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Atto a cui si riferisce:
S.4/02716 BARANI - Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale - Premesso che: esiste un problema diffuso di tutela dei diritti e delle garanzie dei cittadini italiani...



Atto Senato

Risposta scritta pubblicata nel fascicolo n. 062
all'Interrogazione 4-02716

Risposta. - La vicenda che vede coinvolto Daniele Bosio è stata seguita dalla Farnesina fin dall'inizio, anche tramite l'Ambasciata a Manila, con tutta la dovuta attenzione, in conformità con le proprie attribuzioni istituzionali.

L'ambasciatore d'Italia a Manila, Massimo Roscigno, ha reso visita a Bosio la mattina successiva al suo arresto, appena appresa la notizia. In seguito sono state sei le visite consolari presso il penitenziario e in ospedale, da parte dello stesso ambasciatore, del suo vicario e del capo della cancelleria consolare dell'ambasciata e, dopo la liberazione condizionale di Bosio, innumerevoli gli incontri fra il capo missione e il connazionale.

L'ambasciata inoltre non ha mai fatto mancare la sua presenza alle udienze sin qui svoltesi, salvo indicazioni contrarie della famiglia ed entro i limiti imposti dal rispetto delle norme filippine: le presenze alle sedute sono state complessivamente nove.

La disponibilità dei funzionari dell'ambasciata nei confronti delle persone vicine al connazionale è stata assoluta. Avvocati, parenti e amici di Bosio sono stati ricevuti alla Farnesina in numerose occasioni: sei gli incontri, che hanno avuto luogo in diversi formati.

Già sulla base di questi primi elementi non si ritiene fondata la rappresentazione, secondo la quale la Farnesina avrebbe "abdicato al suo ruolo di tutela del cittadino italiano".

Per ciò che concerne la reperibilità telefonica, il connazionale è stato arrestato alle ore 20.00 di sabato 5 aprile 2014. Successivamente, come emerge dal verbale di polizia, è stato chiamato il centralino dell'ambasciata, chiusa nei giorni festivi. Nessuna telefonata è pervenuta al cellulare di emergenza (come è stato verificato anche con il gestore telefonico), attivo fino alle ore 22.00 in base alla normativa in vigore.

In assenza del funzionario vicario, che era all'estero, sono pervenute nella tarda serata di sabato alcune chiamate, non viste, al cellulare privato dell'ambasciatore, comunque reperibile al numero della residenza dove nessuno ha chiamato. Alle ore 7.00 circa di domenica 6 aprile Bosio ha parlato con l'ambasciatore, che nel corso della stessa mattinata, come sopra indicato, gli ha reso visita nel luogo di detenzione a Binan (provincia di Laguna, fuori Manila).

Con riguardo al ruolo svolto dall'unità di crisi della Farnesina, si precisa quanto segue.

Nel tardo pomeriggio (ora italiana) del 5 aprile Daniele Bosio ha contattato via e-mail un funzionario dell'unità di crisi per chiedere i numeri telefonici dell'ambasciata italiana a Manila senza specificare dove si trovasse e senza fare riferimento al proprio stato di difficoltà. La sala operativa dell'unità di crisi forniva al connazionale il recapito telefonico del funzionario attualmente in servizio in ambasciata e competente per le questioni consolari. Bosio chiedeva, con ulteriore e-mail, i contatti diretti dell'ambasciatore a Manila. Questi venivano quindi forniti dalla sala operativa.

In seguito, Daniele Bosio contattava telefonicamente la sala operativa per chiedere se vi fossero ulteriori recapiti telefonici dell'ambasciatore in quanto non era ancora riuscito a parlare con lui. A questo punto, l'operatore, anch'egli tenuto all'oscuro del motivo alla base della richiesta, si offriva di intervenire ulteriormente per aiutarlo nella presa di contatto. Bosio declinava l'offerta rispondendo che al momento non vi era alcun bisogno di un intervento diretto della sala operativa, ma che avrebbe lui stesso continuato a provare anche grazie agli ultimi contatti forniti.

Nel caso specifico, la sala operativa dell'unità di crisi ha pertanto fornito, in fasi successive, al connazionale i dati da lui di volta in volta richiesti, benché in tutti i contatti intervenuti con la Farnesina egli non abbia mai specificato dove si trovava né abbia mai fatto menzione dei motivi alla base delle sue chiamate.

Per quanto riguarda l'avvocato segnalato a Daniele Bosio dalla nostra ambasciata, si tratta di una personalità di indiscusso prestigio, preside di una rinomata scuola di diritto di Manila, che vanta non solo una comprovata qualificazione tanto in diritto penale che in diritto civile, ma anche una particolare esperienza nel settore della tutela dei minori e delle donne, oggetto nelle Filippine di legislazione speciale.

In aggiunta va ricordato che il connazionale, su consiglio dell'avvocato, non ha firmato un documento incomprensibile "con il quale rinunciava alla scarcerazione immediata e ai propri diritti di difesa e che gli apriva immediatamente le porte del carcere", ma del tutto consapevolmente ha prestato il proprio consenso affinché il procuratore avviasse l'indagine preliminare consentendo allo stesso Bosio di produrre elementi in suo favore. Senza questa firma sarebbe stato concreto il rischio di un rinvio a giudizio entro le 36 ore successive all'arresto sulla base delle evidenze in possesso del magistrato in quel momento.

Numerose e riservate sono state le iniziative di sensibilizzazione che la Farnesina, l'ambasciatore e l'ambasciata hanno svolto in questi mesi, ad alto livello, anche politico, affinché la vicenda giudiziaria di Bosio non subisse condizionamenti derivanti da fattori esterni e si svolgesse nel clima più sereno e obiettivo possibile.

La nostra tenace azione umanitaria, motivata facendo riferimento alle difficili condizioni detentive in cui il connazionale si è trovato all'inizio e ai suoi problemi di salute, ha contribuito dapprima all'ospedalizzazione di Daniele Bosio in una struttura adeguata e poi alla concessione della libertà condizionale in suo favore.

La rilevazione di eventuali irregolarità procedurali resta invece di competenza dei legali. Agli stessi è riservato di patrocinare il ricorso per la revisione del rinvio a giudizio del connazionale, presentato al Ministero della giustizia filippino. Sebbene quest'ultimo sia un organo amministrativo sul piano della divisione formale dei poteri, un'azione non equilibrata della Farnesina o della nostra ambasciata che avesse ad oggetto il ricorso presentato dai legali di Bosio finirebbe per riguardare, sia pure indirettamente, la decisione di un'autorità giudiziaria straniera, violando così uno dei fondamentali doveri di non ingerenza sanciti dalle norme e dalle prassi internazionali e risultando addirittura controproducente per il connazionale.

Prima di giungere alla conclusione, si ricorda che qualunque cittadino italiano che si reca all'estero deve avere comportamenti prudenti che tengano conto dell'ordinamento locale, in special modo in materie tanto delicate come quelle della tutela dei minori. Ciò tanto più in Paesi, come le Filippine, nei quali la tematica minorile è avvertita come particolarmente rilevante e di conseguenza particolarmente attive sono le organizzazioni a vario titolo impegnate in questo ambito (è il caso della ONG che con forza accusa il nostro connazionale).

La Farnesina continuerà a seguire la vicenda di Daniele Bosio con l'attenzione necessaria e con il rispetto dovuto alla magistratura locale, premessa necessaria di ogni azione in favore dei detenuti italiani nel mondo.

Come per tutti gli altri Stati, in caso di interventi a favore di propri cittadini detenuti per comportamenti riconducibili alla sfera privata, la nostra azione deve svolgersi entro i limiti imposti dal diritto e dalla prassi internazionale (fra questi proprio il rispetto per le autorità giudiziarie straniere). La Farnesina continuerà ad attenersi a questa linea di condotta continuando naturalmente ad assicurare il massimo sostegno al connazionale.

GIRO MARIO Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale

31/10/2014