• Testo della risposta

link alla fonte scarica il documento in PDF

Atto a cui si riferisce:
C.5/00222 il progetto del nuovo collegamento ferroviario Arcisate Stabio, in recepimento dell'accordo italo-svizzero per la realizzazione del nuovo collegamento ferroviario Mendrisio-Varese attuativo della...



Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Martedì 25 giugno 2013
nell'allegato al bollettino in Commissione IX (Trasporti)
5-00222

Gli interroganti pongono all'attenzione del Governo le problematiche connesse alla realizzazione del progetto del nuovo collegamento ferroviario Arcisate Stabio.
Devo preliminarmente evidenziare che l'opera, pur rientrando fra quelle strategiche di legge obiettivo, è sottoposta a VIA Regionale, per cui la soluzione delle questioni ambientali lamentate ed emerse dopo la consegna dei lavori rimane di esclusiva competenza della regione Lombardia.
Il gruppo Ferrovie dello Stato, interessato al riguardo, ha comunicato che, come noto agli interroganti, dopo la consegna dei lavori avvenuta a luglio 2010 sono emersi ritardi riconducibili all'impossibilità di movimentare i materiali di scavo per via del superamento della concentrazione di arsenico nelle terre. A seguito di ciò, l'appaltatore ha acceso un contenzioso con la stazione appaltante che si è concluso con accordo bonario del 9 ottobre 2012.
È stato poi avviato il percorso approvativo gestito dagli Enti locali per ottenere l'autorizzazione al conferimento delle terre in esubero (variante urbanistica area Rainer nel comune di Arcisate quale sito di deposito definitivo).
Nel periodo immediatamente successivo alla definizione dell'accordo bonario e fino al dicembre 2012 sono state effettuate le lavorazioni di scavo in galleria e nelle trincee all'aperto unitamente a numerose ispezioni effettuate da parte delle Autorità, senza rilievi di sorta.
Come precisato da RFI, in seguito a segnalazioni giornalistiche avvenute nel mese di dicembre 2012, l'Agenzia regionale per la protezione ambientale (ARPA) – Dipartimento di Varese – ha emesso una richiesta di chiarimenti in merito alla gestione delle terre e rocce da scavo proveniente dalla galleria Bevera, alla gestione delle acque reflue, alla gestione dell'impianto di lavaggio betoniere e alle caratteristiche dell'impianto di betonaggio. L'ARPA ha inoltre richiesto che, in pendenza del riscontro ai chiarimenti richiesti, venissero sospese le attività di trasporto e deposito del materiale dalla galleria Bevera.
In data 6 febbraio 2013 la regione Lombardia, sulla base della nota redatta da ARPA, evidenziava che i materiali di scavo effettuati in galleria erano da ritenersi rifiuti e conseguentemente da assoggettare alla gestione secondo tale regime normativo (a meno di passaggio alla nuova normativa presentando il Piano di utilizzo delle terre).
Lo scorso mese di febbraio il comune di Arcisate ha emanato la delibera che incamerava (tra le altre prescrizioni) una disposizione da parte della provincia di Varese che prevedeva un supplemento di indagini ai fini di definire la presenza di arsenico nel suolo dell'area. In proposito, sulla base di un apposito studio di Italferr, ARPA aveva dichiarato, già nell'ottobre 2011, che l'arsenico contenuto nei terreni in argomento è di origine naturale e attribuibile alla specifica geologia dei luoghi.
L'appaltatore, pur rifiutandosi di elaborare le integrazioni progettuali, ha condotto le indagini rilevando anche la (debole) presenza di idrocarburi; in tempi pressoché immediati la provincia ha emanato una nota nella quale dichiarava l'area «sito potenzialmente inquinato».
Faccio presente, che la regione Lombardia ha proposto l'utilizzo della cosiddetta cava Femar come eventuale deposito definitivo dei materiali in esubero. Tuttavia, per l'adozione di tale soluzione, è necessario un apposito iter autorizzativo non immediato.
Nell'ultimo periodo sono intercorse riunioni tra regione Lombardia, ARPA, RFI/Italferr e altri Enti in cui si è prevalentemente discusso su due ipotesi di conferimento delle terre in esubero: area Rainer e cava Femar (nuova ipotesi per cui bisogna presentare un nuovo progetto e su cui è necessario anche il coinvolgimento della Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici).
Al termine di tali incontri, l'Assessore regionale ha quindi istituito e convocato un apposito Tavolo di concertazione istituzionale (compresi i Sindacati) con RFI e l'appaltatore.
Il primo incontro si è svolto in data 11 giugno 2013. In tale occasione è stato stabilito che la regione Lombardia impiegherà circa 3 mesi per individuare la soluzione definitiva sul tema delle terre e rocce da scavo; nel frattempo l'appaltatore dovrà lavorare negli ambiti che non prevedono scavi per mantenere l'obiettivo della regione Lombardia dell'attivazione entro EXPO 2015.
Inoltre, nel corso del citato incontro, l'Assessore ha ipotizzato la sottoscrizione di un Protocollo di intesa e/o Accordo quadro (una volta trovata la soluzione alle terre e rocce da scavo) unitamente all'introduzione di un apposito Collegio di Vigilanza ed ha chiesto all'appaltatore di restare in cantiere verificando le lavorazioni proposte da RFI per 3 mesi.
Infine, sempre in tale sede, ARPA ha disposto l'istituzione di una task force volta a riverificare tutta la procedura sin qui seguita per lo stoccaggio delle terre, la quale sarà composta da esperti (un chimico, un idrogeologo e un funzionario di ARPA). Il compito specifico della task force sarà quello di indagare ancora una volta sulla cessione di arsenico dalle terre alle acque di falda e sulla individuazione di un sito compatibile (all'interno o all'esterno della Valle della Bevera) in caso di rilascio. I relativi lavori della task force dovrebbero durare circa un mese.
Da ultimo RFI ha comunicato che in attesa dell'individuazione, di competenza, come detto, della regione Lombardia, del sito di conferimento delle terre in esubero, non è comunque possibile effettuare le lavorazioni sul percorso critico (scavo gallerie e trincee).
Al riguardo, devo evidenziare che a fronte di ciò, il MIT, sia pure per il tramite della Struttura Tecnica di Missione deputata al monitoraggio delle infrastrutture strategiche, non ha alcun potere di intervento, tale da poter accelerare il superamento delle problematiche ambientali riscontrate in corso d'opera e consentire la effettiva (e totale) ripresa dei lavori.
In ogni caso, è fermo impegno del MIT valutare ed istruire nel più breve tempo possibile eventuali varianti al progetto approvato che dovessero rendersi necessarie all'esito degli studi ambientali della regione Lombardia, così da sottoporle all'approvazione del CIPE senza indugio.
Quanto alla riferita opportunità di un tavolo tecnico per monitorare lo stato di avanzamento dei lavori, informo che presso il MIT è già istituita una banca dati di monitoraggio nella quale vengono inseriti i dati tecnici ed economici relativi all'avanzamento delle opere; tali dati vengono trimestralmente validati, in modo tale da avere sempre a disposizione un aggiornamento tempestivo circa l'andamento dei lavori e poter verificare il rispetto del cronoprogramma ovvero le problematiche che impediscono il regolare sviluppo dei lavori.
Per quanto attiene l'opera in esame risulta infatti dalla banca dati di monitoraggio che al 31 marzo 2013, sono stati consuntivati 82,63 milioni di euro a fronte di un costo lavori di 189,23 milioni di euro, con un residuo quindi di 106,60 milioni di euro.
È iniziata, infatti, la maggior parte delle lavorazioni previste nell'apposito crono programma del progetto, successivamente interrotte per i motivi poc'anzi esposti, per cui ad oggi risultano in opera solo alcune attività di carpenteria.
Assicuro che l'intervento in esame continuerà ad essere oggetto della massima attenzione da parte del Governo affinché possano essere superate quanto prima tutte le problematiche emerse che impediscono la normale ripresa dei lavori.