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Atto a cui si riferisce:
S.1/00379 premesso che: in data 5 febbraio 2015 un rapporto del comitato delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia ha reso nota la condizione, drammatica, in cui versa l'infanzia nei territori...



Atto Senato

Mozione 1-00379 presentata da ALDO DI BIAGIO
martedì 10 febbraio 2015, seduta n.387

DI BIAGIO, SACCONI, CONTE, FABBRI, ASTORRE, DI GIACOMO, COCIANCICH, RUTA, SCILIPOTI ISGRO' - Il Senato,

premesso che:

in data 5 febbraio 2015 un rapporto del comitato delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia ha reso nota la condizione, drammatica, in cui versa l'infanzia nei territori occupati dal califfato dell'Isis, nel totale silenzio della comunità internazionale;

il comitato delle Nazioni Unite delinea una tragedia dalla portata enorme che coinvolge migliaia di minori irakeni, segnatamente appartenenti a gruppi minoritari, come yazidi e cristiani: nello specifico il rapporto denuncia "molti casi di esecuzioni di massa di bambini, così come notizie di decapitazioni, crocifissioni di bambini e sepolture di bambini vivi" oltre che segnalare il dramma dei bambini soldato, addestrati dalla tenera età a combattere e molto spesso utilizzati come scudi umani. È inoltre segnalata l'esistenza di video che ritraggono bambini portatori di disabilità impiegati come kamikaze dagli jihadisti;

il documento denuncia, ulteriormente, violenze sistematiche dei miliziani dell'Isis contro i minori, molti dei quali sono rapiti e rivenduti come schiavi del sesso;

il documento del comitato delle Nazioni Unite getta una luce dolorosa e sconcertante su un dramma che, coinvolgendo l'infanzia con livelli di barbarie inauditi, si configura come una responsabilità della comunità internazionale nella sua totalità e si colloca ben oltre i parametri dei meri equilibri geopolitici, delle storiche divisioni tra sciiti e sunniti nonché delle lotte tra i clan islamici, per la spartizione delle aree di influenza e della lotta al fondamentalismo islamico;

uno dei membri del comitato che ha elaborato il rapporto, ha dichiarato che "La portata del problema è enorme", ed ha ribadito la profonda preoccupazione delle Nazioni Unite " per la tortura e l'uccisione di quei bambini, in particolare quelli appartenenti a minoranze, ma non solo";

quanto denunciato dal rapporto Onu rappresenta un' ulteriore conferma di eventi e dinamiche già note agli operatori del settore umanitario e già da tempo evidenziate e sottoposte all'attenzione della comunità internazionale: infatti come denunciato in questi ultimi giorni dal portavoce dell'Unicef Italia "sono prove di fatti che denunciamo da mesi e che trovano oggi un definitivo, crudele, fondamento", e che "proprio la scorsa estate il Rappresentante UNICEF in Iraq Marzio Babille aveva parlato del calvario cui venivano sottoposti i bambini e le bambine yazidi in fuga da Isis con le loro famiglie senza dimenticare pratiche come la chiusura immediata di scuole "non affini" e l'utilizzo, sempre da parte di Isis, di modalità di reclutamento 2.0 dei bambini come soldati che imbracciano armi per uccidere ostaggi e combattere";

le denunce sono pressoché passate inosservate, eclissate dalla presunta "maggiore" pregnanza di notizie di altre criticità nell'area mediorientale, segnale questo che anche dinanzi a tragedie di tale portata, figlie di ideologie deviate, l'attenzione della comunità internazionale rischia di essere modulata a seconda degli interessi e delle potenzialità connesse all'area in cui le stesse si consumano, senza tener conto del fatto che la drammatica escalation di barbarie della quale abbiamo notizia supera di gran lunga il perimetro delle evidenze che la coscienza umana può tollerare;

altrettanto allarmanti gli episodi di barbarie verso gli indifesi ed i più deboli si sono registrati in Nigeria per mano dei miliziani di Boko Haram, un gruppo terroristico jihadista attivo nel nord della Nigeria, che, stando a quanto evidenziato da uno studio dell'International center for the study of radicalisation and political violence, risulterebbe attualmente il più feroce del mondo, in ragione del numero di attacchi perpetrati correlato al numero delle vittime;

anche il gruppo africano, dotandosi dei più moderni sistemi di comunicazione digitale, avrebbe imboccato la strada del "terrorismo mediatico", attraverso l'istituzione di un canale multimediale Al Urwa al Wuthaqa, attraverso il quale vengono mostrate immagini e filmati di minori impiegati in pratiche di addestramento militare;

nel solo mese di gennaio 2015 sono stati diversi gli attacchi suicidi organizzati dal gruppo in diverse città nigeriane, attraverso il coinvolgimento di minori, soprattutto bambine, costretti con la forza e con le minacce a farsi esplodere in luoghi affollati, pur di perseguire un disegno folle di sottomissione dei territori all'influenza del gruppo islamico;

il 3 gennaio 2015 nella città di Baga in Nigeria, si è consumato, per mano del gruppo di Boko Haram una delle carneficine più gravi degli ultimi anni, e a tal riguardo Amnesty international parla di oltre 2.000 morti, sebbene non si tratti di una cifra ufficiale, poiché non verificabile. Stando a quanto riportato dai media, il governatore del distretto, ha sottolineato che le persone uccise nell'eccidio di Baga sono state quelle più deboli, donne, bambini e anziani, coloro che non avevano la forza di scappare dinanzi all'avanzare dei terroristi in città;

la reazione della comunità internazionale dinanzi a tale barbarie si è limitata a semplici manifestazioni di sdegno che a distanza di qualche giorno dalla pubblicazione del rapporto non si sono evolute in posizioni condivise o in iniziative di più ampio respiro, restando misurate e distaccate rispetto alla gravità degli eventi;

quanto operato dal califfato islamico, sia sul versante della persecuzione sul territorio occupato e del contrasto tra i clan sul territorio, sia sul quello della guerra contro l'occidente, con le deplorevoli video esecuzioni di cittadini stranieri, rappresenta una nuova frontiera del terrorismo di matrice islamica dinanzi al quale la comunità internazionale, l'Ue e gli stessi organismi sovranazionali sembrano non detenere strumenti di controllo e di lotta adeguati. Appare evidente l'assenza di una strategia multilivello che rinvigorisce le posizioni dei gruppi estremisti ed alimenta una spirale del terrore i cui riflessi sono apparsi particolarmente vistosi negli ultimi giorni;

la priorità della comunità internazionale al momento dovrebbe essere una rinnovata strategia di lotta al terrorismo che parta da strumenti diversi che sappiano adeguarsi all'evoluzione delle strategie di comunicazione ed attuazione del "disegno terroristico" da parte dei gruppi più feroci e che sia, nel contempo, orientata alla stabilizzazione non solo politica, ma anche sociale dei territori sensibili, teatro dell'azione sanguinaria dei medesimi gruppi in ragione della vistosa contrapposizione di clan e gruppi minoritari;

quando il disegno terroristico arriva ad utilizzare come sue pedine principali i minori, con pratiche disumane e agghiaccianti, ci si trova dinanzi ad un livello di degenerazione tale da non poter lasciare inerti quei popoli e quelle nazioni che hanno fatto del rispetto e della tutela dell'infanzia un caposaldo inderogabile dello Stato di diritto;

appare ancora più doloroso il fatto che tali notizie arrivino nei giorni in cui si celebrano giornate di commemorazione delle vittime di genocidi e stragi a sfondo razziale, come la giornata della memoria dell'olocausto ebraico e la giornata del ricordo delle vittime delle foibe, occasioni nelle quali si invita alla sensibilizzazione, alla conoscenza ed al ricordo come principali deterrenti della violenza e della degenerazione umana: da un lato la celebrazione ed il dolore, dall'altro la quasi noncuranza verso tragedie quotidiane "moderne" ed efferate perpetrate in territori dilaniati dal delirio jihadista e che vedono vittime "gli ultimi tra gli ultimi";

l'infanzia violata nella sua sacralità e profanata con gesti plateali ed esasperati con il solo scopo di disseminare terrore e piegare un territorio ad un diktat pseudo- ideologico, folle e insostenibile, impone un sollevamento delle coscienze ed un obbligo morale in capo a quei Paesi che ancora hanno l'ambizione di proclamarsi democratici e liberali, che vada ben oltre i semplici ed infruttuosi proclami di sdegno ma che sappia identificarsi in una strategia valida e condivisa,

impegna il Governo:

1) a richiamare l'attenzione dei partner internazionali, nelle opportune sedi, sulla gravità di quanto verificatosi a danno dei minori nei territori controllati dal califfato islamico dell'Isis e nelle aree sotto controllo di Boko Haram in Nigeria, come pure in tutte le zone dove si rilevano derive integraliste di matrice terroristica;

2) ad elaborare strategie di intervento che vadano a contrastare la degenerazione e la barbarie messa in atto dai gruppi jihadisti a danno, soprattutto, dei minori;

3) a dare impulso, in sede europea ed internazionale, anche attraverso il coinvolgimento attivo di organizzazioni internazionali, ad iniziative volte all'approfondimento di quanto denunciato dall'Onu e alla creazione di canali di aiuto e di supporto all'infanzia nei territori oggetto delle violenze.

(1-00379)