Testo della risposta
Atto a cui si riferisce:
C.5/03117 la rete distributiva dei carburanti in Italia è caratterizzata ormai da decenni da un numero eccessivo di impianti (circa 23 mila punti vendita) non giustificabile per i nostri consumi rispetto...
Atto Camera
Risposta scritta pubblicata Giovedì 24 luglio 2014
nell'allegato al bollettino in Commissione X (Attività produttive)
5-03117
Il Ministero dello sviluppo economico, attraverso il Tavolo tecnico sulla distribuzione dei carburanti, ha elaborato nel tempo diverse possibili misure volte alla razionalizzazione della rete di distribuzione sia ordinaria che autostradale. Tali misure sono state inserite nel disegno di legge citato dall'On.le Interrogante e costituiscono il risultato di un approfondito dibattito all'interno del predetto Tavolo tecnico cui partecipano tutti gli operatori del settore, Regioni, ANCI, Organizzazioni sindacali (FAIB CONFESERCENTI, FE.GI.CA CISL e FIGISC CONFCOMMERCIO) e le Associazioni di settore (ASSOPETROLI, ANCC COOP, ANCD CONAD, FEDERDISTRIBUZIONE, GRANDI RETI e UNIONE PETROLIFERA). Lo scopo è quello di realizzare un'ampia condivisione e concertazione di norme tese ad avviare una più incisiva ristrutturazione del settore.
Tale ristrutturazione è ritenuta da molti non più rinviabile, a causa del forte calo dei consumi di carburante e della numerosità dei punti vendita: infatti da una parte vi è una piena liberalizzazione per l'apertura di nuovi punti vendita e dall'altra il mercato è in sofferenza per l'eccessiva numerosità degli stessi, tra cui alcuni ancora aperti benché incompatibili, come osservato dall'onorevole interrogante.
Se vi sono ancora impianti aperti «incompatibili», significa che non è stata compiutamente applicata la normativa che è stata introdotta nel 2011 e nel 2012, finalizzata a un'accelerazione della chiusura dei suddetti impianti.
A tal proposito si segnala l'articolo 28 del decreto-legge 6 luglio 2011 n. 98 convertito con modificazioni dalla legge 15 luglio 2011 n. 111 che, al comma 3, prevede che «entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano emanano indirizzi ai Comuni per la chiusura effettiva degli impianti dichiarati incompatibili ai sensi del decreto del Ministro delle attività produttive in data 31 ottobre 2001, nonché ai sensi dei criteri di incompatibilità successivamente individuati dalle normative regionali di settore». Al comma 4, invece, si prevede che «comunque, i Comuni che non abbiano già provveduto all'individuazione ed alla chiusura degli impianti incompatibili ai sensi del decreto del Ministro delle attività produttive in data 31 ottobre 2001 o ai sensi dei criteri di incompatibilità successivamente individuati dalle normative regionali di settore, provvedono in tal senso entro 120 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, dandone comunicazione alla Regione ed al Ministero dello sviluppo economico».
Inoltre poi con il decreto-legge 24 gennaio 2012 n. 1, convertito con modificazioni dalla legge 24 marzo 2012 n. 27, con le disposizioni dell'articolo 17 si è ulteriormente inciso in materia, introducendo un'aggiuntiva prescrizione al predetto comma 4 dell'articolo 28, sancendo che «I Comuni non rilasciano ulteriori autorizzazioni o proroghe di autorizzazioni relativamente agli impianti incompatibili».
Circa la ristrutturazione della rete si evidenzia, inoltre, che anche la posizione espressa dall'Autorità Garante per la Concorrenza ed il Mercato, nella recente segnalazione al Governo e al Parlamento per la legge annuale sulla concorrenza, vede con favore il processo avviato dal MiSE per la liberalizzazione del settore.
In particolare l'Autorità ritiene che sia necessario proseguire nel processo di eliminazione degli ultimi ostacoli ad una piena libertà di entrata ed uscita dal settore, di abbattimento dei costi connessi all'inefficienza della rete di distribuzione, di eliminazione dei residui vincoli alla selfizzazione e alla vendita di prodotti non oil presso gli impianti di distribuzione, soprattutto nel settore della vendita dei tabacchi.
Nella citata segnalazione l'Autorità Garante per la Concorrenza ed il Mercato osserva che le misure reintrodotte per la vendita dei tabacchi (in particolare dall'articolo 28, comma 8, lettera b) del decreto-legge n. 98/11, come modificato dall'articolo 8, comma 22-bis, del D.L: n. 16/2012, e del decreto ministeriale n. 38/2013 del MEF) sono in evidente contrasto con le misure di liberalizzazione contenute nel decreto-legge n. 201/2011 (c.d. Salva Italia), convertito dalla Legge n. 214/2011, dal momento che introducono di fatto un requisito di superficie minima qualora presso il locale siano commercializzati anche altri beni oltre ai tabacchi.
Tenuto conto dei suggerimenti pro concorrenziali dell'Antitrust, si ritiene, quindi, necessario per la ristrutturazione della rete ripartire da quel primo risultato del lavoro ministeriale del Tavolo tecnico sulla distribuzione carburanti che era approdato nel Consiglio dei Ministri a fine 2013, proprio per realizzare le finalità auspicate dall'onorevole interrogante.
In particolare si ritiene necessario riavviare la concertazione dalle misure sulle quali si era riscontrato un consenso di base.
La ristrutturazione dovrà tener conto:
delle fattispecie di impianti incompatibili o insicuri;
di un obbiettivo di ristrutturazione comprendente la chiusura di n. 5.000 impianti della rete ordinaria;
di un accompagnamento, cioè di un sostegno sociale e ambientale, alle chiusure degli impianti attraverso indennizzi ai gestori uscenti e contributi per costi ambientali di ripristino dei luoghi;
di un rifinanziamento del Fondo per la ristrutturazione della rete dei carburanti, per accompagnare la chiusura degli impianti.
Su tale ultimo punto si evidenzia, infine, relativamente al contributo ai costi di smantellamento e bonifica degli impianti a valere sul predetto Fondo, che, contrariamente a quanto riportato nel testo dell'atto in esame, la misura è pienamente operativa. Si registra già la presentazione di circa n. 600 domande di contribuzione per impianti già chiusi, di cui n. 250 domande con istruttoria già completata per la fase di accantonamento dei contributi richiesti.