaguardare l'integrità fisica «di qualsiasi cittadino italiano o straniero, che sia nelle disponibilità delle istituzioni», già da tempo, le forze di polizia investono cospicue risorse nell'addestramento e nella formazione del proprio personale, al fine di fronteggiare al meglio quelle situazioni nelle quali potrebbe essere messa in pericolo l'incolumità del reo e/o, più in generale, la salute pubblica, evitando che possano in futuro verificarsi simili eventi.
Il Ministro della difesa: Roberta Pinotti.