• Testo INTERPELLANZA

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Atto a cui si riferisce:
C.2/00827 secondo dati recenti della Commissione europea e Eurostat, in Europa risultano oltre 5 milioni di giovani disoccupati sotto i 25 anni, ovvero il 21,7 per cento, dell'Ue (23,2 per cento della...



Atto Camera

Interpellanza urgente 2-00827presentato daBONOMO Francescatesto diGiovedì 5 febbraio 2015, seduta n. 372

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:
secondo dati recenti della Commissione europea e Eurostat, in Europa risultano oltre 5 milioni di giovani disoccupati sotto i 25 anni, ovvero il 21,7 per cento, dell'Ue (23,2 per cento della zona euro a 28). In queste percentuali l'Italia si presenta con tassi fra i più alti in Europa: secondo l'ultimo dato Istat, seppur in lieve diminuzione, la disoccupazione giovanile italiana si attesta intorno al 42 per cento, inferiore solo a Spagna (53,8 per cento) e Grecia (53,1 per cento) – a fronte di tassi di più bassi di Germania (7,6 per cento), Austria (8,2 per cento) e Paesi Bassi (10,1 per cento); sono 7,5 milioni i cosiddetti NEET, ossia i giovani tra 15-24 anni che non sono impegnati né in formazione né in un lavoro;
il recente 48o Rapporto Censis, nel capitolo La società italiana al 2014, segnala che «l'Italia ha un capitale umano non utilizzato di 8 milioni di individui», evidenziando la preoccupante incapacità del nostro Paese di ottimizzare i nostri talenti. Agli oltre 3 milioni di disoccupati si sommano quasi 1,8 milioni di inattivi. Più penalizzati sono i giovani, che costituiscono il 50,9 per cento dei disoccupati totali e sono in continua crescita: da 1.832.000 nel 2007 a 2.435.000 nel 2013. Il medesimo Rapporto analizza come il capitale umano sottoutilizzato sia composto dagli occupati part-time involontari (2,5 milioni nel 2013, raddoppiati rispetto al 2007) e dagli occupati in cassa integrazione, il cui numero di ore è passato nel periodo 2007-2013 da poco più di 184.000 a quasi 1,2 milioni, sottolineando il fenomeno dell’overeducation, ossia persone «sottoinquadrate» rispetto al titolo di studio (più di 4 milioni di lavoratori, il 19,5 per cento degli occupati);
per invertire questo trend negativo può essere decisiva la capacità di utilizzare pienamente il programma Garanzia Giovani (GG). Dal 1o maggio 2014 ha preso l'avvio il Piano nazionale Garanzia Giovani, piano attuativo del programma europeo – Youth Guarantee – istituito con Raccomandazione del Consiglio europeo del 22 aprile 2013, diretto a fronteggiare con misure straordinarie il fenomeno della disoccupazione giovanile, mediante il Fondo sociale europeo (FSE 2014-2020) e i 6 miliardi di euro dell'iniziativa per l'occupazione giovanile di cui possono beneficiare 20 Stati membri con regioni in cui la disoccupazione supera il 25 per cento;
nell'ambito di tale programma l'Italia si è impegnata a mobilitare 1,5 miliardi di euro (da spendere nel biennio 2014-2015), risorse derivanti da diverse fonti, tra cui 1,1 miliardi di euro a valere sul bilancio europeo (Iniziativa a favore dell'occupazione giovanile e Fondo sociale europeo), oltre al co-finanziamento nazionale posto al 40 per cento. L'Italia è il secondo maggiore destinatario di finanziamenti per l'occupazione giovanile, con più di 530 milioni di euro che dovranno confluire in una strategia unitaria condivisa tra Stato, regioni e altri soggetti pubblici e privati. La quasi totalità delle risorse sarà direttamente gestita dalle regioni, nell'ambito della cornice nazionale, definita dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, garante della strategia europea;
l'obiettivo della Garanzia Giovani è quello di supportare iniziative, a livello nazionale e territoriale, volte a favorire l'occupazione giovanile e a offrire a coloro che non studiano, non lavorano e che non sono impegnati in attività di formazione (cosiddetti «NEET»), opportunità di orientamento, formazione, apprendistato, tirocinio, autoimprenditorialità, mobilità professionale in Italia e all'estero, inserimento nel mercato del lavoro e nel servizio civile;
in considerazione delle peculiari caratteristiche del mercato del lavoro italiano, l'Italia ha scelto, mediante il Piano nazionale di attuazione approvato dalla Commissione europea, di estendere tali interventi alle persone fino a 29 anni di età (il programma europeo prevede fino a 25 anni);
alcuni degli obiettivi della Garanzia Giovani sono stati anticipati con l'articolo 5 del decreto-legge n. 76 del 2013 convertito con modificazioni dalla legge 9 agosto 2013, n. 99, in particolare mediante l'istituzione di una Struttura sperimentale di missione (che ha predisposto il menzionato Piano), operante in attesa del riordino dei servizi per l'impiego, non oltre il 31 dicembre 2015; tali obiettivi hanno trovato una più ampia definizione nel febbraio 2014 con il Programma italiano sulla Garanzia per i giovani 2014-2020, elaborato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, che descrive in modo più puntuale lo stato di attuazione delle misure ivi previste; in seguito, con decreto direttoriale n. 404 del 4 aprile 2014 sono state ripartite le risorse e stipulate Convenzioni fra il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e le regioni;
a un primo bilancio del Piano di attuazione della garanzia giovani si evidenziano luci ed ombre;
tra i fattori positivi va segnalato il fatto che l'Italia è tra i primi Paesi membri in Europa, insieme alla Francia, ad aver predisposto un Piano operativo nazionale con appostamento di relative risorse, il primo Paese ad aver previsto un collegamento tra le misure di orientamento, formazione e impiego con quelle relative al Servizio civile nazionale, riconoscendo a tale strumento particolari potenzialità per l'inserimento dei giovani per fare esperienza di cittadinanza attiva, un primo passo verso la costruzione di un contingente europeo di giovani impegnato nella difesa di un'Europa unita e maggiormente integrata; infine, l'Italia ha contemplato la predisposizione di report periodici per verificare l'andamento delle adesioni al Piano, al quale i giovani interessati potranno aderire sino al 31 dicembre 2015, indispensabili per un buon monitoraggio del programma;
l'importante scelta strategica di destinare parte dei fondi della Garanzia Giovani sullo strumento del servizio civile – una delle novità del Governo Renzi all'apertura del semestre di presidenza italiana – al fine di assicurare, seppure con gradualità fino al 2017, l'inserimento di un contingente di 100.000 giovani italiani nel servizio civile universale, vede ora finalmente la previsione di risorse necessarie in favore del Fondo nazionale per il servizio civile (50 milioni di euro per il 2015, 140 per il 2016 e 190 a decorrere dal 2017), nell'ambito della legge di stabilità 2015;
sempre nell'ambito della legge di stabilità 2015, viene inoltre previsto un contributo di 12 milioni di euro per l'anno 2015 in favore della società Italia Lavoro (ente strumentale del Ministero del lavoro e delle politiche sociali) al fine non solo di garantire il funzionamento della società ma di utilizzare tali risorse con particolare riferimento all'attuazione del programma «Garanzia Giovani»;
è da annoverare fra i fattori positivi anche il ricorso alle unità di costo standard (UCS) per tutte le tipologie di azione con conseguenti costi identici per tutte le attività (sia lavoro che di formazione), in considerazione dell'estrema frammentazione e diversificazione del sistema da regione e regione; ma la conseguenza più importante derivante dall'imposizione dei costi standard sta nell'aver cambiato l'ottica di lavoro degli operatori pubblici e privati nel settore dell'intermediazione tra domanda e offerta di lavoro e nella erogazione della formazione, i quali da ora non riceveranno alcun compenso economico se il loro servizio non produrrà alcun risultato per il giovane preso in carico (tirocinio attivato, inserimento lavorativo, innalzamento del titolo di studio, e altro);
infine, si è appreso con favore la previsione in due decreti emanati il 21 gennaio 2015 di un'estensione del bonus occupazionale per le imprese che assumono giovani, anche con altre tipologie di contratti, con particolare riguardo ai casi di trasformazione dei contratti di apprendistato professionalizzanti in contratti a tempo indeterminato;
tra i fattori negativi si segnalano invece i seguenti punti critici che meritano particolare attenzione per un loro superamento:
a) eccessive differenze e disomogeneità tra piani regionali, con ritardi in alcune regioni meridionali (come Calabria e Sicilia); paradossalmente quelle che più soffrono il dramma della disoccupazione giovanile e della dispersione scolastica sono quelle che hanno maggiori difficoltà a far partire il programma; pur convenendo sull'opportunità di affidare alle regioni il riparto interno dei fondi occorrerebbe che lo Stato garantisse un'omogeneità di politiche pubbliche su tutto il territorio nazionale; appare infatti eccessiva la discrezionalità da parte delle regioni nel ripartire le risorse fra le diverse azioni, trascurandone alcune e sovraccaricandone altre (alcune regioni destinano il 30 per cento al bonus occupazionale, mentre altre non prevedono alcun bonus);
b) in qualche caso si palesa il rischio di una rilevanza eccessiva della componente «formazione» nei diversi piani regionali rispetto ai quali sarebbe utile avere riscontri sui livelli di occupabilità garantiti ai giovani destinatari della misura;
c) la scarsa capacità di coinvolgimento delle categorie imprenditoriali a livello locale che produce poche offerte di lavoro da parte delle imprese, soprattutto di quelle medio piccole maggiormente presenti nei territori;
d) insufficiente è ancora il rapporto tra gli enti istituzionali con le scuole secondarie di primo e di secondo grado, i centri di formazione professionale e le università che dovrebbero, invece, costituire uno dei pilastri per costruire percorsi personalizzati e favorire l'incontro fra chi cerca di costruirsi un'identità lavorativa e l'offerta da parte delle imprese;
e) il meccanismo dell'accesso ai fondi europei e la loro ripartizione può rendere difficile la partenza dei progetti, tenendo che il miliardo e mezzo di euro di finanziamenti dell'Unione europea per Garanzia Giovani è ripartito in 1.134 milioni da fondi comunitari e 378 dallo Stato italiano; la procedura fa sì che le regioni debbano anticipare, spesso con difficoltà, a titolo di cofinanziamento, le risorse, in attesa che arrivino quelle di provenienza statale ed europea; in tal senso è da rimarcare come estremamente positiva la possibilità, offerta dal Ministero del lavoro e dalla Ragioneria generale dello Stato di fungere da soggetti pagatori, evitando ogni necessità di anticipazione da parte delle regioni;
f) sono poche le regioni virtuose che hanno attivato un sistema di accreditamento; gli sportelli accreditati non sono presenti in tutto il territorio nazionale, solo 8 regioni hanno un effettivo raccordo tra centri per l'impiego e le agenzie per il lavoro – 49 in Toscana, 702 in Lombardia, 419 in Veneto, 63 in Friuli Venezia Giulia, 215 in Piemonte, 18 in Sardegna, 10 in Abruzzo, 7 nelle Marche; i diversi sistemi spesso hanno difficoltà a dialogare tra loro, occorrerebbe una piena interoperabilità, migliorando l'interazione fra le varie banche dati (portali del Ministero – garanzia giovani – enti regionali); al contempo va tuttavia rimarcato che la spinta di attuazione della Garanzia Giovani ha dato impulso ad una accelerazione su questo versante;
g) i centri per l'impiego non sembrano capaci di far fronte al surplus di lavoro che la gestione di Garanzia Giovani comporta, anche per la penuria di personale qualificato e di strumenti informatici adeguati. In generale, manca in maniera evidente ai centri per l'impiego, salvo alcune meritevoli eccezioni che andrebbero valorizzate, la capacità di formare e attivare alcuni dei propri addetti a un lavoro di «marketing territoriale» per entrare in contatto costante con le imprese del proprio territorio; per una buona riuscita di Garanzia Giovani è fondamentale intercettare aziende potenzialmente interessate ad accogliere giovani in stage o con contratti di lavoro e far conoscere appieno i vantaggi di tale programma previsti per le imprese;
h) le misure predisposte non sono riuscite ad intercettare quella parte di giovani dal profilo più difficile, sia dal punto di vista del titolo di studio che della durata del periodo di disoccupazione – ad oggi risultano presi in carico per il 22 per cento i giovani rientranti nel target medio alto e solo l'8 per cento per quelli dal profilo alto;
i) sul tema della creazione di impresa o del sostegno allo start-up aziendale mancano strumenti di ingegneria finanziaria tali da facilitare l'accesso al credito e all'avvio di tali attività, anche nell'ambito del programma Garanzia Giovani –:
quali iniziative urgenti il Governo intenda avviare per superare gli elementi di criticità segnalati in premessa;
se non ritenga utile predisporre iniziative di coordinamento tra le piattaforme esistenti, in special modo digitali, per l'incontro tra domanda e offerta di lavoro, al fine di semplificare le procedure, facilitare l'individuazione delle imprese disponibili ad aderire al programma, strutturando, altresì, procedure di prima selezione telematica attraverso colloqui online;
quali iniziative intenda assumere per potenziare l'impegno istituzionale, in particolare da parte del Ministero competente, al fine di rafforzare i servizi pubblici per l'impiego attivandoli per un più incisivo coordinamento di tutti gli attori che operano nell'ambito delle politiche attive e in politiche affini (in modo particolare scuole, formazione professionale, università, terzo settore ed agenzie per il lavoro) e assicurare un'assistenza tecnica e azioni di supporto e valutazione per quelle regioni che necessitano di maggiore sostegno in sede di attuazione del Piano, anche valutando la possibilità di predisporre direttive precise e stringenti, sull'esempio del Piano spagnolo per la Youth Guarantee, per scongiurare il rischio che le risorse messe in campo per contrastare la disoccupazione giovanile non vengano utilizzate integralmente;
se non ritenga di dover garantire con priorità, anche nell'ambito della prevista riforma dell'istituto del servizio civile nazionale per renderlo universale, nonché del Terzo settore e dell'impresa sociale, la piena utilizzazione delle risorse appostate dalla legge di stabilità 2015 in favore del servizio civile, al fine di assicurare, gradualmente fino al 2017, l'inserimento di centomila giovani nel servizio civile universale, anche in considerazione di un suo rilancio nell'ambito del programma Garanzia Giovani e in prospettiva della creazione di un servizio civile europeo;
se non ritenga di dover promuovere azioni volte a un maggiore coinvolgimento dei soggetti direttamente interessati alla Garanzia Giovani, come scuole secondarie superiori, centri di formazione professionale e università, utilizzando forme di comunicazione maggiormente efficaci, a partire dai luoghi di aggregazione maggiormente frequentati da giovani, come i social network, al fine di far conoscere le opportunità del programma Garanzia Giovani e le sue potenzialità di rilancio per il nostro Paese;
se non concordi con la necessità di attivare una gamma di servizi all'interno delle istituzioni scolastiche e formative finalizzati ad assicurare per il 2015 a tutti i giovani in uscita dall'istruzione secondaria superiore e dall'istruzione e formazione professionale e non intenzionati a continuare il percorso di studi, un percorso di orientamento professionale, una offerta di tirocini formativi, un'opportunità di lavoro accessorio, al fine di migliorarne l'occupabilità;
se non ritenga necessario per colmare un divario di conoscenza delle lingue e dei contesti internazionali dei nostri giovani prevedere la possibilità per i giovani disoccupati di partecipare a tirocini internazionali e utilizzare specifici voucher volti ad acquisire la certificazione di competenze linguistiche o informatiche (con riconoscimento equipollente ai patentini europei) rilevanti ai fini dei curricula;
se non ritenga necessario promuovere un'azione coordinata a livello europeo, con altri Paesi membri che più soffrono del fenomeno della crescente disoccupazione, al fine di accogliere e scambiare le migliori pratiche esistenti in ambito europeo e di adottare iniziative normative volte a semplificare le attuali procedure per l'accesso alle risorse, anche mediante la previsione di meccanismi di flessibilità ai fini del rispetto del patto di stabilità, in favore delle regioni che investono e finanziano Garanzia Giovani, prevedendo altresì che, a partire dal 2016, il programma Youth Guarantee, divenga intervento permanente e strutturale per il contrasto della disoccupazione giovanile in Europa, da rifinanziare con maggiori risorse e da configurare come un programma ordinario dell'Unione.
(2-00827) «Bonomo, Ascani, Gribaudo, Berlinghieri, Gnecchi, Borghi, Bergonzi, Moretto, Gadda, Narduolo, Gelli, Camani, Cominelli, Malpezzi, Antezza, Paris, Rotta, Tentori, Cardinale, Capozzolo, Becattini, Culotta, Moscatt, Giulietti, Richetti, Covello, Ventricelli, Iacono, Piccione, Sereni, Garavini, Giuditta Pini, D'Incecco, Galperti, Lavagno, Marco Di Maio, Carrozza, Battaglia, Albini, Ragosta, Paola Bragantini, Quartapelle Procopio, Schirò, Martelli».