Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA
Atto a cui si riferisce:
C.4/08371 il «Gioco del rispetto – Pari e dispari», progetto al quale ha aderito il comune di Trieste, è stato finora proposto ai bambini di 45 scuole dell'infanzia di Trieste e mira, come si legge...
Atto Camera
Interrogazione a risposta scritta 4-08371presentato daFEDRIGA Massimilianotesto diMercoledì 11 marzo 2015, seduta n. 389
FEDRIGA. —
Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
il «Gioco del rispetto – Pari e dispari», progetto al quale ha aderito il comune di Trieste, è stato finora proposto ai bambini di 45 scuole dell'infanzia di Trieste e mira, come si legge sull'opuscolo informativo, «a verificare le conoscenze e le credenze di bambini e bambine su cosa significa essere maschi o femmine, a rilevare la presenza di stereotipi di genere e ad attuare un primo intervento che permetta loro di esplicitare e riorganizzare i loro pensieri, offrendo ai bambini un punto di vista alternativo rispetto a quello tradizionale»;
molti genitori non condividono affatto l'iniziativa e hanno denunciato in particolare la metodologia usata e le «istruzioni» riportate nelle schede di gioco, contenute nel kit distribuito per fornire alle insegnanti indicazioni su come svolgere i giochi stessi. Uno di questi ad esempio prevede che la maestra, dopo aver fatto fare ai piccoli alunni un po’ di attività fisica, faccia notare che le sensazioni e le percezioni provate dai piccini sono uguali. «Per rinforzare questa sensazione – si legge nel manuale a disposizione delle insegnanti – i bambini/e possono esplorare i corpi dei loro compagni, ascoltare il battito del cuore a vicenda o il respiro». «Ovviamente – si legge ancora – i bambini possono riconoscere che ci sono differenze fisiche che li caratterizzano, in particolare nell'area genitale»;
tra i giochi proposti c’è pure quello del «Se fossi» durante il quale i bambini utilizzando dei costumi si travestono. «I bambini e le bambine – scrivono le schede informative – potranno indossare dei vestiti diversi dal loro genere di appartenenza e giocare così abbigliati»;
il progetto viene presentato con finta trasparenza ai genitori mediante generici avvisi affissi nelle bacheche che introducono il tutto parlando di mera «sensibilizzazione contro la violenza sulle donne»;
il progetto in questione non era stato inserito nel Pof, il piano di offerta formativa, di cui i genitori prendono visione all'atto dell'iscrizione del proprio figlio in una determinata scuola;
ognuno di noi ha scoperto da bambino a modo suo, a piccoli passi e in modo naturale, la differenza tra uomo e donna. Non si capisce per quale motivo e senza l'assenso dei genitori, si necessario intervenire con dei giochi ad hoc e addirittura all'asilo;
vista la delicatezza dei temi, che dovrebbero essere affrontati solo da persone altamente qualificate, non appaiono esserci sufficienti garanzie su chi interagisce in questo progetto con i bambini, sul sistema non verbale di questi giochi, perché i più piccoli colgono tutto: toni di voce, atteggiamenti, sguardi, e ogni sfumatura seppur minima –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di questo progetto e se ne condivida il merito, posto che al di là dell'intento di facciata sembra all'interrogante che ci sia il tentativo, non tanto di insegnare il rispetto tra le persone, ma d'istillare la nota «ideologia del gender», fin dalla più tenera età, che prevede l'assoluta libertà di scegliersi il sesso a cui appartenere;
quali iniziative intenda assumere al fine di scoraggiare il proseguimento di questo tipo di offerta scolastica, non condivisa da molti genitori. (4-08371)