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Atto a cui si riferisce:
C.5/03412 l'articolo 32 della Costituzione qualifica il diritto alla salute come attributo fondamentale della persona e interesse fondamentale della collettività; sebbene la garanzia effettiva...



Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 24 settembre 2014
nell'allegato al bollettino in Commissione XII (Affari sociali)
5-03412

In via preliminare, è opportuno ricordare che la riconversione di un ospedale, in funzione di un progetto più globale, come sta avvenendo nella Regione Lazio a seguito dell'approvazione dei Programmi Operativi 2013-2015, non è da intendersi necessariamente come chiusura delle sue attività, ma piuttosto come rimodulazione della risposta assistenziale, secondo una logica che permetta di garantire ai cittadini, nel più breve tempo possibile, una Rete di servizi atta a soddisfare i loro bisogni di salute.
Tanto premesso, fornisco alcuni dati oggettivi relativi all'attività dell'Ospedale «A. Angelucci» di Subiaco se metto a disposizione degli onorevoli interroganti e della Commissione le tabelle che a tale attività si riferiscono dettagliatamente.
Il bacino di utenza del Presidio Ospedaliero «A. Angelucci» relativo ai Comuni afferenti al Distretto Sanitario di Subiaco (RM G4) ed ai Comuni limitrofi, nel raggio di circa 14 chilometri, conta poco meno di 40 mila abitanti.
Nel 2013, gli accessi registrati al Pronto Soccorso del presidio ospedaliero di Subiaco sono stati 9.162 (dati della Regione Lazio), notevolmente al di sotto dei 20 mila accessi, che rappresentano il parametro per differenziare i Pronto Soccorso minori da quelli maggiori.
L'analisi dei dati di attività del presidio ospedaliero «A. Angelucci», in base alle schede di dimissione ospedaliera relative al 2013, rileva 2.231 casi, di cui 2.062 in regime ordinario e 169 in «day hospital», come indicato nella Tabella 2, che lascio a disposizione.
Se si effettua Lui «focus» sui ricoveri in area chirurgica (Chirurgia generale e ortopedia e traumatologia) risulta che gli stessi (ordinari e «day hospital»), sono complessivamente 858, di cui 439 Diagnosis Related Groups (DRG) chirurgici e 418 medici.
L'andamento dei DRG registra una maggiore attività negli interventi per ernia inguinale e femorale, età inferiore ai 17 anni, senza complicanze (104 interventi), e negli interventi di colecistectomia (63 interventi).
Degli 858 ricoveri suddetti, 273 (32 per cento) sono DRG ad alto rischio di non appropriatezza, per i quali potrebbe essere opportuno un altro «setting» assistenziale.
I ricoveri di urgenza (medici e chirurgici) del bacino di utenza afferente all'area di Subiaco (Comuni di cui alla Tabella 1), nel 2013 sono stati 2.677, di cui solo il 41 per cento (1.162) nell'ospedale «Angelucci», vale a dire che il 59 per cento si è rivolto, direttamente o tramite il 118, a strutture «Hub/Spoke» di riferimento o ad un altro presidio ospedaliero.
Inoltre, di questi 1.162 accessi di utenti afferenti all'area di Subiaco, oltre il 10 per cento è stato trasferito ad altra struttura per acuti, ritenuta più appropriata.
Si fa presente che, a norma del decreto Commissariale n. 80 del 2010, per il presidio ospedaliero «A. Angelucci» di Subiaco era prevista la riconversione in presidio a valenza territoriale.
Tuttavia, considerato il contenzioso in atto, che vede impugnata l'Ordinanza cautelare del TAR Lazio (n. 2294/2011 del 23 giugno 2011) di «reiezione della richiesta di sospensione del DCA 80/2010», e considerata la particolare condizione geografica della struttura, che la colloca ad una distanza di 69 chilometri dall’«hub» di riferimento (Policlinico Umberto I di Roma), con tempi di percorrenza di poco superiori ad un'ora, e di 41 chilometri dallo «spoke» di riferimento più vicino (Ospedale San Giovanni Evangelista di Tivoli), con tempi di percorrenza di circa 50 minuti, la Regione Lazio, nell'ambito della riorganizzazione dell'offerta assistenziale delineata nei Programmi Operativi 2013-2015, ha ritenuto opportuno riconfigurare il presidio ospedaliero «A. Angelucci», prevedendo una funzione di Pronto Soccorso come presidio di area disagiata, così come indicato dal Regolamento ex decreto-legge n. 95 del 2012 «Definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all'assistenza ospedaliera», oggetto di Intesa in Conferenza Stato-Regioni del 5 agosto 2014.
Di fondamentale importanza è il ruolo svolto, nell'ambito dell'emergenza territoriale, dal 118. È necessario, infatti, prevedere uno specifico protocollo che disciplini i cosiddetti trasporti secondari urgenti dal Presidio di Subiaco al Policlinico Umberto I di Roma («hub» di riferimento) e al Presidio San Giovanni di Tivoli.
A questo riguardo, l'Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (Age.Na.S.), nell'ambito delle attività del Sistema nazionale di verifica e controllo dell'attività sanitaria (Siveas), ha raccomandato alla Regione Lazio di prevedere, in quell'area, l'attivazione di una elisuperficie «h24» abilitata al volo notturno, così da garantire un costante aggancio alla Rete di emergenza-urgenza che, grazie alla collaborazione con i mezzi a terra, riduca i tempi di trasporto e permetta un intervento tempestivo, soprattutto a quei pazienti affetti da patologie acute tempodipendenti.
In questi termini, il decreto commissariale n. 247 del 25 luglio 2014, riconfigura il presidio ospedaliero di Subiaco con una risposta all'emergenza garantita «h24».
L'attività di ricovero viene garantita con posti letto di medicina generale e di «Day Surgery» (intesa Stato-Regioni del 5 agosto 2014).
Da ultimo, si osserva che la scelta della Regione Lazio di garantire un presidio di area disagiata presso il presidio ospedaliero «A. Angelucci» appare opportuna, nonostante i bassi volumi di produzione e la notevole percentuale di schede di dimissione ospedaliera ad alto regime di inappropriatezza, perché coniuga la garanzia del diritto alla salute con le reali esigenze chirurgiche in appropriatezza, come evidenzia l'analisi delle schede di dimissione ospedaliera del bacino di utenza di competenza, e per quanto riguarda le attività in urgenza, sembra essere in grado di garantire una adeguata stabilizzazione del paziente per il successivo trasporto allo «hub» e «spoke» di riferimento, ed un precoce riavvicinamento del paziente stesso alla comunità abitativa, una volta espletate le cure presso l'ospedale per acuti, ottenendo così un servizio tempestivo, equo ed omogeneo.