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Atto a cui si riferisce:
S.4/02550 BISINELLA, MUNERATO, COMAROLI, STEFANI, BELLOT - Ai Ministri degli affari esteri e dell'interno - Premesso che: da quanto si apprende dalle notizie riportate dagli organi di stampa il...



Atto Senato

Risposta scritta pubblicata nel fascicolo n. 062
all'Interrogazione 4-02550

Risposta. - Il Governo sta seguendo fin dall'inizio la preoccupante situazione dei diritti umani che si sta registrando in questa fase nei territori iracheni e siriani sotto l'occupazione dell'ISIS. Sia a livello bilaterale che in sede multilaterale (UE e ONU), nel condannare le atrocità perpetrate dall'ISIS, l'Italia si è da subito adoperata per garantire adeguata assistenza alle popolazioni locali e in particolare ai gruppi più vulnerabili. Nell'ambito dell'Unione europea, anche grazie all'iniziativa italiana, il Consiglio affari esteri straordinario del 15 agosto 2014 ha adottato conclusioni sull'Iraq, che contemplano la condanna delle atrocità e delle violazioni dei diritti umani commesse dall'ISIS e da altri gruppi armati associati, in particolare nei confronti di specifiche minoranze religiose o dei gruppi più vulnerabili. Le conclusioni precisano anche che "alcuni di tali atti (...) possono costituire crimini contro l'umanità e devono essere oggetto di indagini rapide affinché gli autori rispondano delle loro azioni".

Nel contesto del Consiglio diritti umani dell'ONU, l'Italia ha attivamente contribuito all'adozione nel mese di settembre della risoluzione che ha stabilito una missione dell'alto commissariato per i diritti umani in Iraq per indagare le violazioni dei diritti umani perpetrate dall'ISIS, al fine di stabilire i fatti e punire i responsabili di tali abusi. Inoltre, sempre nel mese di settembre, anche con l'impulso dell'Italia, il Consiglio diritti umani ha approvato una risoluzione sulla specifica situazione dei diritti umani in Siria.

Per quanto riguarda il tema del contrasto alle mutilazioni genitali femminili (MGF) nel mondo, come noto, tale dossier rappresenta da tempo una delle principali priorità della politica estera italiana in materia di diritti umani, nel quadro più ampio dell'impegno per la tutela dei diritti delle donne e per il contrasto ad ogni forma di violenza nei loro confronti. In particolare, merita ricordare quanto fatto dall'Italia per giungere all'approvazione per consenso, da parte dell'assemblea generale delle Nazioni Unite, a fine 2012, della risoluzione 67/146, primo documento di tale genere espressamente dedicato al tema delle mutilazioni genitali femminili. Tale risultato è il frutto di un ampio lavoro che ha coinvolto la società civile, le organizzazioni internazionali e soprattutto i Paesi maggiormente colpiti dal fenomeno, in prevalenza africani. L'adozione del documento per consenso testimonia il raggiungimento di un'intesa tra i Paesi membri delle Nazioni Unite sul fatto che le MGF rappresentino una grave violazione dei diritti umani. Inoltre la totale mancanza di difesa pubblica delle MGF da parte dei Governi dimostra un'implicita adesione alla teoria secondo la quale tale pratica non possa essere in alcun modo riconducibile ad una matrice religioso-culturale, né tantomeno giustificabile da condizioni sanitarie (che potrebbero anzi risultare compromesse dal maggiore pericolo di contagio di malattie sessualmente trasmissibili, in primis l'HIV/AIDS), ma al contrario sia il frutto di ignoranza, di erronee interpretazioni religiose, di superstizioni e di consuetudini sociali da superare.

A sostegno del risultato raggiunto con questa risoluzione, il nostro Paese ha successivamente organizzato numerosi eventi internazionali di alto livello, sia in Italia che all'estero, in collaborazione con i principali Paesi partner della campagna, le competenti agenzie dell'ONU (UNFPA e UNICEF) e le organizzazioni della società civile.

L'impegno italiano nella lotta alle MGF è dunque costante sul piano internazionale e rappresenta altresì un ricorrente tema di discussione anche in occasione degli incontri bilaterali con i Paesi particolarmente afflitti da questa pratica. Proprio con riferimento a questo aspetto, si segnala inoltre che, in occasione dell'universal periodic review (il meccanismo di controllo periodico universale da parte del Consiglio dei diritti umani, con il quale si monitora ciclicamente l'adempimento da parte degli Stati membri dei propri obblighi in materia di diritti umani) il nostro Paese non mancherà di formulare adeguate raccomandazioni sul punto nei confronti di quei Paesi sottoposti a scrutinio (tra cui l'Iraq, per il quale la sessione cadrà il 3 novembre), ove le MGF vengono ancora praticate nei confronti di donne e bambine. Giova peraltro ricordare che sul piano interno, già dal 2006 l'Italia ha adottato la legge n. 7 del 2006, recante "Disposizioni concernenti la prevenzione ed il divieto della pratica delle mutilazioni genitali femminili". Tale iniziativa legislativa, resasi opportuna in Italia anche alla luce del proliferare di comunità immigrate legate a detta pratica, è stata espressamente annoverata tra le "best practice" individuate in questo settore dal segretario generale delle Nazioni Unite, nel suo rapporto (2011) "Ending female genital mutilation".

Si segnala peraltro che, nell'ambito dell'approccio multidimensionale volto a sostenere il processo di transizione in Libia, l'Italia ha dedicato particolare attenzione alla valorizzazione e alla tutela del ruolo delle donne nella società. A conferma del rilievo attribuito alla tematica in ogni sede da parte del nostro Governo, l'Italia ha non solo co-sponsorizzato un evento dedicato alla condizione della donna in Libia il 17 marzo 2013 presso l'ONU a New York (in occasione della 58esima Commissione Onu sullo stato delle donne), ma ha predisposto iniziative sul piano bilaterale in collaborazione con l'Ara Pacis Initiative tra le quali il convegno "La verità necessaria: i processi di riconciliazione nei Paesi delle primavere arabe", organizzato presso la Camera dei deputati nel luglio 2013 alla presenza della presidente Boldrini, in occasione del quale è stato illustrato il progetto di legge libico che mira ad equiparare le violenze sessuali durante i conflitti armati ai crimini di guerra. Inoltre, il ruolo cruciale svolto dalle donne nel processo di transizione in Libia è esplicitamente valorizzato nelle conclusioni adottate in occasione della Conferenza internazionale sul sostegno alla Libia svoltasi a Roma il 6 marzo 2014.

Le iniziative promosse dal nostro Governo mirano a creare spazi e forme di dialogo, di scambio professionale e culturale, e la diffusione di una cultura a sostegno della parità di genere, nell'ambito di una collaborazione tra l'Italia e la Libia volta ad individuare gli strumenti giuridici che, in questa fase di "State building", possono garantire la parità giuridica e sociale tra uomini e donne e la piena partecipazione delle donne nella vita economica, politica, sociale e democratica del Paese.

Si segnala che, contestualmente alla richiesta di rilascio del permesso di soggiorno, tutti i cittadini stranieri che entrano nel territorio nazionale stipulano con lo Stato l'accordo di integrazione di cui all'articolo 4-bis del testo unico sull'immigrazione. La sottoscrizione dell'accordo comporta l'impegno a conseguire specifici obiettivi di integrazione che riguardano, tra l'altro, la conoscenza dei principi fondamentali della Costituzione e della vita civile in Italia, nonché l'obbligo di istruzione dei figli minori. Con la sottoscrizione dell'accordo, lo straniero dichiara altresì di aderire alla carta dei valori della cittadinanza e dell'integrazione di cui al decreto del Ministro dell'interno del 23 aprile 2007, che dedica una specifica sezione al divieto di ogni forma di coercizione e di violenza dentro e fuori la famiglia, nonché alla tutela della dignità delle donne, in tutte le sue manifestazioni (articolo 2, comma 5, del decreto del Presidente della Repubblica n. 179 del 2011).

In attuazione dell'articolo 5 della legge n. 7 del 2006, è stata attivata presso il Ministero dell'interno una linea telefonica gratuita finalizzata a «ricevere segnalazioni da parte di chiunque venga a conoscenza dell'effettuazione, sul territorio italiano, delle pratiche di cui all'articolo 583-bis del codice penale, nonché a fornire informazioni sulle organizzazioni di volontariato e sulle strutture sanitarie che operano presso le comunità di immigrati provenienti da Paesi dove sono effettuate tali pratiche».

Il numero verde sulle MGF (800.300.558) è attivo dal 9 novembre 2009 presso il Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno. L'utenza è collegata a un sistema informatico e di registrazione che opera nelle fasce orarie 8-14 e 15-20 dei giorni feriali. Il numero può essere utilizzato per segnalare notizie di reato in materia oppure per chiedere informazioni sulle organizzazioni di volontariato che forniscono assistenza specifica.

Dalla data di attivazione al 30 settembre 2014, il servizio telefonico gratuito non ha prodotto significativi risultati: sono pervenute 190 chiamate, di cui 165 dal 2009 al 2011 (circa 50 all'anno), 15 nel 2012, 5 nel 2013 e 7 nel 2014. Solo 2 telefonate, provenienti da utenze telefoniche italiane, sono risultate pertinenti alle finalità della linea, mentre le altre hanno riguardato richieste di informazioni su tematiche disparate.

Nel caso delle uniche 2 telefonate che segnalavano mutilazioni genitali a danno di bambine, sono state attivate le squadre mobili territoriali. La prima telefonata, del 6 dicembre 2010, ha dato avvio a un procedimento penale che, nel primo grado di giudizio, si è concluso con l'archiviazione (non è noto se sia stato proposto appello alla sentenza). Sulla seconda, del 27 febbraio 2014, sono ancora in corso i necessari accertamenti.

È evidente la diffidenza dei cittadini stranieri nel relazionarsi con un operatore di polizia, spesso per timore di svelare la propria situazione di irregolarità sul territorio nazionale. Per ovviare a questa criticità si è pensato di traslare il numero verde presso il Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri, facendolo confluire nel numero 1522 dedicato alla violenza sulle donne con un meccanismo di attivazione immediata dei presidi territoriali di polizia in caso di segnalazione di reato. Per attuare questo progetto occorre tuttavia una modifica normativa.

PISTELLI LAPO Vice ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale

31/10/2014