• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
S.4/03592 FAVERO - Al Ministro dello sviluppo economico - Premesso che: il Consiglio dei ministri del 3 marzo 2015 ha approvato la Strategia italiana per la banda ultralarga e per la crescita...



Atto Senato

Interrogazione a risposta scritta 4-03592 presentata da NICOLETTA FAVERO
martedì 10 marzo 2015, seduta n.406

FAVERO - Al Ministro dello sviluppo economico - Premesso che:

il Consiglio dei ministri del 3 marzo 2015 ha approvato la Strategia italiana per la banda ultralarga e per la crescita digitale 2014-2020 che mira a colmare il ritardo digitale del Paese sul fronte infrastrutturale e dei servizi;

l'Italia nel 2014 risultava, infatti, ancora il Paese con la minor copertura di reti digitali di nuova generazione (NGA) in Europa, sotto la media europea di oltre 40 punti percentuali per l'accesso a più di 30 Mbps (megabyte per secondo), un 20 per cento di copertura, contro il 62 per cento europeo e con la prospettiva di giungere solo nel 2016 al 60 per cento di copertura a 30 Mbps e in assenza di piani di operatori privati per avviare la copertura estensiva a 100 Mbps;

si è reso quindi necessario recuperare il divarioe raggiungere l'obiettivo strategico di massimizzare la copertura entro il 2020 da un punto di vista infrastrutturale, raggiungendo come minimo gli obiettivi minimi definiti per il secondo pilastro dell'Agenda digitale europea (internet in ultrabroadband ad almeno 100 mbps per almeno il 50 per cento della popolazione come utente, con un 100 per cento dei cittadini che abbiano la copertura a 30 mbps) ma dandosi come obiettivo finale il raggiungimento dei 100 mbps fino all'85 per cento dei cittadini. Parallelamente alla creazione delle infrastrutture digitali, attraverso la Strategia per la crescita digitale, il Governo intende stimolare la creazione e l'offerta di servizi che ne rendano appetibile l'utilizzo e la sottoscrizione di abbonamenti in ultrabroadband;

le risorse pubbliche impegnate nel nuovo piano nazionale per la banda ultralarga sarebbero complessivamente pari a 6 miliardi di euro, provenienti dai fondi europei FESR (fondo europeo di sviluppo regionale) e FEASR (fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale), il fondo di sviluppo e coesione, a cui si sommano i fondi collegati del cosiddetto "Piano Juncker";

come ha dichiarato alla stampa il presidente di Confindustria digitale, Elio Catania, il piano mette al centro della politica di crescita la trasformazione digitale del Paese, puntando non solo allo sviluppo dell'infrastrutturazione TLC, ma anche ad accelerare tutte quelle azioni, in primis lo switch off della pubblica amministrazione, indispensabili per stimolare la domanda, vero digital divide italiano;

considerato che:

secondo gli ultimi dati resi disponibili dal "Digital Agenda Scoreboard 2014", emergerebbe una situazione di estrema debolezza nell'utilizzo dei servizi in rete da parte di cittadini e imprese italiane;

gli utenti regolari di internet sono solamente il 56 per cento della popolazione di età compresa tra 16 e 74 anni, contro una media europea del 72 per cento, mentre il 34 per cento degli italiani non ha mai utilizzato internet, contro il 21 per cento della media europea. Per quanto riguarda le piccole e medie imprese (con 10 e più addetti), meno del 5 per cento commercializza in rete, rispetto al 14 per cento dell'Europa;

a parere dell'interrogante tra i motivi del disservizio e ritardo nello sviluppo dell'infrastruttura TLC, vi sarebbe il poco interesse da parte degli operatori privati ad investire nell'allacciamento alla rete di centrali, poste in alcune aree svantaggiate del territorio nazionale, come quelle montane, con un minor numero di abbonati, e il conseguente rischio di un basso ritorno economico per tali soggetti;

dall'altro lato, l'alto costo di allacciamento risulta spesso insostenibile per le imprese e le famiglie che si trovano fuori dai territori metropolitani. Questo è dovuto anche all'assenza di un vero regime di competitività tra gli operatori che operano in tali centri periferici;

infine, esiste una disparità culturale nella diffusione dell'apprendimento delle nuove tecnologie, a sfavore di anziani e altri soggetti deboli, che aumenta il divario di competitività esistente tra l'Italia e gli altri Paesi europei;

considerato che:

i ritardi in questo investimento e i problemi relativi alla connessione "banda larga" sul territorio piemontese, sono stati resi evidenti da una nota inviata al presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, dal viceministro della giustizia, Enrico Costa;

secondo la suddetta nota, in base all'accordo di programma del 2010 sottoscritto tra la Regione Piemonte e il Ministero dello sviluppo economico, che prevedeva una serie di attività di infrastrutturazione per la banda larga, ad oggi sono stati spesi 7.176.071,70 euro per posare la fibra ottica, di cui: 105.668,49 euro per la provincia di Alessandria; 594.903,03 euro per Asti; 1.032.606,10 euro per Biella; 2.487.053,19 euro per Cuneo; 715.199,10 euro per Novara; 1.247.863,97 euro per Torino; 829.644,17 euro per la provincia di Verbano-Cusio-Ossola; 163.133,65 euro per Vercelli;

tuttavia, solo poco più di un quinto delle tratte, il 20 per cento, è stato attivato: una somma pari a 5.636.577,50 euro (di cui 643.209,20 euro nella provincia di Biella) risulta essere stata spesa per posizionare la fibra ottica, raggiungendo centrali Telecom, senza che però sia seguita alcuna attivazione di servizi a banda larga,

si chiede di sapere:

quali atti di propria competenza il Ministro in indirizzo intenda adottare per risolvere i problemi di connessione alla banda larga che colpiscono diversi cittadini italiani, in particolare piemontesi, e quelli che si trovano in aree svantaggiate o al di fuori dei centri metropolitani;

se e quali siano gli specifici interventi previsti nel Piano nazionale per la banda ultralarga a favore degli utenti che risiedono nelle citate zone che, al pari degli altri cittadini italiani, hanno diritto all'accesso al servizio universale digitale.

(4-03592)