• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
C.4/07452 la trasmissione REPORT ha mandato in onda il giorno 14 dicembre 2014 un servizio di Giulio Valesini intitolato «la cricca del Po» per i lavori urgenti svolti sugli argini delle zone a rischio...



Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-07452presentato daD'INCÀ Federicotesto diGiovedì 8 gennaio 2015, seduta n. 358

D'INCÀ, NICOLA BIANCHI e COZZOLINO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
la trasmissione REPORT ha mandato in onda il giorno 14 dicembre 2014 un servizio di Giulio Valesini intitolato «la cricca del Po» per i lavori urgenti svolti sugli argini delle zone a rischio del fiume Po in provincia di Rovigo, svolti parzialmente o non effettuati;
le accuse sono di corruzione, truffa ai danni dello Stato, falsità ideologica e frode nelle pubbliche forniture per mezzo milione di euro, secondo le ricostruzioni degli inquirenti. Indagati sono quattro funzionari dell'AIpo (Agenzia interregionale per il fiume Po), che avrebbero predisposto e avallato come urgenti, a favore di tre imprenditori, i lavori di arginatura subacquea del fiume a Ca’ Zuliani, vicino a Porto Tolle, senza che lo fossero realmente. Un modus operandi che si sarebbe ripetuto in modo simile in altri tre casi a Castelmassa, sempre nel 2008;
nell'intervista di REPORT l'imprenditore Orlandini (indagato e reo confesso) spiega che per «Per dare 20 mila al dirigente dell'AIpo e guadagnarci anch'io, ho portato meno materiale di quello richiesto per sistemare degli argini. Da capitolato dovevamo fare il lavoro di argine con 5.000 metri cubi di pietre. In realtà ne abbiamo messi 1.400-1.500». A guadagnarci anche la ditta di fornitura delle pietre, di proprietà di Francesco Barbetta (indagato): «Sulle quantità di pietre che fattura in più, ma che materialmente non porta devo restituirgli il 20 per cento: 15 mila euro. Lo stabilivamo noi, tanto nessuno sarebbe andato a controllare»;
dall'indagine risultano falsificati i documenti di trasporto (DDT) dei materiali, per far risultare quantitativi maggiori di pietre consegnate. In essi figuravano anche consegne in cantieri dove i camion della ditta fornitrice non erano mai stati. In alcuni casi è addirittura risultato che gli autisti avessero fatto consegne durante il loro periodo di ferie o con camion già rottamato;
Sandro Bortolotto (indagato), responsabile dei procedimenti di AIpo Rovigo, indirettamente ammette la facilità con cui poter nascondere progetti fittizi di risanamento perché gli interventi al 90 per cento sono subacquei e quindi sarebbe molto difficile la verifica. Tutti i membri dell'AIpo che sono finiti sotto indagine attualmente sono ancora al loro posto e continuano a svolgere il loro lavoro di sovrintendenza e mantenimento degli argini;
a giugno 2013 Sergio Berlato (ex eurodeputato Pdl, ora membro della direzione nazionale di Fdl AN) aveva posto l'accento sui lavori affidati con discutibili procedure di somma urgenza (che hanno norme diverse e di fatto senza controlli in nome dell'urgenza, vera o presunta, rispetto alle classiche gare d'appalto), che riguardavano il settore idrico e venivano «effettuati soprattutto a Vicenza, Padova, Rovigo, Venezia». Berlato chiedeva infine al giornalista: «se un camion ha fatto decine di viaggi per trasporto materiali, fatturati e pagati, e quel camion è fermo da tempo in una rimessa perché non funzionante, cosa vi chiedereste?»;
AIpo – l'Agenzia Interregionale per il fiume Po – è l'ente strumentale delle regioni Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Veneto che cura la gestione del più grande fiume italiano occupandosi di sicurezza idraulica, di demanio idrico e di navigazione fluviale. Per svolgere tali funzioni, AIpo è articolata con sedi territoriali nel bacino – da Torino (Moncalieri), fino a Rovigo – e ha la sua sede principale a Parma;
dopo il terremoto in Emilia Romagna del 2012, AIpo manda una relazione al commissario delegato Veneto per l'emergenza, il governatore Zaia, in cui si parla di «severi danni alle opere di presidio idraulico in conseguenza degli eventi sismici verificatisi nel territorio della provincia di Rovigo nel mese di maggio 2012, provocando numerosi franamenti e cedimenti delle difese di sponda. Tali cedimenti si sono verificati soprattutto nei territori dei comuni di Ficarolo, Salara, Stienta, Calto e Bergantino» (nota prot. n. 22735 del 25 giugno 2012-AIpo);
la nota della prefettura di Rovigo del 31 ottobre 2012, prot. n. 24784 inoltrata al commissario Zaia riferisce che l'assetto strutturale del fiume Po ha subito un generale indebolimento per effetto delle sollecitazioni agli argini ed alle connesse opere di difesa idraulica conseguenti al terremoto, con ingentissimi danni quantificabili in euro 4.630.000,00;
nell'ordinanza n. 27 del 17 dicembre 2013 il commissario delegato veneto Zaia, a fronte di una stima dei danni alle arginature del Po di oltre 4,6 milioni di euro, stanzia solo 415.067,99 euro per il ripristino sponde del Po a Calto. Le somme complessive a disposizione del Veneto sono di 9 milioni di euro, per lo più destinate alla messa in sicurezza di strutture edilizie pubbliche e al restauro delle chiese appartenenti allo Stato Vaticano;
a gennaio 2014 avviene il cedimento dell'argine del fiume Secchia che ha provocato l'alluvione nel modenese. Allora i tecnici AIpo diedero la colpa del crollo dell'argine a nutrie e volpi dichiarando «la falla del Secchia è avvenuta in un tratto di alveo rettilineo, regolarmente sottoposto a manutenzione attraverso periodici sfalci (l'ultimo intervento è stato concluso il 3 dicembre), pulizie del corpo arginale e già interessato da verifiche post sisma senza che emergessero criticità di rilievo» (fonte: la Gazzetta di Modena 20 gennaio 2014). «La manutenzione – spiega AIpo – viene fatta solo sulle opere idrauliche perché per intervenire sull'alveo di un fiume servono progetti, e i costi sono molto diversi. Spendiamo 18 milioni solo per agire sugli argini, e lavorare su 1 chilometro di alveo costerebbe tra i 500 mila e il milione di euro» (fonte: Il Fatto Quotidiano 14 febbraio 2014);
l'inchiesta che vede coinvolto AIpo e imprenditori sui lavori di arginatura subacquea del Po a Porto Tolle e a Castelmassa è partita nel 2008. La chiusura delle indagini risale all'agosto 2013, quando il pm Stefano Longhi si trasferisce alla procura di Ferrara. Da allora il fascicolo non ha fatto passi avanti ed è stato riassegnato di recente al pubblico ministero Andrea Girlando, entrato alla procura di Rovigo solo a febbraio 2014. È ormai vicinissima la prescrizione per i reati contestati e non è stata ancora fissata l'udienza preliminare;
il tribunale di Rovigo a febbraio 2014 acquisisce 9 magistrati e giudici ma il personale delle cancellerie e delle segreterie resta invariato e a fronte dell'acquisizione della competenza su 32 nuovi comuni (con l'accorpamento del tribunale di Este) e un incremento della mole di lavoro del 58 per cento in più rispetto all'anno precedente. Mancano inoltre gli spazi fisici per uffici e aule di dibattimento, dopo la chiusura delle sedi periferiche –:
se siano a conoscenza dell'inchiesta sulle finte opere urgenti sulle arginature del Po in provincia di Rovigo e di eventuali casi analoghi avvenuti in altri tratti del maggiore fiume italiano;
se siano a conoscenza dell'entità dei danni provocati dal sisma del 2012 alle arginature del Po e dell'insufficienza dei fondi stanziati per la loro messa in sicurezza e come intendano risolvere il problema;
cosa intendano fare, alla luce di questa inchiesta rodigina che vede coinvolta AIpo, nei confronti dello stesso ente, e che verifiche intendano promuovere per accertare lo stato reale delle arginature del Po;
come intendano affrontare i problemi sorti nei tribunali italiani, dopo la soppressione delle sedi di giustizia periferiche e l'accorpamento delle competenze, per evitare che reati come questi cadano in prescrizione per insufficienza di personale che porti avanti le cause. (4-07452)