• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE

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Atto a cui si riferisce:
S.3/01552 MORRA, MANGILI, BUCCARELLA, CAPPELLETTI, LEZZI, SERRA, BERTOROTTA, FUCKSIA, ENDRIZZI, MORONESE, MOLINARI, SANTANGELO, BOTTICI, LUCIDI, PAGLINI, MONTEVECCHI - Al Ministro dei beni e delle...



Atto Senato

Interrogazione a risposta orale 3-01552 presentata da NICOLA MORRA
mercoledì 14 gennaio 2015, seduta n.375

MORRA, MANGILI, BUCCARELLA, CAPPELLETTI, LEZZI, SERRA, BERTOROTTA, FUCKSIA, ENDRIZZI, MORONESE, MOLINARI, SANTANGELO, BOTTICI, LUCIDI, PAGLINI, MONTEVECCHI - Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo - Premesso che:

a Crotone, in località capo Colonna, sorge l'omonima area archeologica, distante poco più di 10 chilometri dal centro cittadino;

l'area comprende 30 ettari di terreno adibito a scavi e 20 ettari di bosco e macchia mediterranea;

l'intera area e i resti che vi si trovano sono legati alla storia della colonia greca di Kroton, l'odierna Crotone, fondata alla fine dell'VIII secolo a.C.. Sul promontorio di capo Colonna sorgeva infatti una tra le zone sacre più importanti dell'intero bacino del Mediterraneo, il santuario dedicato a Hera Lacinia, moglie e sorella di Zeus;

considerato che, a quanto risulta agli interroganti, nel parco archeologico di capo Colonna sono attualmente in corso di esecuzione alcuni lavori sulla base del progetto definitivo per l'intervento denominato "Spa 2.4 Capocolonna (Crotone) - Ampliamento delle conoscenze della realtà archeologica e messa in sicurezza delle strutture archeologiche riportate in luce", progetto finanziato con fondi FAS (fondo per le aree sottoutilizzate) per 2,5 milioni di euro e avviato nel luglio 2014;

rilevato che:

con lettera del 29 settembre 2014, inviata dalle associazioni culturali crotonesi "Gettini di Vitalba" e "Sette Soli", al Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e ai responsabili degli uffici periferici calabresi, nonché al sindaco di Crotone e al dirigente dell'Urbanistica, si chiedeva conto della "pavimentazione in cotto riquadrata da lastre in materiale lapideo" con cui, a leggere il progetto definitivo, si intende coprire l'intera area antistante la chiesa di capo Colonna (lunghezza massima metri 30; larghezza massima metri 15), sita nel cuore dell'abitato romano superstite all'estremità nord del promontorio omonimo, per farne un parcheggio, con ogni evidenza sovradimensionato rispetto alle esigenze dell'utenza, nascondendo alla vista le strutture archeologiche sottostanti;

con successiva lettera (datata 27 dicembre 2014) inviata dalle citate associazioni ai medesimi destinatari, si ribadisce la sconsideratezza dell'intervento che dovrebbe coprire il piazzale antistante alla chiesa, dal momento che gli scavi preliminari tra settembre e dicembre 2014, già frettolosamente ricoperti, hanno accertato la presenza, in quell'area, di resti di costruzioni monumentali attribuibili ad uno spazio pubblico, forse il foro della colonia romana fondata nel 194 a.C.;

a dispetto di questa notevolissima scoperta, e delle finalità grazie alle quali è stato ottenuto il cospicuo finanziamento europeo, risulta agli interroganti che allo stato attuale i tecnici coinvolti non intendano rimodulare la progettazione in modo da tener conto e valorizzare le importanti novità emerse;

a questo si aggiunge il fatto che poco distante è cominciato lo scavo, meccanico e mediante trivellazione profonda, degli scassi necessari alla dislocazione dei 6 plinti in calcestruzzo su pali metallici con diametro di 60 centimetri che, 3 per ciascun lato corto, dovranno ancorare al suolo la copertura in acciaio, lunga circa 21 metri e larga circa 10, con cui si vorrebbero proteggere le 2 stanze dell'edificio delle terme romane (in latino balneum) del I secolo a.C. dotate di pavimenti a mosaico;

tale soluzione tecnica appare a giudizio degli interroganti sovradimensionata, invasiva e potenzialmente dannosa, sia in considerazione delle dimensioni dei 6 plinti (quadrati di calcestruzzo con lato da 1,2 metri e altezza pari a un metro) sia perché impone l'esecuzione di trivellazioni della roccia spinte sino ad una profondità di 8,30 metri dalla superficie, svolte ad est a pochi centimetri dal muro perimetrale corrispondente dei 2 vani (già realizzate) e ad ovest dentro l'edificio stesso (da realizzare). La copertura prevista ha infatti una campata pressoché pari alla larghezza del balneum, ma le 2 file di plinti distano poco meno di 15 metri l'una dall'altra, distanza insufficiente a consentire che quelli del lato corto occidentale cadano all'esterno del balneum;

preso atto che:

tale copertura, ancorata a plinti inutilmente possenti, è appena sufficiente a sovrapporsi alle 2 stanze con pavimentazione musiva, al punto da potersi già figurare che sul versante nord, il più esposto alle intemperie invernali, il cosiddetto mosaico di "Paolo Orsi", prezioso e delicatissimo, scoperto nel 1910 e "ritrovato" solo nel 2003, sarà raggiunto agevolmente da pioggia e vento nonostante la prevista protezione;

al momento, inoltre, il progetto SPA 2.4 non prevede interventi di consolidamento e restauro degli intonaci di rivestimento delle pareti e delle pavimentazioni del balneum, deteriorati da 10 anni di esposizione all'aria aperta e mancata manutenzione, oltre che, si teme, dalle trivellazioni citate, pertanto è molto probabile che l'installazione della contestata copertura non sarà seguita immediatamente dalla restituzione dei mosaici alla fruibilità pubblica (l'obiettivo dichiarato) mentre la copertura stessa deturperà da subito l'edificio termale, sposandosi tuttavia alla perfezione con la pavimentazione del vicino piazzale, perché entrambe sono concepite come strutture di servizio adatte, ad esempio, ad un centro commerciale, ma non certo ad un parco archeologico,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti;

se reputi congruo che l'area antistante alla chiesa di capo Colonna, nel cuore dell'abitato romano superstite al centro del parco archeologico, venga occupata da un parcheggio;

se sia in grado di riferire circa l'effettiva ricopertura dei resti di costruzioni monumentali attribuibili ad uno spazio pubblico, forse il foro della colonia romana, emerse durante gli scavi preliminari condotti tra settembre e dicembre 2014;

se, soprattutto, non ritenga doveroso porre in essere gli opportuni atti ispettivi di propria competenza, volti a vigilare, verificare ed eventualmente impedire ogni evidenza di deterioramento eventualmente causato da vibrazioni o interventi maldestri svolti all'interno dell'edificio termale del parco archeologico di capo Colonna;

se non reputi opportuno, a seguito di tali atti ispettivi, provvedere affinché si pervenga ad una rimodulazione del progetto, che tenga conto della tutela e della valorizzazione dell'area archeologica, dell'integrità del paesaggio, anche attraverso il superamento dell'utilizzo di scelte tecniche obsolete e inadeguate quali quelle attuali.

(3-01552)