• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
S.4/03541 LO GIUDICE, MANCONI, AMATI, CIRINNA', CUCCA, DI BIAGIO, FASIOLO, Elena FERRARA, FORNARO, GUERRA, IDEM, LAI, LO MORO, MALAN, MASTRANGELI, ORELLANA, PAGLIARI, PETRAGLIA, PEZZOPANE, SPILABOTTE,...



Atto Senato

Interrogazione a risposta scritta 4-03541 presentata da SERGIO LO GIUDICE
giovedì 26 febbraio 2015, seduta n.400

LO GIUDICE, MANCONI, AMATI, CIRINNA', CUCCA, DI BIAGIO, FASIOLO, Elena FERRARA, FORNARO, GUERRA, IDEM, LAI, LO MORO, MALAN, MASTRANGELI, ORELLANA, PAGLIARI, PETRAGLIA, PEZZOPANE, SPILABOTTE, VALDINOSI - Al Ministro della giustizia - Premesso che a quanto risulta agli interroganti:

la giurisprudenza della suprema corte (Cassazione penale, sez. VI, 12 luglio 2004, n. 35892) ritiene che, in tema di estradizione per l'estero, osta a una pronuncia favorevole della Corte d'Appello non solo la certezza, ma anche il solo pericolo concreto che l'estradando sia sottoposto ad un trattamento inumano e degradante;

come riconosciuto dalla stessa Corte, la situazione carceraria in Brasile è "endemicamente caratterizzata dalla pratica della violenza e della sopraffazione nei confronti dei detenuti ad opera sia di bande criminali interne, conosciute e tollerate dalle autorità carcerarie, sia degli stessi agenti di custodia; il tutto nell'ambito di una condizione strutturale di fatiscenza e inadeguatezza degli edifici carcerari che è causa di vistose condizioni di sovraffollamento e di carenze igieniche sanitarie";

la sentenza n. 32685 dell'8 luglio 2010 della VI sezione della Cassazione penale ritiene che è da rigettare la richiesta di estradizione di un cittadino straniero qualora risulti, anche attraverso l'analisi dei rapporti di organizzazioni non governative, che nel Paese estradando il cittadino stesso verrebbe sottoposto a torture, pene e trattamenti inumani e degradanti o comunque atti a configurare violazione di uno dei diritti fondamentali della persona;

nel 2007 Human Rights Watch ha evidenziato come la tortura fosse una pratica diffusa nelle prigioni brasiliane, utilizzata per ottenere confessioni, umiliare e controllare le persone recluse o per servire agli interessi dei poliziotti corrotti; la stessa organizzazione nella più recente "Universal Periodic Review of Brasil" raccomanda al Governo brasiliano di intervenire sulle condizioni delle carceri;

nel rapporto 2014 di Amnesty International si legge che "le carceri brasiliane sono rimaste caratterizzate da endemiche condizioni di grave sovraffollamento, ambiente degradato, tortura e violenza";

il report ufficiale del 14 maggio 2008 di Philip Alston, special rapporteur ONU sul tema delle esecuzioni sommarie, extragiudiziali e arbitrarie e incaricato di monitorare la situazione dei diritti umani nei Paesi a rischio, sottolineava come da una missione in Brasile svoltasi nel novembre 2007 sia emersa una grave situazione dal punto di vista della violenza nelle strutture penitenziarie, la cui causa è da attribuire non solo alle pessime condizioni di detenzione ma anche all'affermarsi di bande criminali che operano impunemente e in piena libertà all'interno delle stesse strutture carcerarie;

il 28 maggio 2010 lo stesso Philip Alston ha sottolineato come la gestione degli aspetti essenziali del funzionamento degli istituti penitenziari fosse lasciata ai detenuti, quindi appaltata alle gang criminali; Alston ha evidenziato come nessuna autorità abbia intrapreso azioni volte a migliorare le condizioni dei detenuti e a togliere il controllo delle prigioni alle bande criminali;

nella nota n. 114 del 18 novembre 2010 la Commissione inter-americana per i diritti umani presso l'OAS (organizzazione degli Stati americani) ha evidenziato la necessità di intraprendere tutte le misure necessarie per ridurre il sovraffollamento carcerario e migliorare le condizioni di vita delle persone private della loro libertà personale al fine di controllare il dilagare dei fatti di violenza negli istituti penitenziari;

la stessa Commissione inter-americana per i diritti umani, con atti emanati d'urgenza il 16 e il 31 dicembre 2013, ha richiesto l'adozione di misure precauzionali volte a garantire i diritti dei detenuti e riportare sotto l'effettivo controllo da parte degli organi statali le strutture penitenziarie del Paese;

in una sua dichiarazione del gennaio 2014, il presidente del supremo tribunale federale brasiliano Joaquin Barbosa, ha definito il sistema penitenziario brasiliano "un inferno" inadatto agli esseri umani e sotto il controllo delle maggiori bande di narcotrafficanti ("Lo scorso anno ne ho visitate alcune e la parola più adatta per definirle è 'orrore'");

la legge del 23 aprile 1991, n. 144 recante "Ratifica ed esecuzione del trattato di estradizione tra la Repubblica italiana e la Repubblica federativa del Brasile, fatto a Roma il 17 ottobre 1989" recita all'art. 5 dell'allegato: «L'estradizione non sarà altresì concessa: a) se per il fatto per il quale è domandata, la persona richiesta è stata o sarà sottoposta ad un procedimento che non assicura il rispetto dei diritti minimi di difesa. La circostanza che il procedimento si sia svolto in contumacia della persona richiesta non costituisce di per sé motivo di rifiuto dell'estradizione; b) se vi è fondato motivo di ritenere che la persona richiesta verrà sottoposta a pene o trattamenti che comunque configurano violazione dei diritti fondamentali»;

il Senato della Repubblica in data 5 febbraio 2015 ha approvato in via definitiva il disegno di legge di iniziativa del Governo recante "Ratifica ed esecuzione del Trattato sul trasferimento delle persone condannate tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica federativa del Brasile, fatto a Brasilia il 27 marzo 2008";

il Trattato del 2008 citato prevede la possibilità per il detenuto condannato di scontare la pena nel Paese di cui è cittadino;

considerato che:

il signor Henrique Pizzolato, di cittadinanza italiana e brasiliana e all'epoca dei fatti dirigente del Banco do Brasil, è stato condannato nell'ambito di un'inchiesta per corruzione e riciclaggio che ha fortemente scosso il panorama politico brasiliano;

secondo i difensori di Pizzolato il processo ha la peculiarità di essere stato celebrato dal supremo tribunale federale del Brasile, corte che giudica i cittadini brasiliani che rivestono cariche pubbliche, di cui il Pizzolato non era titolare all'epoca dei fatti;

Pizzolato è stato l'unico imputato comune ad esser stato giudicato da quella corte speciale, il cui giudizio non è appellabile, non potendo così godere del doppio grado di giudizio, mentre tutti gli altri coimputati, giudicati separatamente da un tribunale ordinario, sono stati assolti;

Henrique Pizzolato ha mostrato di non volersi sottrarre alla condanna, decidendo di costituirsi nel febbraio 2014 per poi essere scarcerato quando, il 28 ottobre 2014, la Corte di Appello di Bologna ha ritenuto non sussistere le condizioni per concedere l'estradizione a causa delle violazioni dei diritti fondamentali dovute alla critica situazione del sistema carcerario brasiliano;

in seguito al recente annullamento della decisione da parte della Corte di Cassazione, Pizzolato si è nuovamente costituito e oggi è detenuto presso la casa circondariale di Modena;

il complesso carcerario di Papuda, presso il quale il signor Pizzolato verrà estradato, è stato recentemente teatro di episodi di feroce violenza che hanno visto il 13 luglio 2014 un detenuto ucciso, dopo un'aggressione all'interno di una cella nel centro di detenzione provvisoria e il 22 agosto 2014 un altro detenuto ucciso nella zona deputata alla ricreazione;

risulta agli interroganti che la Garante delle persone sottoposte a misure restrittive o limitative della libertà personale dell'Emilia Romagna, Desi Bruno, sabato 21 febbraio 2015 si è recata in visita dal signor Pizzolato presso la casa circondariale di Modena ed ha denunciato i gravi rischi a cui andrebbe incontro in caso di estradizione;

considerato altresì che i firmatari del presente atto di sindacato ispettivo rispettano la decisione della Suprema Corte e ritengono che spetta al Ministro della giustizia la decisione finale in merito all'estradizione,

si chiede di sapere se le motivazioni della sentenza della Corte d'Appello che ha negato l'estradizione in Brasile del Signor Henrique Pizzolato siano considerate dal Ministro in indirizzo adeguate ad orientare la decisione finale verso una soluzione che salvaguardi l'incolumità fisica del nostro connazionale.

(4-03541)