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Atto a cui si riferisce:
C.1/00746 premesso che: è indispensabile una strategia generale che porti a una situazione nuova nel Medio Oriente dove sussistono conflitti in parte autonomi l'uno dall'altro, come quelli...



Atto Camera

Mozione 1-00746presentato daALLI Paolotesto diVenerdì 27 febbraio 2015, seduta n. 383

La Camera,
premesso che:
è indispensabile una strategia generale che porti a una situazione nuova nel Medio Oriente dove sussistono conflitti in parte autonomi l'uno dall'altro, come quelli esplosi in Iraq e in Siria e determinatisi per la crisi di questi Stati e per la conseguente affermazione dell'Isis; il conflitto libico verificatosi in seguito all'eliminazione di Gheddafi senza che fosse maturato un nuovo equilibrio politico; le complesse problematiche causate dal dramma di un enorme numero di immigrati che opprime Paesi come la Giordania e il Libano; lo scontro israeliano-palestinese;
in questo quadro il conflitto israeliano-palestinese è attualmente segnato da un armistizio che non elimina il rischio di una ripresa delle ostilità e che comunque non risolve in modo stabile e positivo la vicenda;
le drammatiche conseguenze di carattere umanitario, politico e sociale del conflitto israeliano-palestinese costituiscono fonte di allarme e di preoccupazione. La necessità di una pacificazione è resa ancora più ineludibile dall'avanzata del fondamentalismo islamico che pratica il terrorismo in forme particolarmente efferate in Siria e in Iraq, che tende ad esportarlo in molti altri Paesi, colpendo contemporaneamente il resto del mondo islamico, gli ebrei, i cristiani, i credenti in altre religioni;
di fronte allo stallo negoziale è auspicabile che la comunità internazionale dia un proprio contributo come mediazione costruttiva tra le parti e non con decisioni unilaterali che potrebbero determinare esiti controproducenti;
la formula dei due Stati per due popoli conserva piena validità e si fonda sulla parallela esigenza di assicurare la compiuta realizzazione dello Stato palestinese e la sicurezza di quello israeliano;
è interesse strategico dell'Italia e dell'Europa contribuire alla pacificazione nel Medio Oriente nell'ottica della stabilizzazione della regione mediterranea e dell'intensificazione della cooperazione con gli Stati rivieraschi;
lo Stato di Israele, pur fra contraddizioni ed errori, rappresenta nel Medio Oriente un insediamento di reale democrazia, è caratterizzato da un profondo pluralismo delle idee e delle posizioni, svolge un ruolo assai importante nella lotta a ogni forma di terrorismo ed esprime una storia dell'ebraismo che va rispettata e tutelata in contrapposizione a ogni forma di antisemitismo. È necessario che lo Stato d'Israele non proceda negli insediamenti;
la costituzione dello Stato palestinese è un obiettivo condivisibile anche per dare una soluzione positiva a una lunga storia di battaglie politiche e di sofferenze. Perché esso sia compiutamente conseguito è necessario tuttavia un accordo fra le due parti in campo. Altrettanto necessario per il riconoscimento dello stato palestinese è che si arrivi ad una reale intesa politica tra Al-Fatah e Hamas che implichi il riconoscimento dello stato d'Israele e l'abbandono della violenza come strumento di soluzione del conflitto; riconoscere per essere riconosciuti è un'equazione ineludibile;
un corretto processo di pace passa attraverso la libera e sincera condivisione delle responsabilità fra le parti, favorita in tutti i modi dall'Unione europea, dagli Usa e dall'Italia;
in questo drammatico contesto merita di essere valorizzata la sensibilità che stanno dimostrando i Paesi arabi moderati, dall'Egitto alla Tunisia, dalla Giordania, al Marocco, dall'Algeria agli Emirati Arabi Uniti. Essi stanno svolgendo un ruolo essenziale nel contrapporsi alle correnti fondamentaliste e nell'operare in funzione di una pacificazione. È auspicabile che nel futuro lo stesso ruolo sia svolto anche da altri Stati di grande rilievo quali la Turchia e l'Arabia Saudita, e che in Iran prevalgano le tendenze riformiste,

impegna il Governo:

a sostenere sia in sede bilaterale che multilaterale, di concerto con i partner europei, la tempestiva ripresa del negoziato diretto fra israeliani e palestinesi, come via maestra per la realizzazione degli Accordi di Oslo;
a promuovere il raggiungimento di un'intesa politica tra Al-Fatah e Hamas che, attraverso il riconoscimento dello Stato d'Israele e l'abbandono della violenza, determini le condizioni per il riconoscimento di uno Stato palestinese;
a promuovere in seno all'Unione europea un'azione più determinata sulla crisi del Medioriente ripristinando l'inviato speciale per il processo di pace ma soprattutto prospettando a entrambe le parti i vantaggi di un partenariato speciale con la stessa Unione, una volta che fosse concluso il conflitto.
(1-00746) «Alli, Rabino, De Girolamo, Mazziotti Di Celso, Cicchitto, Dorina Bianchi, Pizzolante, Scopelliti, Causin, Sammarco».