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Atto a cui si riferisce:
S.4/01430 COMPAGNA - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Vice presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro degli affari esteri - Premesso che: ha appena avuto luogo una missione in...



Atto Senato

Risposta scritta pubblicata nel fascicolo n. 051
all'Interrogazione 4-01430

Risposta. - Camp Ashraf è stata una città militare dove per anni hanno militato oltre 3.000 fuoriusciti iraniani, inquadrati da Saddam Hussein nelle unità armate dei Mojahedin del popolo iraniano (MKO, MEK o CNRI Consiglio nazionale della resistenza iraniana), a lungo considerati organizzazione terroristica dall'Unione europea e dagli Stati Uniti. Il "delisting" dell'MKO è stato deciso dagli Stati Uniti nel settembre 2012 al solo fine di favorire una soluzione alla questione umanitaria dei profughi.

A seguito del memorandum di intesa del dicembre 2011 tra l'ONU e il Governo iracheno, quasi tutti i residenti del campo sono stati pacificamente trasferiti nel corso del 2012 in un altra località, Camp Liberty, ex base statunitense nei pressi dell'aeroporto di Baghdad (nel frattempo rinominato Camp Hurriya). In base agli impegni assunti dal Governo di Baghdad con le Nazioni Unite, questa soluzione è ritenuta provvisoria, e tutti i fuoriusciti iraniani ospitati nella nuova struttura dovranno al più presto lasciare definitivamente l'Iraq, Paese che non ha mai concesso loro alcun titolo legale di residenza. A seguito dell'eccidio avvenuto a Camp Ashraf il 1° settembre 2013 che ha causato 52 vittime, tutti i restanti rifugiati sono stati trasferiti definitivamente a Camp Hurriya-Camp Liberty.

Anche recentemente il senior advisor del segretario di Stato americano Kerry, Jonathan Winer, ha compiuto una visita in Italia per sensibilizzare sull'auspicata accoglienza del maggior numero possibile di dissidenti iraniani. Winer ha sottolineato la dimensione umanitaria della questione, oltre alle possibili implicazioni politiche nel quadro generale dei negoziati con l'Iran e del contesto geopolitico regionale. Ne deriva l'urgenza di evacuare il campo attraverso un progetto di accoglienza dei rifugiati rivolto ai principali partner europei, a cominciare dall'Italia.

Il Governo italiano ha sempre sostenuto e continuerà a sostenere il ruolo svolto dalle Nazioni Unite nella soluzione della vicenda per rispondere ai ripetuti appelli dell'ONU e per l'esigenza di sostenere il Governo di Baghdad in questa delicata fase politica. Ad oggi, sono state accolte in Italia 15 persone, dando priorità ai casi che necessitavano di assistenza medica. In particolare nel settembre 2011, a seguito di una risoluzione parlamentare con la quale si impegnava il Governo ad accogliere un gruppo di feriti di Camp Ashraf, è stato consentito l'ingresso nel nostro Paese a 4 persone per assicurare loro cure mediche nel quadro di una collaborazione fra la Farnesina e la Regione Lazio.

Nel 2013, in stretta collaborazione con l'UNHCR, si è contribuito promuovere, d'intesa con il Viminale, un ulteriore gesto di accoglienza in favore dei residenti di Camp Ashraf e Camp Liberty con l'arrivo in Italia, nel marzo 2014, degli ultimi 7 rifugiati. Un gruppo di lavoro tecnico ad hoc composto da rappresentanti del Viminale e della Farnesina sta continuando a lavorare sulle modalità tecniche che consentano di completare le operazioni necessarie per l'identificazione ed il trasferimento in Italia di ulteriori gruppi di rifugiati, senza rischi per la nostra sicurezza nazionale. Si tratta di persone che hanno precedenti legami con il nostro Paese e alle quali, negli anni '80 e '90, era stato riconosciuto lo status di rifugiato. L'ambasciata d'Italia a Baghdad è impegnata da tempo in una serie di visite consolari al fine di raccogliere maggiori elementi di informazione, riservando la priorità ai casi umanitari, alle persone maggiormente bisognose di assistenza ed alle donne.

PISTELLI LAPO Vice ministro degli affari esteri

21/07/2014