• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE

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Atto a cui si riferisce:
C.5/04757 la piana di Gioia del Tauro è una regione geografica ben nota agli agronomi e agli operatori del settore in quanto vocata per la coltura della produzione di arance. La crisi del comparto...



Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-04757presentato daZACCAGNINI Adrianotesto diMartedì 17 febbraio 2015, seduta n. 376

ZACCAGNINI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dell'economia e delle finanze . — Per sapere – premesso che:
la piana di Gioia del Tauro è una regione geografica ben nota agli agronomi e agli operatori del settore in quanto vocata per la coltura della produzione di arance. La crisi del comparto agricolo della Piana non è né recente né improvvisa. Essa è legata a molteplici fattori, culturali, produttivi e commerciali;
la rete Sos Rosarno, in occasione del monito del Presidente della Coldiretti Calabria, Pietro Molinaro che ha chiesto alla azienda Coca Cola di utilizzare per l'Expo 2015 le arance di Rosarno, ha pubblicato sul proprio sito web un articolo dal titolo: «La verità sull'agricoltura nella piana» nel quale si descriveva come: «l'innalzamento della percentuale di succo dal 12 al 20 per cento non dice nulla sul prezzo della materia prima. E quindi tutti i trionfalismi legati a quel “risultato” stridono con una realtà nella quale i meccanismi di speculazione e sfruttamento restano invariati e anzi avallati dalla nuova normativa che rischia di dare fiato a una filiera perversa, oltre che moribonda;
l'assoluta irrilevanza della posizione europea nel mercato del succo concentrato (1 per cento circa...) [...] il mercato globale è sempre più integrato e i flussi produttivi sempre più internazionalizzati, in questo quadro parlare di qualità significa parlare di competizione, quindi volersi imporre in un mercato che chiede costi sempre più bassi per un prodotto sempre più standardizzato, ancorché suddiviso in fasce di consumo. Significa in parole povere tuffarsi nell'arena dei gladiatori dove solo i più forti, che poi vuoi dire i più grandi, che possono investire sui processi, sui mezzi, sulla razionalizzazione dei costi, e possono valersi delle economie di scala, vincono... e gli altri soccombono»;
i numeri dell'ultimo censimento dicono che in Calabria, come in Italia, diminuiscono le aziende, per la provincia di Reggio – 19 per cento aumenta la dimensione media e diminuisce la superficie agricola utilizzata; rispetto a questi dati le analisi della rete Sos Rosarno sono puntuali: «Un avvitamento nel segno della concentrazione avallato dagli aiuti disaccoppiati della PAC, che come noto premiano la superficie. Le aziende che nella distribuzione degli aiuti comunitari ricevono più, di 100.000 euro annui rappresentano appena lo 0,2 per cento del totale, ma ricevono il 15 per cento degli aiuti totali, con un aiuto medio annuo di poco meno di 200.000 euro» anche se sono dati da aggiornare sulla nuova stagione PAC 2014-2020 continua la rete Sos Rosarno «[...] Esiste dunque un'agricoltura che vince nella piana, ed è l'agricoltura dei gestori delle OP (organizzazione dei produttori), dei grossi magazzini di lavorazione, che spesso sono titolari di fondi consistenti e in ogni caso controllano il mercato, gestendo in oligopolio l'accesso ai canali della grande distribuzione organizzata». La situazione delle campagne agricole della piana di Gioia Tauro, così come in modo più diffuso in tutto il meridione evidenziano delle criticità legate al modo in cui è gestita l'economia del settore;
altro elemento su cui l'analisi di concentra riguarda la questione della sovranità alimentare, la rete fornisce dati precisi: «Sempre secondo il censimento, nel caso degli orti familiari calabresi, si registrano variazioni negative e di entità significativa (aziende – 56 per cento e superficie investita – 50 per cento), in Italia invece la flessione è pari a – 39 per cento, per il numero di aziende, e a – 19 per cento, per la superficie;
ancora, in Calabria l'incidenza di aziende con allevamenti è scesa nel 2010 al 7,4 per cento dal 12,5 per cento nel 2000, e ciò la identifica tra le regioni con la più bassa incidenza di aziende zootecniche. Il censimento del 2010 ha rilevato nella regione 10.189 aziende zootecniche, un dato più che dimezzato rispetto al 2000. Infine, sempre per restare sulle principali voci di spesa, passando al pane, quindi al grano con cui viene fatto, in riferimento ai seminativi il numero di aziende varia in modo analogo (Calabria – 37 per cento Italia – 35 per cento), a differenza di quanto avviene per la superficie coltivata (Calabria – 12 per cento e Italia – 4 per cento). Questo vuol dire che la regione più agricola d'Italia è sempre più lontana dal produrre quello che mangia (lo dice la stessa Coldiretti, solo il 35 per cento, con risultati ovvi di impoverimento del reddito diretto e indiretto e un'emorragia di risorse a tutto vantaggio di circuiti commerciali, più o meno grandi, alieni al territorio. Ciò è avallato dal fatto che gli esercizi commerciali al dettaglio specializzati e non specializzati nel settore alimentari e bevande sono pari a 4,8 esercizi per mille abitanti, consistenza superiore alla media italiana (3,6), e che la Calabria è, al 2011, sesta nella classifica delle regioni nel rapporto tra metratura degli esercizi della GDO e popolazione (319,6 mq/1000 ab.), con tutte le implicazioni immaginabili se si considera la diminuzione della superficie agricola totale (SAT – 16,4 per cento al 2011)» –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti narrati e quali azioni intendano intraprendere e se non reputino, anche alla luce del report fornito dalla rete Sos Rosarno, di intraprendere tutte le azioni necessarie per tutelare l'economia locale del comparto agricolo della Piana di Gioia del Tauro, soprattutto i piccoli produttori, le realtà a chilometro zero e la rete degli orti locali, che soccombono in base alle regole del mercato globalizzato;
se non reputino, anche in vista dell'Expo 2015, di assumere iniziative per tutelare il cibo di qualità ed il biologico, spesso messo a rischio dalle regole della grande distribuzione che preferisce investire su culture intensive che rendendo i suoli meno fertili a causa della scarsa rotazione delle culture;
se non reputino di mettere in campo campagne mediatiche di informazione e sensibilizzazioni utili ad indirizzare le abitudini di consumo verso scelte più consapevoli, ed altresì politiche incentivanti, anche attraverso finanziamenti e sgravi fiscali, in grado di premiare le piccole produzioni e tutelare al contempo i piccoli imprenditori agricoli ed i braccianti stagionali, anche in un'ottica di contrasto al triste fenomeno sia della manodopera a basso costo che del lavoro in nero;
se non reputino necessario mettere in campo ogni iniziativa di competenza volta a ricreare le condizioni che permettano una giusta remunerazione per i piccoli produttori di agrumi. (5-04757)