• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE

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Atto a cui si riferisce:
C.3/01286 il giorno 9 luglio 2014, il giornale il Fatto quotidiano titola quanto segue: Precari contro sindacati «svenduti agli editori», «assalto» dei freelance nella sede della Fnsi; dopo...



Atto Camera

Interrogazione a risposta orale 3-01286presentato daGALLO Luigitesto diMartedì 10 febbraio 2015, seduta n. 374

LUIGI GALLO, FICO, SIMONE VALENTE e D'UVA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico . — Per sapere – premesso che:
il giorno 9 luglio 2014, il giornale il Fatto quotidiano titola quanto segue: Precari contro sindacati «svenduti agli editori», «assalto» dei freelance nella sede della Fnsi;
dopo mesi di riunioni, silenzi e tentennamenti una delibera governativa lo scorso 19 giugno 2014 ha chiuso l'accordo tra la Federazione Italiana Editori di Giornali e Federazione nazionale stampa italiana sull'equo compenso per i giornalisti. In sostanza, questo il tariffario minimo per un collaboratore: 20,80 per un articolo su un quotidiano; 6,25 euro per una segnalazione ad agenzie e web (eventualmente integrata di un paio di euro se con foto e video); 67 euro ad articolo per i periodici; 14 euro per un articolo su periodici locali; 40 euro per le tv locali, ma solo con un minimo di 6 pezzi al mese; 250 euro per un pezzo sui mensili. Questo è ciò che editori e sindacato dei giornalisti hanno stabilito come «equo compenso» per cronisti a collaborazione coordinata e continuativa;
il coordinamento precari e dei giornalisti freelance che, attraverso numerose e diverse iniziative, in queste ore protestano contro questo accordo sindacale che tradisce lo spirito con cui, mesi fa, si era arrivati ad avviare la battaglia sul «giusto» compenso e ad istituire una commissione ad hoc, per il tariffario. In queste ore, la mobilitazione dei freelance si diffonde attraverso il web. Si diffonde l'appello diretto al sottosegretario Luca Lotti, con delega all'editoria perché «ritiri la delibera attuativa della legge sull'equo compenso per i giornalisti freelance e atipici»;
i freelance e gli atipici rappresentano la maggioranza assoluta dei giornalisti attivi. Sono loro – sottopagati – a «consumare le suole delle scarpe», portando le notizie, mantenendo i contatti quotidiani con le fonti, rischiando, quando va bene, qualche querela di troppo. Oppure sono usati come jolly nelle redazioni, rimanendo eternamente in attesa di un contratto, sempre più lontani;
l'accordo siglato da questa commissione in cui presiedevano fnsi (sindacato) fieg (federazione editori) e due rappresentanti del Governo avrebbe dovuto basarsi sulle prescrizioni della legge 31 dicembre 2012 n. 233 al comma uno stabilisce quanto segue: «In attuazione dell'articolo 36, primo comma, della Costituzione, la presente legge è finalizzata a promuovere l'equità retributiva dei giornalisti iscritti all'albo di cui all'articolo 27 della legge 3 febbraio 1963, n. 69, e successive modificazioni, titolari di un rapporto di lavoro non subordinato in quotidiani e periodici, anche telematici, nelle agenzie di stampa e nelle emittenti radiotelevisive, e al comma due; ai fini della presente legge, per equo compenso si intende una remunerazione proporzionata alla quantità è alla qualità del lavoro svolto, tenendo conto della natura, del contenuto e delle caratteristiche della prestazione nonché della coerenza con i trattamenti previsti dalla contrattazione collettiva nazionale di categoria in favore dei giornalisti titolari di un rapporto di lavoro subordinato»;
alla luce di quanto osservato la tabella che stabilisce i valori dell'equo ha creato un mercato duale del lavoro caratterizzato dalla divisione tra gli «insider» iper-protetti e gli «outsider» senza garanzie;
a pagarne il prezzo c’è il diritto costituzionale della libera informazione e la pluralità dell'informazione, che il Dipartimento dell'informazione e dell'editoria deve garantire perché è evidente che un giornalista sottopagato è ricattabile, prima di tutto dal suo editore. A queste condizioni non è possibile informare con la dovuta cura, rispettando la deontologia professionale, andando oltre il semplice copia e incolla di un comunicato stampa, verificando rigorosamente le notizie e trattando i temi che si ritengono importanti;
i proprietari delle testate giornalistiche continuano a ricevere fondi, lo prevede il decreto-legge 18 maggio 2012, n. 63 convertito, con modificazioni, dalla legge 16 luglio 2012, n. 103 e pubblicato in Gazzetta Ufficiale 20 luglio 2012, n. 168, e sul sito del Governo si legge: «Ai fini dell'ammissione al contributo per l'anno 2013, le imprese editrici che hanno presentato domanda nei termini di legge devono far pervenire, a pena di decadenza, la relativa documentazione entro la data del 30 settembre 2014»;
l'obbligo di pubblicazione dei bandi di gara delle pubbliche amministrazioni sui quotidiani nazionali e locali comporta una spesa non meglio stimata che potrebbe anche essere vicino al miliardo di euro all'anno ed è sicuramente una modalità di pubblicazione obsoleta ed onerosa per le casse degli enti locali e delle imprese vincitrici di bandi;
secondo la classifica internazionale Freedom, organizzazione non governativa statunitense, con lo scopo di misurare il livello di libertà di stampa ed indipendenza editoriale raggiunto in ogni nazione del mondo, a causa dei crescenti tentativi del Governo di interferire con la politica editoriale dei mezzi di comunicazione pubblici e ciò fa di noi una nazione al 68o nella classifica dell'informazione essendo un paese giudicato semi-libero –:
in che modo si intenda garantire una informazione libera e non ricattabile dai poteri politici, governativi, economici e finanziari che sostengono economicamente l'editoria nel rispetto dell'articolo 36 della Costituzione. (3-01286)